18 aprile 2024
Aggiornato 14:30
Massimo D'Alema a tutto campo

«Berlusconi manipola le regole della Democrazia»

«Pronto a fare la mia parte. Il consenso della destra comincia a erodersi»

E' un Massimo D'Alema a tutto campo quello che oggi, durante la puntata di Omnibus su La7, ha attaccato il premier, discusso di riforma elettorale per le prossime europee, della riforma della giustizia, difeso Epifani dalle accuse di Berlusconi e precisato il famoso «diamoci una mossa» della Festa democratica di Firenze.

Bordate contro il premier. Commentando la proposta del Pdl di aggiungere per le prossime elezioni europee lo sbarramento al 5% oltre all'eliminazione delle preferenze, D'Alema ha accusato Berlusconi di manipolare le regole della democrazia per fini personali e di parte. «In questo rivela una cultura profondamente antidemocratica: una cultura autoritaria da padrone delle ferriere».
Berlusconi «si trova alla testa di un partito che non è un partito, ma un assemblaggio di forze diverse e teme che con le preferenze il conflitto fra queste diverse anime si manifesti alla luce del sole. Così vuole decidere lui, perché questo gli consente dall'alto di garantire le quote di una spartizione decisa a tavolino».
«Non si capisce proprio – ha continuato - perché si debba imporre a livello europeo una soglia più alta di quella che c'è a livello nazionale. E' una decisione che risponde a un'esigenza di parte: Berlusconi vuole punire l'Udc».
L'ex ministro degli esteri invece condivide la proposta avanzata dello stesso Udc a salvaguardia delle preferenze. Eliminarle sarebbe «una brutale sottrazione di potere ai cittadini e un intollerabile il restringimento democratico».

Riforma della giustizia. Per D'Alema esiste la «necessità di una riforma che garantisca la celebrazione dei processi in tempi rapidi e non l'impedimento dei processi».
«La separazione delle carriere – ha commentato - sarebbe un rimedio peggiore del male. Oggi i Pm fanno capo alla magistratura: se li separiamo a chi rispondono? In un paese come l'Italia possono rispondere al governo? Che razza di polemiche scoppierebbero? Si rischia di creare una super polizia che non risponde a nessuno: una soluzione peggio del male».
In materia di intercettazioni ha precisato che la pubblicazione di atti, di intercettazioni coperte da segreto rappresentano «una indecenza assoluta». Non esistono interessi convergenti fra lui e Berlusconi in tema di giustizia, a causa delle rispettive vicende giudiziarie. «Sono bugie – ha ribadito con sdegno - che hanno le gambe corte anche quando si mettono i tacchi. Diciamo le cose come stanno: io non sono oggetto di nessuna indagine, Berlusconi é sotto processo per corruzione. Io non ho fatto nulla per impedire un processo. Questo parallelo non ha verità».
E ricorda: «sono stato indagato per otto anni perchè si sosteneva che io, come capo del maggior partito della sinistra, ero complice delle cooperative. Io ho simpatia per le cooperative ma questo non configura alcun reato ed infatti alla fine sono stato assolto. Ma io non mi sono fatto nessuna leggina e quel magistrato alla fine è stato anche condannato per aver trascinato indebitamente quel processo. Mi ha dovuto pagare anche un modestissimo rimborso».

La Sinistra radicale. La Sinistre Arcobaleno hanno perso drammaticamente le elezioni ma anziché aprire una riflessione si sono chiuse in una «discussione interna al ceto politico, accusando il Pd della loro sconfitta». Hanno scelto di non guardare avanti. «La discussione che si è aperta dopo la sconfitta elettorale, è stata una discussione che non ha preso la strada per andare avanti: è parsa piuttosto che si tornasse indietro. Si è cercato di addossare la responsabilità della loro sconfitta al Pd mentre i numeri sono stati tali che è evidente che hanno perso per loro responsabilità».
Quanto alla sinistra che si è ricostituita in piazza Navona,»quella cultura del sospetto e quel mondo che pretende di criticarci da sinistra poi finisce sempre di più sul Giornale di Berlusconi. E' il paradosso dell'antiberlusconismo che poi finisce per dare una mano a Berlusconi».

«Un'aggressione indegna». Così D'Alema sottolinea l'aggressione di Berlusconi nei confronti del segretario della Cgil, Guglielmo Epifani, sulla vicenda Alitalia. «La soluzione non si risolve con ultimatum e diktat. Colaninno fa l'imprenditore e dice 'se non ho il consenso del sindacato e dei lavoratori me ne vado'. La situazione, invece, è grave per colpa della politica. La Cgil ha grande rispetto dei lavoratori, anche di quelli che non rappresenta. Capisco la prudenza di un grande
sindacato che vuole capire cosa pensano i lavoratori. Per questo è indegna l'aggressione alla Cgil da parte di Berlusconi, con la sua solita prepotenza e arroganza».
«A guidare gli aerei o a fare le hostess non ci vanno i segretari confederali ma i lavoratori. Se Alitalia vuole tornare competitiva deve avere l'adesione e il consenso dei lavoratori, non basta quello dei segretari dei sindacati».

Diamoci una mossa. Massimo D'Alema ha corretto l'interpretazione del suo «diamoci una mossa» pronunciato alla Festa democtratica di Firenze. Il suo non è stato un attacco al segretario Walter Veltroni. «Se dico 'diamoci una mossa' è perché mi sento partecipe. Il mio era un discorso di collaborazione, che è stato forzato, trasformato. Se volessi un congresso lo chiederei».
«Siamo in una situazione difficile e il problema ora è lavorare, darsi da fare. Prima di intervenire ho fatto un giro tra gli stand di Firenze ed era la nostra gente che diceva 'datevi una mossa'. Quando c'è stato il dibattito, dal palco, ho riferito questa frase». Ma «il giorno dopo il titolo sui giornali era 'D'Alema a Veltroni: datti una mossa'. Non era vero, era una cosa diversa».
«Io – ha concluso l'ex premier sono pronto a fare la mia parte per contrastare una destra sicura di sé e assertiva che gode il favore dell'opinione pubblica, anche se il consenso comincia a erodersi».

A.Dra