Le impronte agli ultras, non ai ROM
Per Famiglia cristiana il governo Berlusconi usa il pugno duro con i deboli e l’ovatta contro chi invece avrebbe bisogno di avere vere e proprie lezioni di civismo
Famiglia Cristiana va di nuovo all’attacco del governo. Dopo le infiammate polemiche sollevate sulle politiche vessanti e razziste nei confronti di nomadi e immigrati, il settimanale guidato dai Paolini questa volta e ancora una volta e come al solito non a torto, si indigna per la morbidezza con cui il governo ha affrontato l’assalto degli ultras napoletani la scorsa settimana. In poche parole e senza mezzi termini per Famiglia cristiana il governo Berlusconi usa il pugno duro con i deboli e l’ovatta contro chi invece avrebbe bisogno di avere vere e proprie lezioni di civismo nonché di una mano ferma e severa in fatto di pene e punizioni.
Il settimanale infatti osserva che «per far apparire più sicure le nostre città ci si è inventato di tutto dal censimento dei rom ai tremila soldati sparpagliati su tutto il territorio nazionale. Forse, sarebbe meglio se il volenteroso Maroni censisse questi violenti e incivili ultrà, e prendesse loro le impronte digitali. E arrivasse a sciogliere le tifoserie organizzate, anche se ciò può dispiacere ai padroni del «circo calcistico», tra i quali si nascondono complici, favoreggiatori e pavidi». Il periodico a questo punto consiglia di «andare a lezione da chi questi problemi li ha affrontati meglio di noi? In Inghilterra, ad esempio, gli hooligans sono stati ridotti a «merce da esportazione»».
Una critica molto dura e pesante considerando che Berlusconi & Co hanno fatto della sicurezza il loro cavallo di battaglia durante tutta la campagna elettorale e non appena al governo si sono impegnati a dare dell’Italia una percezione distorta andando a colpire i più deboli e non chi delinque veramente come la criminalità organizzata se non addirittura l’ormai complesso sistema mafioso. Piuttosto il governo di centrodestra si è accanito contro badanti e rom, senza fare alcuna distinzione di sorta. Non solo per famiglia Cristiana è stata poi quanto mai «tardiva» la presa di posizione assunta dal ministro dell’Interno Roberto Maroni, che dopo ben ventiquattro ha deciso di stigmatizzare l’accaduto, senza tra l’altro far notare quanto i fatti fossero di una gravità senza precedenti, proprio perché, come nota bene la rivista, di mezzo c’è il calcio: ««Passano i ministri, cambiano i Governi, ma gli ultrà godono della stessa impunità. Dopo ogni domenica di fuoco, ci ritroviamo a riascoltare i soliti proclami baldanzosi dei politici, cui però seguono flebili provvedimenti, scarcerazioni a tempo di record, condanne simboliche. Il calcio non si tocca! Con i suoi colossali interessi economici, è meglio blandirlo, coccolarlo, perdonarlo e... magari comprarlo: i tifosi sono tanti, e votano (non sono rom o extracomunitari!)». Secondo Famiglia cristiana il governo Berlusconi si è «fatto sorprendere dai gravi fatti di Napoli, forse perché troppo impegnato a censire e schedare rom o a respingere gli immigrati, additati come «il pericolo numero 1» del Paese?» A questo punto la rivista si domanda se «forse non sarebbe meglio per la sicurezza, contrastare più duramente la violenza che prospera impunita e tollerata attorno al calcio?
A Famiglia Cristiana, dunque, sembra molto strano che il governo si sia fatto sorprendere da questi fatti e abbia risposto in maniera alquanto«tardiva «specie dopo quel «novembre del 2007, dopo la domenica di follia, per la morte del tifoso laziale Gabriele Sandri, raggiunto da un colpo di pistola di un agente di polizia in un autogrill vicino ad Arezzo», quando «l'Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive aveva già proposto di vietare le trasferte di massa dei tifosi organizzati». Un ritardo ancora più grave e ingiustificabile «se si pensa che per gli immigrati la clandestinità sia un'aggravante», infatti per il settimanale «dovrebbe esserlo altrettanto la violenza per chi trasforma le manifestazioni sportive in guerriglia.»
Intanto il ministro degli Interni Roberto Maroni al Senato durante un’audizione in commissione Affari Costituzionali come al solito fa da scarica barile sui fatti del 31 agosto, evitando quindi qualsiasi responsabilià. Il ministro ha, infatti, ripetuto che non ritiene «di dover attribuire responsabilità gravi o censure nei confronti di chi ha gestito la sicurezza pubblica e quindi alla prefettura e alla questura di Napoli». Per Maroni «tutto è avvenuto perchè l'Osservatorio ha deciso di autorizzare la trasferta. Se un errore di valutazione c'è stato, c'è stato a monte, non si possono attribuire responsabilità a chi ha cercato di gestire la situazione».
AdO