16 aprile 2024
Aggiornato 17:30
Il rilascio volto a sostenere il presidente dell’Anp Abu Mazen

Israele libera 199 palestinesi

I primi prigionieri hanno iniziato a lasciare il carcere in Cisgiordania a poche ore dall'arrivo del segretario di stato americano Condoleezza Rice

Israele ha iniziato il rilascio di 199 detenuti palestinesi, in quello che ha definito un gesto finalizzato a sostenere il presidente moderato dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) Abu Mazen.
I primi prigionieri hanno iniziato a lasciare il carcere in Cisgiordania a poche ore dall'arrivo del segretario di stato americano Condoleezza Rice, all'ultima missione di pace. Abu Mazen aveva ripetutamente invitato Israele a liberare alcuni dei 9mila palestinesi trattenuti nelle carceri israeliane. L'esecutivo dello stato ebraico ha approvato il rilascio la settimana scorsa.

La Rice in Medio Oriente. Stabilire una volta per tutte se vi è spazio per un accordo israelo-palestinese globale - o anche parziale - prima della fine del 2008 conformemente alla conferenza di Annapolis voluta dall'amministrazione Bush è in sintesi l’obiettivo della visita della Rice. Ma, secondo il quotidiano israeliano «Haaretz», portare a casa un risultato sarà praticamente impossibile per lei perché dovrà lavorare duro su due fronti: quello delle divergenze fra israeliani e palestinesi e quello, non meno arduo, delle divergenze fra i suoi ospiti in una Gerusalemme in piena crisi politica

Il Primo ministro Ehud Olmert dimissionario a settembre è favorevole ad un «accordo di massima» nell'immediato, anche per concludere il suo mandato con un successo diplomatico, e per accontentare i presidenti palestinese Abu Mazen e americano George W Bush. Non lo sono invece i suoi due più probabili successori; il ministro della Difesa Ehud Barak e il capo della diplomazia Tzipi Livni, entrambi convinti che Israele non debba avere fretta e che soprattutto debba evitare un accordo poco chiaro. Il premier respinge i loro attacchi, sostenendo che i principi dell'accordo sono chiari e che sarebbe un vero peccato perdere l'occasione per colpa di questioni di politica interna.

Su almeno un punto i tre concordano: respingono l'idea avanzata da Rice di pubblicare un documento di un accordo parziale in cui figurino le posizioni delle due parti sulle diverse questioni. Secondo Olmert, Barak e Livni, un tale documento nuocerebbe a Israele e servirebbe come base per pressioni future.

Ma il segretario di stato americano, sembra voler dire il giornale, non si darà per vinta facilmente e tenterà il tutto per tutto per portare a casa un qualche risultato. Anche per cercare di controbilanciare le dure critiche di cui è oggetto di questi tempi negli Stati Uniti, dove ieri il Washington Post la ha addirittura accusata di essere responsabile del fallimento della politico dell'amministrazione Bush nei confronti della Russia.