20 aprile 2024
Aggiornato 01:30
AESSE: CLANDESTINO A CHI?

Storie di «pericolosi irregolari» nel numero di luglio della rivista delle Acli

Il presidente Olivero sulla politica di piazza «prolungamento della televisione»

Negli ultimi mesi la presenza di immigrati senza documenti nel nostro Paese sembra essere diventato il vero problema del Paese. L'esercito nelle strade. Lo stato di emergenza nazionale proclamato in tutto il territorio. Ma a chi ci riferiamo quando parliamo di irregolari? Provano a spiegarlo nelle Acli nell'ultimo numero di Aesse (Azione sociale), il mensile associativo da oggi consultabile anche online, che dedica a questo tema la copertina e il primo piano: «Clandestino a chi?», storie di «pericolosi irregolari» in Italia.

Le altre storie raccontate in questo numero: i ragazzi minorenni del carcere di Nitida: «All'inferno ci sono già stato»; la vita delle famiglie «extralarge»; i giovani italiani in Australia. Le esperienze positive di Scommessa Italia: l'orto dei non vedenti a Torino. Dalle Acli di Venezia, i «Gas che fanno bene», i gruppi di acquisto solidale che permettono alle famiglie di risparmiare, tutelare l'ambiente e sostenere le piccole imprese locali. Dalle Acli di Milano, la rivista bilingue Albanoi, per favorire l'integrazione tra italiani e albanesi.

Gli editoriali. Il presidente delle Acli Andrea Olivero sui rischi della politica in piazza, «che può essere strumentalizzata da parte di chi non ha interesse che siano i cittadini a far sentire la propria voce, ma al contrario che tutti ascoltino la loro. In una situazione di democrazia mediatica (...) la piazza diviene un prolungamento della televisione, un fondale per lo spettacolo di una minoranza». L'economista Luigi Campiglio sull'impennata inflazionistica, che riguardando soprattutto i beni alimentari, gli affitti e i trasporti, «riduce in misura maggiore il tenore di vita delle famiglie con i redditi più bassi».  Quindi Roberto Della Rocca, dell'Associazione italiana vittime del terrorismo, che racconta l'altra faccia degli «anni di piombo», quella poco illuminata dai riflettori dei media, il silenzio, il dolore e la dignità dei familiari delle vittime che chiedono giustizia contro chi tenta di indurre all'oblio la memoria collettiva.