18 aprile 2024
Aggiornato 07:30
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Industria 4.0 e incentivi: così il nostro fisco pro digital è tra i più favorevoli al mondo

I dati emersi parlano di un Piano Industria 4.0 che sta dando i suoi frutti, con un sistema di incentivi tra i più favorevoli al mondo

Industria 4.0 e incentivi: così il nostro fisco pro digital è tra i più favorevoli al mondo
Industria 4.0 e incentivi: così il nostro fisco pro digital è tra i più favorevoli al mondo Foto: Shutterstock

MILANO - E’ ancora presto per dire se il Piano Industria 4.0 by Calenda abbia funzionato davvero, trascinando le imprese italiane verso una digitalizzazione quantomai necessaria per restare al passo coi tempi e abbandonare i lidi (ormai tendenzialmente improduttivi) del passato. Ad applicare il cospicuo piano di incentivi messo a punto dal Mise, infatti, sono attualmente i settori già ampiamente industrializzati e automatizzati, come ad esempio quello dell’automotive, mentre restano al palo i settori più marginali, come costruzioni e commercio. La sfida, infatti, è portare tra le fila del Piano quelle 188mila piccole e medie imprese italiane che - a oggi - rifiutano la digitalizzazione senza dubbi e senza remore.

Ancora presto per trarre conclusioni, dunque. C’è da dire, tuttavia, che il Piano si inserisce in un contesto economico in espansione, convalidato anche dai dati emersi dallo studio KPMG presentato ieri a Milano. In Italia la produzione industriale di macchinari da gennaio 2016 è cresciuta del 4% e il relativo fatturato del 15%. Nel primo trimestre 2017 gli investimenti fissi lordi sono aumentati nel complesso del 9% (in particolare, gli investimenti in macchinari sono cresciuti dell’11,6% e gli investimenti in apparecchiature elettriche ed elettroniche del 19,7). Il fatturato interno in Italia è cresciuto tra gennaio 2016 e maggio 2017 del +8% per macchinari e del + 3,5% per apparecchiature elettriche ed elettroniche. Più di quello tedesco (rispettivamente -2% e + 3%).

«Questo perchè il Piano non è nato in modo improvvisato, ma ha analizzato i punti di forza del nostro Paese e si è concentrato sull’industria», ha sottolineato Stefano Firpo, della Direzione Generale Politica Industriale, Competitività e PMI del MISE, spiegando che se siamo arrivati a questo punto (alla crisi economica, ndr.) è a causa di una «misallocazione del capitale, in passato indirizzato in settori dove i ritorni erano meno produttivi». Non solo un problema di quantità di capitali, quindi, ma anche di «qualità». Da rimpolpare, ora, resta il segmento delle infrastrutture senza le quali non è possibile avviare una corretta digitalizzazione (il 70% del PMI, a oggi, non ha una connessione a banda ultralarga adeguata). Per Firmo, però, non sarebbe un problema di soldi, ma di execution. «I bandi sono stati assegnati - continua -. Ora si tratta solo di eseguire e di lavorare sodo». Secondo gli obiettivi della strategia italiana per la Banda ultra larga, nel 2020 almeno l'85% della popolazione italiana dovrebbe usufruire della copertura a 100 megabit al secondo, mentre il 100% dovrebbe avere quella a 30 megabit. Per sedi ed edifici pubblici, scuole ed ospedali in primis, la copertura dovrebbe essere garantita ad almeno 100 megabit al secondo. Per raggiungere questi target, sono previsti cinque miliardi di euro di fondi pubblici nazionali.

Già, anche perchè il Mise, di soldi sul piatto della bilancia ne ha messi parecchi. Per un piano (Industria 4.0) partito lo scorso anno con uno stanziamento di 13 miliardi di euro, a oggi se ne aggiungerebbero altri 10, secondo quanto recentemente dichiarato dal ministro Calenda. Gruzzolo che dovrebbe andare a ingrassare gli incentivi previsti, contribuendo a rafforzare la nostra posizione in Europa quanto a fisco pro innovazione e trasformazione digitale. Secondo PwC e il Centro europeo di ricerca economica di Mannheim (ZEW), l’Italia è al secondo posto al mondo per tassazione favorevole alla digitalizzazione, dietro a Irlanda e davanti all’Ungheria. L’aliquota fiscale media effettiva, che misura l'attrattività di una sede per un investimento è, infatti, solo del -8,84%. A giocare un ruolo su questo risultato sono gli incentivi fiscali sulla ricerca e un ammortamento generoso. Sono, infatti, questi incentivi a essere stati maggiormente usati dagli imprenditori. Secondo lo studio KPMG, gli strumenti più impiegati dalle imprese sono stati il superammortamento (51,4%) l’iperammortamento (43,8%) e il credito d’imposta per Ricerca e Sviluppo (29,2%); in particolare, il superammortamento è considerato utile da oltre il 72% delle imprese a conoscenza del Piano.

Nota dolente del nostro sistema, resta, naturalmente, l’investimento in capitale di rischio. Secondo Aifi e PwC - Transaction Services, la prima parte dell’anno ha registrato un ammontare investito pari a 1,9 miliardi di euro, in calo del 61% rispetto ai 4,9 miliardi di euro al 30 giugno 2016 (Venture Capital e Private Equity). Con startup e PMI ancora molto legate agli investimenti bancari rispetto a quelli in equity. Tra gennaio e giugno 2017 il sistema bancario avrebbe erogato alle startup innovative italiane 120 milioni di euro, contro i 75 milioni di investimenti in equity (sempre nello stesso periodo di riferimento). Il credito banciario, però, come afferma lo stesso AD di Unicreditâ?? Jean Pierre Mustier, «non può sostituire il mercato del capitale».

Per attirare principalmente i capitali esteri, però, lo scorso 21 luglio il Mise ha approvato con decreto interministeriale, la procedura per l’accertamento dei requisiti per la concessione di un nuovo visto, per la durata di due anni, per i cittadini non UE che intendono investire, tra le altre cose, almeno 500mila euro in una startup innovativa iscritta nella sezione speciale del Registro delle Imprese. La norma, finalizzata a facilitare l’ingresso di potenziali investitori, consente il soggiorno, per periodi superiori a tre mesi al di fuori delle quote massime previste dal medesimo T.U. sull’immigrazione, agli stranieri che soddisfino alcuni determinati requisiti (di cui all’art. 26-bis). La piattaforma per l’inoltro della documentazione necessaria (al fine della verifica dei requisiti da parte di un Comitato specifico) dovrebbe essere lanciata entro la fine dell’anno.