19 aprile 2024
Aggiornato 14:30
intelligenza artificiale

Diego Piacentini: «Così non ci faremo sopraffare dai robot»

Da Venaria Reale gli interrogativi e le possibili soluzioni per affrontare intelligenza artificiale e automazione

Diego Piacentini: «Così non ci faremo sopraffare dai robot»
Diego Piacentini: «Così non ci faremo sopraffare dai robot» Foto: Shutterstock

TORINO - Spiegare ai Governi come non subire l’ondata tecnologica, alla luce dell’automazione sempre più preponderante in tutti i nostri sistemi produttivi. Era questo il compito che spettava ai 38 studiosi riuniti da Diego Piacentini, commissario straordinario al digitale per l’Italia, a Venaria Reale, nella prima giornata ufficiale del G7 di Torino, team già presentato, peraltro, allo scorso G7 di Taormina.

Piacentini al lavoro al G7 di Torino
La creazione di questo gruppo è un esperimento proposto dalla Presidenza italiana del G7 con l’obiettivo di fare luce sulle molteplici sfide che l’innovazione sta facendo emergere e che non possono essere affrontate solo a livello nazionale. «Diventando ‘utente modello’ - dice Diego Piacentini - i Governi possono cogliere le nuove ed emergenti opportunità offerte dall’innovazione digitale con un impatto positivo non soltanto sul benessere dei cittadini ma anche sull'intero ecosistema dell'innovazione».

Come l’Intelligenza Artificiale può aiutare i Governi
L’Intelligenza Artificiale, se da una parte minaccia il lavoro dell’uomo, dall'altra può aiutare le amministrazioni a prendere decisioni migliori, introdurre politiche più efficaci e fornire servizi più efficienti. A Venaria Diego e il suo team hanno messo al lavoro un software e, attraverso tecnologie di machine learning, è stato dimostrato come lo stesso è stato capace di scrivere alcune frasi sul ruolo dell’intelligenza artificiale dopo aver letto venti libri sull’innovazione e 60mila volte l’intera versione in inglese di Wikipedia. Producendo concetti non così distanti dalla realtà umana. Un risultato sorprendente, ma che porta con sè dubbi e paure, spesso determinate anche dalla poca conoscenza del fenomeno. «L’IA è uno dei campi più promettenti dell’innovazione e può migliorare enormemente i servizi rivolti a imprese e cittadini. Per i Governi è fondamentale conoscere e comprendere questo tipo di tecnologie - ha spiegato Piacentini -. I quadri normativi devono evolvere per aiutare lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale».

L’uso dei Big Data
Altro nodo della matassa è rappresentato dai Big Data e di come il loro utilizzo da parte dei Governi possa permettere lo sviluppo di un Paese più smart, attento e pronto ad affrontare le sfide del futuro. «I big data sono il «carburante» dell’Intelligenza Artificiale -  continua Piacentini -. La domanda che ci poniamo è come un approccio più proattivo ai big data possa portare a Paesi più «smart» e ad affrontare le sfide sociali e produttive in modo innovativo per rendere migliore la vita dei cittadini. Esiste un problema che non è solo italiano o europeo, ma di tutti i Governi. I Big Data sono solitamente depositati in silos, quando invece fondamentale è convincere le varie pubbliche amministrazioni a collaborare. Ad esempio, i governi dovrebbero creare un Data Analytics Framework nazionale per riuscire a gestire i dati in modo da creare un ‘Government as an API’?»

L’impatto sui posti di lavoro
L’impatto di tutta questa automazione, tuttavia, può essere devastante e portare allo sviluppo - come affermano molti economisti - di una classe inutile, politicamente ed economicamente, poiché non più in grado di produrre, con conseguenze preoccupanti e un divario sempre più ampio tra popoli ricchi (sempre più ricchi) e popoli poveri (sempre più poveri). Essere apocalittici, tuttavia, non serve. Quanto è più importante che la tecnologia stessa sia dominata correttamente e l’innovazione usata per affrontare gli attuali e prossimi cambiamenti sociali e demografici. «Dobbiamo essere in grado di cambiare la narrativa sul futuro del lavoro, spesso troppo focalizzata solo sugli effetti negativi della tecnologia - ha concluso Piacentini -. Come ha sempre fatto, la tecnologia distrugge i vecchi posti di lavoro, ma ne crea di nuovi. Non possiamo ovviamente ignorare gli effetti negativi, ma dobbiamo identificare quelle competenze maggiormente richieste, aiutando i lavoratori a trarre i benefici del cambiamento».