18 aprile 2024
Aggiornato 09:30
giornalismo

Per essere più visibili sul web servono i Big Data

Dimenticatevi le regole SEO, anche i contenuti editoriali saranno presto comandati dalle regole dell'intelligenza artificiale e strutturati sulla base di ciò che accade in rete, soprattutto sui social network

Per essere più visibili sul web servono i Big Data
Per essere più visibili sul web servono i Big Data Foto: Shutterstock

ROMA - Pensate alla miriade di regole SEO che avete studiato per stare sui motori di ricerca come Google. Ecco, dimenticatevene. Il futuro dell’editoria, dei giornalisti, dei blogger e di tutti coloro che fanno della stesura di contenuti il proprio business, sta nell’intelligenza artificiale. In un mondo dove valgono sempre più le regole custom e dove qualsiasi tipo di prodotto o servizio deve essere, prima di tutto, perfetto per i clienti, anche i contenuti dovranno essere costruiti in funzione dei lettori, che siano essi uomini o macchine.

Cosa fa WordLift
E questa rivoluzione la mette in pratica anche WordLift, un software che si integra con i sistemi di gestione del contenuto (Web CMS) il cui obiettivo è quello di supportare la creazione di prodotti editoriali accattivanti e strutturati in funzione dei lettori: «Facciamo analisi del linguaggio - ci dice Andrea Volpini, CEO di WordLift che parteciperà come speaker a Data Driven Innovation 2017 - in modo tale che i contenuti scritti possano diventare sempre più accessibili alle macchine. Quando il redattore struttura il testo il nostro plugin suggerisce tutta una serie di contenuti ideali che possono essere accorparti all’articolo di partenza in modo tale da creare all’interno di esso un sistema di link organizzato in modo intelligente». In parole povere il software aiuta il giornalista o blogger ad adattare i propri contenuti in relazione ai diversi contesti di fruizione che sono, spesso, molto mutevoli. Senza la necessità di doversi appoggiare a un motore di ricerca come Google per poter ottenere la visibilità desiderata. Un sistema che, per certi aspetti, somiglia molto a quello di Wikipedia. E che possiamo riassumere in questo concetto semplice: l'intelligenza artificiale cerca di imparare ciò che gli utenti vogliono e come lo vogliono. Va da sè che, grazie a questi meccanismi di machine learning, potranno essere pubblicati dei contenuti su misura, magari anche in base alla personalità dei propri lettori. Queste informazioni si trovano sul web e sui social network e rappresentano le operazioni che gli utenti compiono ogni singolo giorno: sono i cosiddetti Big Data, i quali vengono analizzati dalle macchine e restituiti dalle stesse sotto forma di «consigli» che, in questo caso, giornalisti e blogger possono utilizzare. E così, lo stesso articolo potrà avere infinite versioni, tante quante sono le profilazioni dei nostri utenti. La stessa notizia potrà avere una versione più «social», più «emotiva», più «economica» a seconda dei casi.

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La frontiera dei giornalisti è l’intelligenza artificiale
«Siamo nati come team che si occupa di web content management - ci racconta Andrea - e abbiamo lavorato con diversi programmi di ricerca europei e abbiamo, inoltre, aiutato lo spin-off del dipartimento di ricerca del Salzburg Research Institute a crescere. Con WordLift, che nasce dalle nostre ricerche, abbiamo sviluppato un software che si basa sui cosiddetti Open Data e che permette di collegarli tra di loro in modo tale da costruire un contenuto strutturato accessibile alle macchine e agli utenti, in base alle loro esigenze». Se il contenuto è, infatti, organizzato in modo intelligente attraverso un sistema di link interno che rimanda a informazioni che in quel momento sono maggiormente ricercate in rete o al «sentiment» dei lettori, allora può sopravvivere anche oltre al motore di ricerca e alle eventuali piattaforme esterne.

Le regole SEO servono ancora?
Stiamo parlando di una nuova frontiera che esula completamente dalle regole SEO che, di fatto, possono quasi considerarsi sorpassate. «Secondo i nostri test effettuati su circa 20 redazioni WordLift aumenta il traffico sui contenuti del 30% - ci spiega Andrea -. E questo per noi è una conferma. Abbiamo alcune partnership pendenti e presto annunceremo un round di finanziamento. Attraverso questo sistema, inoltre, sarà sempre più facile sviluppare bot capaci di reperire gli articoli che parlano di un determinato argomento, poiché più facili da reperire dalle macchine». Insomma, motori di ricerca come Google sono diventati ormai troppo intelligenti per affidarci alle ormai care e (forse) obsolete regole SEO: nel marasma dei contenuti online vince, sempre più frequentemente, l’intelligenza artificiale e i Big Data, laddove i contenuti sono strutturati per essere prima di tutto riconoscibili dalle macchine.