19 aprile 2024
Aggiornato 04:00
326 voti favoreli

La Camera dice sì alla legge sull'Home Restaurant, Gnammo: «Ma ci sono ancora forti limiti»

Con 326 voti favorevoli la Camera ha dato il via al ddl sugli «Home Restaurant», un business che solo nel 2014 ha fatturato in Italia 7,2 milioni euro. I limiti sono, tuttavia, ancora molti

ROMA - Qualcuno con questa legge ci andrà a nozze (nel vero senso della parola), altri un po’ meno. In fin dei conti, però, carta canta. Con 326 voti favorevoli la Camera ha dato il via al ddl sugli «Home Restaurant», un business che solo nel 2014 ha fatturato in Italia 7,2 milioni euro. Quello che si fa nella pratica? Riunirsi attorno a un tavolo mentre un cuoco prepara le sue prelibatezze, mettendo a disposizione degli utenti - che fanno parte di una community - le sue abilità culinarie. Gli eventi si possono svolgere in location prescelte, oppure direttamente a casa del cuoco. Un fenomeno che oggi conta nel Belpaese oltre 7mila cuochi social attivi, oltre 37mila eventi andati a buon fine con una partecipazione che supera le 300mila persone.

Approvata la legge sull’Home Restaurant
Il bisogno di regolamentare questo fenomeno è stato palesato in prima battuta dal Movimento 5 Stelle, spalleggiato poi dalle forze politiche di maggioranza, fino a raggiungere a un ok bipartisan. Così, quella pratica che fino a ieri si muoveva all’interno di un gap normativo ha, finalmente, una legge chiara e specifica, che non lascia spazio ai dubbi. «Una legge fortemente voluta da insistenti attività di lobbying da parte delle associazioni di categoria che non hanno realmente compreso quanto l’home restaurant sia lontano dall’esperienza del ristorante e sia non avversario ma strumento di sviluppo del settore - ci ha detto Cristiano Rigon, founder di Gnammo, la principale piattaforma di social eating in Italia - . Anche se forse sarebbe stato meglio normare a livello quadro prima la sharing economy».

Il concetto di Social Eating
Di fatto la legge riconosce il concetto di Social Eating, già introdotto da Gnammo nel proprio codice etico, che prevede che chi si voglia avvicinare a questa attività, sia esente, entro i limiti di 5 eventi e 50 coperti nell’anno solare, dalle parti più restrittive quali assicurazione, comunicazione digitale al comune, e altri requisiti, avendo come unico vincolo quello di utilizzare piattaforme digitali e transazioni on line.

Pagamento solo online
La legge prevede che le transazioni si effettuino solo online tramite le piattaforme. «In questo non possiamo che essere d’accordo - afferma Cristiano - la trasparenza è una virtù della quale non dobbiamo fare a meno. Inoltre, la tecnologia permette e facilita questi passaggi: le transazioni fatte online sono tracciabili e permettono così di allontanare i ‘furbi del contante’ e di cacciare lo spauracchio del ‘è tutto fatto in nero’».

Regole HACCP
Oltre a introdurre la regola secondo cui gli immobili nei quali si verifica l’Home Restaurant debbono necessariamente possedere il requisito di abitabilità, la concertazione in aula ha portato il Parlamento a rimuovere il comma relativo alle argomentazioni HACCP, delegando al Ministero della Sanità la determinazione dei requisiti cui deve rispondere il cuoco per esercitare l’Home Restaurant. «Ritengo la formazione fondamentale - sottolinea Cristiano Rigon -  per educare alla sicurezza alimentare e diffondere una cultura oggi praticamente inesistente, soprattutto declinata in ambito domestico. Mi auguro che il ministero sappia dare indicazioni realistiche e concrete, con questo obiettivo e non per limitare l’attività».

Perchè la legge sull'Home Restaurant blocca tutta la sharing economy »

Assicurazione e dichiarazione di avviamento (SCIA)
La legge prevede che la piattaforma verifichi che l’utente operatore cuoco abbia una copertura assicurativa, anche erogata dalla piattaforma stessa, per la responsabilità civile verso terzi. Anche l’immobile dovrà essere assicurato verso terzi. I lavori parlamentari, inoltre, hanno fatto cadere questa richiesta, troppo vincolante, trasformandola in una «comunicazione digitale» che deve essere inoltrata al comune, secondo modalità che stabilirà il MISE.

I limiti della legge
Non è tutto oro quel che luccica, però. Nonostante i lavori parlamentari abbiano partorito una legge che - per certi aspetti - protegge l’Home Restaurant, dall’altra alcuni limiti restano ancora importanti. La legge pone a 5.000 euro il limite sui proventi che si potranno ottenere con le attività di home restaurant «Tale forte limite di «profitto» significa non aver compreso il potenziale della sharing economy, ma tutelare incondizionatamente una categoria a discapito di un’altra, misurandola su piani differenti - afferma Cristiano Rigon - Più adeguata sarebbe stata la proposta, rilanciata da Altroconsumo, di porre limiti sul numero di coperti, metro usato anche per i ristoranti, ma non di fatturato. In questo modo, la legge rischia di andare contro lo sviluppo, contro i suggerimenti della comunità europea, a favore di qualcuno». Da considerare anche il divieto di svolgere l’attività di home restaurant in abitazioni destinate anche ad affitti a breve termine, come le case affittate su AirBnb.