19 aprile 2024
Aggiornato 16:00
diritto d'autore

Riforma europea del copyright, Catania: «Sì, ma a sostegno dell'innovazione»

La riforma europea del copyright presentata ieri dalla Commissione Europea sta facendo discutere: l'obiettivo è tutelare l'ingegno, ma secondo alcuni Big come Google non è la scelta giusta

MILANO - «Un passaggio cruciale nello sviluppo del Digital Single Market». Commenta così, in prima battuta, Elio Catania, presidente di Confindustria Digitale, uno dei temi più dibattuti di questi giorni, la proposta di «direttiva sul copyright nel Digital Sigle Market», pubblicata proprio ieri dalla Commissione Europea.

La direttiva sul copyright
Una proposta di direttiva che si prepara a far discutere, più di quanto non abbia già fatto nei mesi precedenti. Una direttiva che tocca il cuore delle startup e dei giovani innovatori, ma anche di tutti quegli autori che hanno diritto ad essere retribuiti, qualsiasi sia il luogo in cui svolgono la professione, sul tavolo di casa, in ufficio o a bordo di un treno. Del resto con l’accelerazione digitale, la tutela dei propri diritti d’autore si è fatta sempre più labile ed evanescente. Ma è anche grazie al digitale che molti autori hanno potuto ambire a un pubblico più vasto e decisamente più accessibile.

I punti salienti
In realtà la riforma del copyright mette nero su bianco alcuni tre grossi punti fondamentali. Facendo riferimento alla Direttiva 2001/29/EC per chiarire che gli editori di news hanno gli stessi diritti di produttori appartenenti ad altri settori, la proposta di direttiva chiarisce che gli editori potranno chiedere (non un obbligo) una remunerazione a chi rende disponibili in Internet i loro articoli (motori di ricerca, ma anche semplici blog). Altra disposizione obbliga le piattaforme social a «forme di collaborazione» per fare in modo che in rete ci sia un corretto uso dei contenuti, in questo modo sviluppando anche dei programmi che possano individuare il contenuti non autorizzati. Gli artisti, punto cruciale della riforma, potranno chiedere informazioni sull’andamento commerciale delle loro opere e, in caso di successo inatteso, chiedere la revisione del compenso pattuito.

I punti critici
D’accordo sul dire che la riforma rivoluzionerà il diritto d’autore cercando la tutela dello stesso all’interno dell’era digitale, ma Big come Google hanno dichiarato senza mezzi termini che l’equilibrio non è ancora stato trovato e che si dovrà lavorare a lungo sulla legge: «Auspichiamo che la proposta di Direttiva della Commissione europea in ambito di riforma del copyright sia un primo passo e che sia aperta a miglioramenti - ha continua Elio Catania -. La modernizzazione delle norme sul copyright è, infatti, un passaggio cruciale nello sviluppo del Digital Single Market, ma deve essere orientata a determinare un ruolo dell’Ue concretamente a sostegno dell’innovazione». Uno dei punti critici più importanti è proprio il bilanciamento del potere di Google e delle piattaforme social che sono diventate ormai il canale più visibile per far conoscere le proprie opere. Le misure per compensare lo strapotere di Google & Co potrebbero ritorcersi contro i piccoli operatori e le startup. In Spagna e Germania, dove iniziative locali erano già state intraprese, Google ha reagito «deindicizzando» (cioè oscurando dai risultati del motore di ricerca) le notizie degli editori, in modo da non dover pagare il copyright. Laddove ciò avvenisse, a pagarne le spese sarebbero i più piccoli e, in larga misura, anche l’innovazione.

Ampliare l’accessibilità delle opere
«Il diritto d’autore – sottolinea il presidente di Confindustria Digitale-  è valore economico e culturale irrinunciabile nell’economia digitale e l’obiettivo della riforma deve essere quello di ampliare l’accessibilità delle opere dell’ingegno, elaborando strumenti di tutela del diritto d’autore efficaci e non repressivi. E’ fondamentale che nel processo legislativo comunitario non si perda di vista l’obiettivo prioritario di definire un quadro normativo semplificato e più efficace dell’attuale».