27 aprile 2024
Aggiornato 06:30
economia circolare

Kanèsis, la startup che usa gli scarti della canapa per la creare bioplastica

Dagli scarti della lavorazione della canapa una bioplastica made in Italy più leggera e resistente rispetto alle altre bioplastiche presenti sul mercato. L'idea di una startup siciliana che ha puntato sul riciclo

RAGUSA - Utilizzare gli scarti vegetali per produrre nuovi materiali, ecosostenibili e a impatto zero. Si chiama economia circolare (o del riuso) e secondo le analisi più recenti potrebbe portare nei prossimi anni, in Europa, ben 600mila nuovi posti di lavoro. Già, perché quella che noi siamo soliti chiamare spazzatura, vale ben mille miliardi di dollari all’anno. Lo sanno bene i ragazzi di Kanèsis che hanno fatto dell’economia circolare il loro mantra creando la prima bioplastica a base di canapa prodotta in Italia, nella bellissima Sicilia.

La bioplstica a base di canapa
Kanèsis, il cui nome nasce dalla fusione tra canapa e kinesis (movimento), prende forma ispirandosi ai principi della Chemiurgia, la branca dell’industria e della chimica che si occupa della preparazione di prodotti industriali derivati esclusivamente da materie prime agricole e naturali, facendo uso di risorse rinnovabili a minimo impatto ambientale. «Antonio e io ci siamo conosciuti quando facevo i primi esperimenti in cucina e non c’era ancora niente di definito - ci racconta Giovanni Milazzo CEO e co-fondatore di Kanèsis -. Dall’unione delle nostre due formazioni differenti ma complementari - io studente di ingegneria dei materiali e lui economista - è nata la startup, la nostra HBP®, la bio-plastica derivante dagli scarti della canapa, e la scelta di usare il settore della stampa 3D come primo campo di applicazione».

Il processo di produzione
«L’HBP® nasce come composito in cui in una matrice polimerica vegetale viene iniettata la componente di scarto della canapa industriale - continua Giovanni -. La plastica prodotta è in pellets e ha caratteristiche migliori delle comuni plastiche fuel-based. Dai pellets si ottiene poi il filamento da utilizzare per la stampa 3D. Gli usi che se ne possono fare sono svariati e dipendono esclusivamente dall’applicazione finale». I vantaggi della plastica a base di canapa (HempBioPlastic) sono molti a partire dalla leggerezza, più del 20%, alla resistenza, più del 30% rispetto all’acido polattico, al momento la bioplastica con la maggiore quota di mercato. Oltre al favorevole rapporto peso/volume (peso specifico inferiore), il filamento in HBP® si presta perfettamente agli utilizzi con tecnologia FDM, in quanto la presenza di microgranuli di origine vegetale annegati nella resina termoplastica permette una migliore fusione e aderenza dei singoli strati di stampa. Questa caratteristica conferisce all’oggetto stampato una resistenza meccanica nettamente superiore allo stesso oggetto stampato ad esempio con ABS o PLA, mantenendo comunque un peso inferiore di circa il 30%. Altro punto di forza risiede nel prezzo di mercato, che è concorrenziale, e nella temperatura di lavorazione inferiore, che riduce l’impatto ambientale. «Sebbene una delle prime applicazioni sia l’estrusione di filamenti speciali per stampanti 3D (tecnologia FDM), guardiamo già oltre, e stiamo lavorando per la compatibilità dell’HBP® con le tecniche di stampaggio a iniezione e termoformatura - spiega Giovanni -. Un vantaggio non trascurabile - che è poi anche il nostro tratto distintivo - è la possibilità di riciclare un di scarto della filiera, finora impiegato esclusivamente come fertilizzante, pellet combustibile o in zootecnia.

Ma perché scegliere proprio la canapa?
«Di ragioni ce ne sono tante - racconta Antonio Caruso, co-fondatore di Kanèsisi -. Provo ad elencarne brevemente alcune: la canapa è stata la vittima prediletta dello sviluppo dell’industria petrolchimica e l’Italia era tra i maggiori produttori al mondo fino agli anni ’50; la canapa ha importanti caratteristiche a livello micro strutturale, ed è poli-funzionale. Ad oggi viviamo la sua riscoperta, specie in campo alimentare ma vogliamo mostrare le sue doti nel settore plastico inserendo la produzione dell’HBP® tra i tanti e nuovi esempi di economia circolare che oggi costellano il nostro paese. I modelli di consumo stanno lentamente cambiando e abbiamo finalmente fatto nostro il concetto di ecosostenibilità. Crediamo realmente che fra 30-40 anni saremo in grado di produrre tutto ciò che ci serve utilizzando come materie prime quello che la natura ci concede. Il biocomposito base canapa è solo un primo passo, l’obiettivo di medio-lungo termine sono i biopolimeri, le nano cellulose cristalline, le applicazioni in elettronica, e tanto altro. In generale, poi, il mondo della Canapa - e per Canapa intendiamo quella Industriale - in Italia è alquanto ingarbugliato ma fortunatamente ci sono attori che giornalmente cercano di sbrogliare questa matassa ma questa è un’altra storia».

Le campagne di crowdfunding
Ma la canapa non è il solo scarto che i ragazzi di Kanèsis utilizzano nelle loro sperimentazioni. Sono 8 i bio-composti (100% green e di origine vegetale come mandorla, arancia e carrubo) realizzati per la stampa 3D su cui la startup sta lavorando. «La nostra linea guida è sempre quella - dice Giovanni -. Contribuire a un’economia circolare in cui gli scarti abbiano valore, il settore primario e secondario vivano in armonia, e l’attenzione per l’ambiente non venga mai meno». E poi c’è la campagna di crowdfunding su Indiegogo e Kickstarter, trampolino di lancio per vendere le bobine di filamento in HBP® ma anche prodotti finiti che facessero emergere proprietà e pregi del materiale, come gli H-Glasses HBP®, i primi occhiali da sole al mondo in canapa stampati in 3D, e la Pinhole Hemp Camera (PHC) disegnata e prodotta per Kanèsis dalla Compagnie Imago. «I nostri obiettivi sono sicuramente crescere e diventare un’azienda strutturata che dia lavoro a chi come noi sta lavorando al progetto. Sì, creare lavoro, pulito in tutti i sensi, in Sicilia - conclude Antonio -. E non appena ci saremo strutturati al meglio come azienda l’obiettivo è aprirsi ai mercati esteri».