26 aprile 2024
Aggiornato 07:00
wearable tech

Fai jogging più sicuro con il sensore che controlla la tua salute

Le analisi del sudore attraverso il sensore possono fornire una moltitudine di dati che, dopo essere stati analizzati, vengono inviati al proprio smartphone: in questo modo è possibile sapere in tempo zero le proprie condizioni di salute mentre si fa jogging

BERKELEY - Un sensore flessibile che rileva le nostre condizioni di salute quando stiamo facendo jogging. E’ quello che ha sviluppato un gruppo di ingegneri di Berkeley, dando vita a un wearable che misura i metaboliti (glucosio e acido lattico) e gli elettroliti (sodio e potassio) presenti nel sudore e la temperatura della pelle quando stiamo sudando. Tutti i risultati vengono inviati in tempo reale allo smartphone, comunicando se c’è qualche problema: disidratazione, eccessivo affaticamento o temperatura troppo alta.

Come funziona
Il mondo dei wearable, soprattutto quelli che monitorano il nostro corpo, è in continua espansione. Il punto chiave è il sudore: attraverso la sua analisi è possibile ricavare una moltitudine di dati, poi inviati sullo smartphone attraverso un sistema integrato al wearable che ha il compito di riorganizzare i dati raccolti. Il sensore, che potrebbe diventare lo strumento inseparabile degli sportivi, potrebbe, inoltre, essere un’ottima risorsa per i controlli medici, poiché permette di evitare le analisi del sangue, decisamente più invasive e che, di fatto, non possono essere inviate sul proprio smartphone. I sensori si possono posizionare sulle fascette per testa e polsini. Accanto alla matrice dei sensori c’è la scheda wireless su circuito stampato flessibile, con componenti in silicio. A permettere le misurazioni dei sensori ci sono più di 10 chip di circuiti integrati, che amplificando i segnali legati a metaboliti ed elettroliti, adeguando l’informazione in base alla temperatura e trasmettono il dato, che arriva via app.

Prossimi passi
Nel futuro dei ricercatori di Berkely c’è l’obiettivo di aumentare il numero di composti chimici che possano essere monitorati dal sensore, in modo tale che si possano misurare molti più fattori in un’unica volta. Questo renderebbe, peraltro, possibili degli studi clinici su larga scala, al fine di capire meglio le performance sportive e le risposte fisiologiche del corpo umano all’esercizio fisico. Ma non solo perché il sensore potrebbe essere usato per scopi medici. Un passo avanti in questo senso è già stato compiuto in Uganda, dopo un gruppo di ingegneri ha lanciato Matibatu, un’applicazione che - attraverso un sensore e senza analisi del sangue - è in grado di diagnosticare la malaria.