1 maggio 2024
Aggiornato 23:30
L'esperto spiega fino a che punto dovremmo temere le nuove tecnologie aeree

Le tante potenzialità dei droni. Anche per criminali e terroristi

Dobbiamo avere paura dei droni? L'esperto Gian Francesco Tiramani spiega che non esistono ancora trasponder miniaturizzati per monitorare il loro volo via radar. Questo, insieme alle loro potenzialità, li rende appetibili per eventuali malintenzionati. Eppure, anche il trasponder degli aeromobili può essere disattivato, e qualunque mezzo, se usato in modo illecito, è potenzialmente pericoloso.

ROMA - In una Francia e in un'Europa in stato di allerta per il pericolo terrorismo, il recente misterioso traffico di velivoli telecomandati nei cieli di Parigi ha alzato il livello dell'allarme. Non c'è dubbio, infatti, che l'idea di nuovi «inquilini» tecnologici nei nostri cieli in grado di trasportare anche carichi cospicui di dubbia natura possa suscitare dell'inquietudine, specialmente in un periodo in cui tutto l'Occidente teme l'avanzata del terrorismo islamico. E il dubbio che dei malintenzionati possano appoggiarsi a nuove, promettenti tecnologie non fa dormire sonni tranquilli.

DRONI NON INTERCETTABILI DAI RADAR - Ma quanto è concreto il rischio che i droni possano mettere a repentaglio la sicurezza dei nostri Paesi, e soprattutto, come impedirlo? Esiste, cioè, un meccanismo che consenta di monitorare e intercettare voli di droni nello spazio aereo come avviene per gli altri aeromobili? A rispondere è Gian Francesco Tiramani, attualmente Segretario Generale presso FIAPR (Federazione Italiana Aeromobili a Pilotaggio Remoto) e con alle spalle una lunga esperienza nel settore. «Mentre gli aerei dell'aviazione generale e per il trasporto commerciale hanno a bordo dei dispositivi chiamati in modo semplice 'trasponder', che permettono ai controllori del traffico aereo di visualizzarne la posizione sul radar - strumenti che però si possono sempre disattivare -, per i droni ad oggi non è prevista nessuna apparecchiatura a bordo che consenta di essere visualizzati sui radar. Pertanto, l'informazione che un drone è in volo dipende solo dal fatto che il pilota o l'operatore lo abbia comunicato come previsto dalla legge», spiega il dott. Tiramani. «Evidentemente, chi vuole utilizzare droni per trasportare droga, o per fare un atto terroristico, non lo comunica». Insomma, le potenzialità perchè i droni possano essere usati per fini criminali ci sono. Ma, per Tiramani, tali potenzialità esistono in fondo per qualsiasi altro strumento, aereo e non: «Anche il trasponder degli aerei può essere disattivato, e quindi siamo al punto di prima. Quando ci troviamo di fronte a persone che vogliono delinquere, gli escamotage si trovano in ogni occasione. Quindi è un falso problema: chi vuole delinquere può comunque non rispettare le indicazioni di legge e trovare modi per non lasciarsi intercettare».  Insomma, Tiramani sottolinea come il mezzo, in sè, sia sempre innocuo: è l'uso illecito che se ne fa a renderlo pericoloso.

ANCHE LADDOVE PRESENTE, LA TECNOLOGIA RADAR PUO' ESSERE COMUNQUE AGGIRATA - Certamente, però, «quello dei droni in ambito civile è un campo nuovo», riconosce l'esperto, «quindi è ancora in fase di aggiustamento». Di conseguenza, dei margini di miglioramento in sicurezza di certo esistono. «Probabilmente i droni sono stati i primi mezzi a cui hanno pensato le persone che vogliono delinquere, visto le potenzialità che hanno», ammette Tiramani. «A breve, si immagina però che sia possibile mettere a bordo di droni che pesano qualche chilo la strumentazione elettronica come un trasponder che permetta di monitorarli. Per ora, esiste un problema tecnologico, perché i trasponder utilizzati negli aeromobili sono molto pesanti, ma in questi giorni stiamo leggendo di prototipi e sperimentazioni per avere queste strumentalizzazioni elettroniche miniaturizzate adatte ai droni. Detto questo, è chiaro che il terrorista o il criminale che trasporta droga potrà facilmente disattivare il trasponder, come in qualsiasi altro aeromobile, per evitare di essere intercettato».

LEGISLAZIONE ITALIANA TROPPO RESTRITTIVA? - D'altronde, il fatto che i droni siano un prodotto tecnologico relativamente recente e che la legislazione risalga solo al 30 aprile dello scorso anno rende il campo ancora ricco di criticità e passibile di miglioramenti. «L'Italia è il secondo Paese che ha legiferato sull'argomento, dopo la Francia nel 2012», spiega Tiramani, che definisce la normativa italiana che riguarda i SAPR (sistemi aerei a pilotaggio remoto, e dunque non a uso ludico e sportivo) «molto stretta». «Le attività che possono fare i droni si dividono in operazioni non critiche, ad almeno 150 metri di distanza dalle persone e dalle strutture, e operazioni critiche", che coprono circa "l'80% del mercato professionale». Ad oggi, «in Italia sono solo un centinaio gli operatori riconosciuti in operazioni non critiche, e sono solo otto quelli autorizzati ad effettuare operazioni critiche, ma hanno l'obbligo di tenere collegato il drone a terra con un cavo da 25 metri». Un «limite fortissimo», per il dott. Tiramani: «questa regolamentazione pone l'Italia nelle condizioni di bloccare l'80% del lavoro, cosa che non avviene in Francia, dove pure la sicurezza è assoluta dato che si rilevano zero incidenti gravi accaduti». L'esperto spiega che «la Francia in 2 anni ha aperto 3000 posti di lavoro nuovi,e la stessa Commissione europea ha dichiarato un'ipotesi di giro di affari di 15 miliardi di euro annui. Gli Usa hanno pubblicato dieci giorni fa le linee guida della loro normativa, anche questa decisamente più permissiva di quella italiana». Insomma: al di là del rischio incalcolabile che i droni possano essere utilizzati a scopi criminali, i velivoli vantano una sicurezza tecnologica elevata e moltissime potenzialità a livello tecnico e economico: potenzialità, però, bloccate dalla legislazione italiana che il dott. Tiramani reputa troppo restrittiva. «La normativa è la stessa degli aeromobili, e la possibilità di incidente - sia la caduta a terra sia l'invasione dello spazio aereo e la collisione con altri mezzi - è contenuta entro una probabilità di 1 incidente contro 1 milione di ore di volo». Un campo davvero ricco di potenzialità, dunque, di cui sentiremo ancora molto parlare. Augurandoci però che tali «potenzialità» non finiscano per essre sfruttate anche dalla criminalità di ogni genere.