28 agosto 2025
Aggiornato 01:30
Lo fa creando il proprio Political Action Commitee

Facebook «entra in politica» con comitato lobby

Da Google a Microsoft, sempre più investimenti a Washington. Ma cosa porta le aziende tecnologiche a cercare un contatto più diretto con il potere?

NEW YORK - Facebook entra in politica. Lo fa creando il proprio Political Action Commitee, un comitato che si occuperà di fornire appoggio economico a partiti e candidati politici in vista delle elezioni presidenziali dell'anno prossimo. Il social network di Zuckerberg non è l'unica società della Silicon Valley interessata a stringere i rapporti con Washington: da Google a Microsoft, i colossi informatici investono sempre più in attività di lobbying. E, quando si tratta di fare pressioni politiche, le differenze tra gli schieramenti si assottigliano.

Ma cos'è, esattamente, un Political Action Committee? Si tratta di un gruppo privato che raccoglie donazioni per promuovere l'elezione di un candidato al fine di influenzare le decisioni politiche in determinati ambiti. La legge americana consente ai Pac di donare fino a 5.000 dollari per candidato a ogni elezione, al di sotto dei 15.000 dollari all'anno per ogni partito, più una quantità imprecisata di contributi alla campagna elettorale.«Potremo fare ascoltare la nostra voce nel processo politico», ha detto un portavoce della società, «supportando candidati che condividono i nostri obiettivi sull'innovazione e sul desiderio di rendere il mondo più aperto e connesso».

In realtà, che il social network influenzasse le decisioni politiche americane non è una novità. Basti ricordare che Barack Obama ha vinto le elezioni che lo hanno portato alla Casa Bianca proprio grazie all'utilizzo social network e di internet durante la campagna elettorale. Ora, con il lancio di un proprio Pac, Facebook punta a ridurre ulteriormente la distanza con Washington. Il social network di Palo Alto lo ha reso noto dopo che si è diffusa la notizia della registrazione dei domini FBPAC.org e FBPAC.us.

A firmare il documento che formalizza la creazione del Pac è Timothy Sparapani, avvocato che si occupa delle relazioni esterne per Facebook. Prima di essere assunto dal social network, Sparapani era un avvocato dell'Aclu, l'associazione per i diritti civili che si batte da sempre contro siti come i social network che invadono la privacy degli utenti. Quando è stato nominato, non sono mancate le polemiche da chi lo accusava di essere stato incoerente passando «dall'altra parte della barricata».

Ma cosa porta le aziende tecnologiche a cercare un contatto più diretto con Washington? In gioco ci sono leggi sul monopolio, sulle licenze e sull'antitrust. Facebook è solo l'ultima delle aziende della Silicon Valley ad aprire un comitato per appoggiare partiti e candidati politici. Google e Microsoft, secondo l'Huffington Post, hanno speso oltre 3,5 milioni l'uno in attività di lobbying nel primo semestre dell'anno.

E, quando si tratta di fare pressioni politiche, le differenze tra democratici e repubblicani si assottigliano. Il colosso di Mountain View è da sempre considerato vicino al partito democratico, e in particolare a Barack Obama. Tuttavia, confrontando le donazioni che il Pac di Google, attivo dal 2006, ha effettuato nel corso della campagna per le elezioni mid-term del 2010, le divergenze tra i due schieramenti sono praticamente nulle.