Strage di Manchester, «Abedi aveva progettato l'attacco da un anno»
Salman Abedi avrebbe progettato l'attentato di Manchester da almeno un anno. È quanto riporta il quotidiano britannico Times, riferendo dei movimenti bancari del 22enne britannico di origine libica che si è fatto esplodere uccidendo 22 persone, al concerto della popstar Ariana Grande
LONDRA - Salman Abedi avrebbe progettato l'attentato di Manchester da almeno un anno. È quanto riporta il quotidiano britannico Times, riferendo dei movimenti bancari del 22enne britannico di origine libica che lunedì 22 maggio 2017 si è fatto esplodere, uccidendo 22 persone, al concerto della popstar Ariana Grande, idolo dei teenager. Abedi aveva aperto un conto in banca circa 12 mesi prima dell'attentato, rimasto dormiente fino a quando non è stato usato per comprare dadi, bulloni, viti e chiodi usati nella fabbricazione dell'ordigno. Secondo il Times, le componenti dell'ordigno sarebbero state acquistate in due diverse occasioni a Manchester, prima che l'attentatore partisse per la Libia ad aprile.
Rientrato in Gb quattro giorni prima
Abedi è rientrato nel Regno Unito quattro giorni prima dell'attacco, il 18 maggio; il giorno dopo si era recato nel centro commerciale Arndale di Manchester, dove era stato ripreso dalle telecamere mentre acquistava uno zaino; e si pensa abbia trascorso il fine settimana a fabbricare l'ordigno per poi, lunedì scorso, trasferirsi in un appartamento affittato dove avrebbe assemblato le componenti della bomba.
La querelle Gb-Usa sulla fuga di notizie
Intanto, la polizia britannica ha ripreso a condividere informazioni con la controparte americana dopo la sospensione annunciata giovedì 25 maggio a seguito della fuga di notizie sulle indagini riguardanti l'attacco terroristico. La sospensione, durata meno di 24 ore, era stata decisa soprattutto per mandare un messaggio chiaro alle agenzie di sicurezza americane sulla rabbia dei colleghi britannici per la facilità con cui informazioni sensibili erano state passate ai giornalisti statunitensi. Il presidente statunitense Donald Trump ha definito "molto preoccupante" la fuga di notizie, rassicurando la premier britannica Theresa May sulla propria intenzione di "andare a fondo di questo problema" perchè "la fuga di informazioni sensibili pone una grande minaccia alla nostra sicurezza nazionale".
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