Pechino smentisce Trump: «Nessuna richiesta di incontro»
Ieri il presidente Donald Trump aveva detto che c'era stata una telefonata da parte cinese ai «più alti esponenti» USA della trattativa per «tornare al tavolo»
PECHINO - E' durata il tempo di una notte la schiarita tra Washington e Pechino sul commercio. Il ministero degli Esteri cinese, infatti, ha smentito che la Cina abbia cercato un ritorno a un tavolo negoziale attraverso una telefonata. Secondo i media di stato i contatti al momento si limitano esclusivamente a livello tecnico.
Cosa aveva detto Trump
Ieri il presidente Usa Donald Trump aveva detto che c'era stata una telefonata da parte cinese ai «più alti esponenti» Usa della trattativa per «tornare al tavolo». Ma il ministero cinese ha riferito di non essere «a conoscenza di telefonate nel weekend». L'ultimo contatto telefonico dovrebbe risalire al 13 agosto, come precedentemente comunicato dal ministero del Commercio cinese. Intanto il direttore del giornale Global Times, una testata ufficiale, ha scritto su Twitter che le due parti hanno contatti «a livello tecnico» e questo «non ha lo stesso significato di quanto suggerito dal presidente Trump». Il suo giornale, peraltro, oggi ospita un editoriale duro nel quale spiega che «ogni tentativo di costringere la Cina a fare concessioni attraverso un'estrema pressione sarà vano».
Estremo malcontento per dichiarazione G7 su Hong Kong
La Cina ha espresso oggi «estremo malcontento» per la presa di posizione assunta dal G7 su Hong Kong, che chiede di evitare le violenze nel territorio semi-autonomo. Lo scrive l'agenzia di stampa France Presse. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese Geng Shuang ha ripetuto che la situazione nell'ex colonia britannica è una questione interna cinese e che «nessuno Stato, organizzazione o individuo ha il diritto di commettere un'ingerenza». Da tre mesi manifestanti pro-democrazia a Hong Kong scendono in piazza per chiedere la definitiva cancellazione di una proposta di legge che consentirebbe l'estradizione verso la Cina e che è stata congelata dall'amministrazione della regione ad autonomia speciale. Pechino accusa forze straniere, a partire dagli Stati uniti, di soffiare sul fuoco della protesta per suscitare una «rivoluzione colorata».
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