Tusk scrive ai 28 capi di Stato Ue: «Dobbiamo decidere noi chi entra in Europa»
Il presidente de Consiglio europeo scrive una lettera ai 28 leader europei in vista del summit di oggi
BRUXELLES - Le divisioni dei leader europei sul dossier migrazione sono un segnale di debolezza dell'Unione europea e alimentano i movimenti populisti e xenofobi: così il presidente del Consiglio europeo, Donad Tusk, alla vigilia di un summit cruciale a Bruxelles. «Il dibattito sulla migrazione si sta infiammando e questo sarà il punto principale all'ordine del giorno» del summit, ha detto Tusk in una lettera inviata ai 28 capi di Stato e di governo dell'Ue. «Un prerequisito per una vera politica migratoria dell'Ue è che gli europei decidano effettivamente chi può entrare nel territorio europeo». Il mancato raggiungimento di questo obiettivo sarebbe una «manifestazione della nostra debolezza» e, soprattutto, «potrebbe dare l'impressione che l'Europa non possiede frontiere esterne», ha insistito Donald Tusk.
Ripristinare il senso di sicurezza
I cittadini europei si aspettano che «mostriamo determinazione nelle nostre azioni per ripristinare il loro senso di sicurezza», ha insistito il presidente del Consiglio Ue. Per Tusk, la gente non vuole questo perché è diventata «improvvisamente xenofoba» e vuole erigere muri contro il resto del mondo, ma perché spetta a ciascuna autorità politica «far rispettare la legge, proteggere il proprio territorio e il suo confine».
Tusk e l'«autoritarismo manifesto»
«Abbiamo assistito alla creazione di nuovi movimenti politici che offrono risposte semplici alle domande più complesse. Semplici, radicali e attraenti. La crisi migratoria fornisce loro un numero crescente di argomenti», ha avvertito Tusk nella sua lettera con riferimento a partiti populisti, di protesta o anti-sistema. «Sempre più persone cominciano a credere che solo una forte, anti-europea e anti-liberale autorità nello spirito, con una tendenza a un autoritarismo manifesto, sia in grado di fermare l'ondata di migrazione illegale», ha argomentato Tusk. «La posta in gioco è molto alta e il tempo stringe», ha concluso il presidente del Consiglio europeo.
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