19 marzo 2024
Aggiornato 07:00
Venezuela

Maduro al potere fino al 2025. Il Gruppo di Lima grida alla scandalo e richiama gli ambasciatori

Il presidente del Venezuela, Nicolas Maduro, è stato rieletto per i prossimi 7 anni alla guida del Paese durante elezioni contestatissime

CARACAS - Prossimo giro? Fino al 2025. Il presidente del Venezuela, Nicolas Maduro, è stato rieletto per i prossimi 7 anni alla guida del Paese durante elezioni contestate dalla comunità internazionale e dichiarate illegittime dai suoi oppositori, che hanno denunciato le pressioni sugli elettori e preteso una nuova votazione. Dopo lo spoglio di quasi tutte le schede, il presidente socialista uscente ha ottenuto il 67,7 per cento delle preferenze contro il 21,2 per cento del suo principale avversario, Henri Falcon, che ha respinto il processo elettorale: lo ha annunciato il presidente del Consiglio nazionale elettorale (Cne) Tibisay Lucena, che ha riferito di una "tendenza irreversibile». Circa 20 milioni di elettori erano chiamati alle urne: secondo lo spoglio della commissione elettorale, su 8.603.936 di voti Maduro ne ha ottenuti 5.823.728. L'astensione ha raggiunto il 52 per cento, la percentuale più alta nell'era democratica venezuelana, iniziata nel 1958, secondo i dati ufficiali.

Il "Gruppo di Lima" ha richiamato gli ambasciatori
Intanto, i 14 Paesi del "Gruppo di Lima" hanno richiamato i rispettivi ambasciatori dal Venezuela dopo la rielezione di Maduro, in protesta contro uno scrutinio "non conforme alle norme internazionali di un processo elettorale trasparente e democratico». Il gruppo, che include Argentina, Brasile, Canada, Cile, Colombia e Messico, ha anche annunciato la convocazione dei rappresentanti diplomatici venezuelani nei loro Paesi.  Il Gruppo ha "ribadito la sua preoccupazione per la crescente crisi politica, economica, sociale e umanitaria che ha deteriorato la vita in Venezuela e si riflette nella migrazione di massa di venezuelani verso i nostri Paesi".

Crisi senza fine
I Paesi firmatati hanno previsto di convocare dalla prima quindicina di giugno una riunione in Perù con delle autorità responsabili della migrazione "per scambiarsi le idee e dare una risposta" al problema. Devono anche "coordinare delle azioni affinché gli organismi finanziari internazionali e regionali non concedano più prestiti al governo del Venezuela", considerando che è "incostituzionale" che il Paese "si indebiti senza l'avallo della sua Assemblea nazionale", a meno che i prestiti non servano a finanziare l'aiuto umanitario. Colpita dal crollo del prezzo del petrolio dal 2014, il Venezuela è sprofondato in una acuta crisi economica. In cinque anni il Pil è sceso del 45% secondo il Fondo monetario internazionale che anticipa una contrazione del 15% nel 2018 e una iperinflazione del 13.800%.