29 marzo 2024
Aggiornato 06:30
Sotto accusa ong finanziate dal magnate

E ora Orban vuole fermare Soros (e il traffico di migranti)

Il Parlamento ungherese voterà una proposta di legge che obbliga le ong a fare chiarezza sui fondi ricevuti. Una norma che rischia di intralciare i piani del magnate George Soros

Il magnate ungherese George Soros.
Il magnate ungherese George Soros. Foto: Shutterstock

BUDAPEST - Il Parlamento ungherese contro George Soros. Limitare l'influenza del magnate ungherese considerato da molti il «burattinaio dell'ordine mondiale» potrebbe infatti essere una delle conseguenze di una proposta di legge in discussione a Budapest, con l'obiettivo di obbligare le organizzazioni non governative alla massima trasparenza per quanto riguarda i fondi che ricevono e la loro provenienza.

Le presunte attività di Soros in Europa e negli Usa
Tale proposta di legge sembra cogliere lo spunto indirettamente fornito da Steve Bannon, attuale consigliere del presidente Donald Trump, attraverso il blog di cui è fondatore, Breitbart, che spesso ha accusato Soros di torbidi legami con le ong. Attraverso le quali, peraltro, il magnate ungherese promuoverebbe la retorica dei «no borders», favorendo l’immigrazione in Europa, e, oltreoceano, cercherebbe di indebolire quanto più possibile la figura del nuovo Presidente. 

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Quel filo rosso tra Soros e le ong attive sull'immigrazione
Per quanto riguarda il Vecchio Continente, l'influenza di Soros sarebbe esercitata attraverso il finanziamento, da parte della sua Open Society Foundation, di numerose ong (Moas, Jugend Rettet, Stichting Bootvluchting, Médecins sans frontières, Save the children, Proactiva Open Arms, Sea-Watch.org, Sea-Eye, Life boat) che soccorrono i migranti in mare, e che sono state da più parti accusate di contrastare, di fatto, le politiche europee sull'immigrazione e di favorire l'arrivo di «clandestini» in Europa. Una galassia di organizzazioni a cui Soros avrebbe di recente promesso investimenti da 500 milioni di dollari per favorire «l’arrivo dei migranti».

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Le ong contro le politiche degli Stati
Un modus operandi che ha suscitato le perplessità del capo di Frontex, Fabrice Leggeri, che ha criticato la tendenza delle grandi navi delle ong a soccorrere i migranti sempre più vicino alle coste libiche, spiegando come questo favorisca l'opera degli scafisti, che li stipano su imbarcazioni inadatte alla traversata con molti meno rifornimenti che in passato. Secondo il noto giornalista Gian Micalessin, l'elemento più controverso non sarebbe tanto il fatto che dietro alle operazioni di quelle navi di grossa stazza, spesso battenti bandiera panamense, del Belize e delle isole Marshall, ci siano i finanziamenti di Soros, ma soprattutto che quelle attività realizzano politiche migratorie dissonanti rispetto alle decisioni dei singoli Stati. Propugnando, di fatto, l'ideologia «no border».

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La Open Society ora teme
Naturalmente, la legge che sarà votata dal Parlamento ungherese ha suscitato preoccupazione in Goran Buldioski, il direttore dell’Open Society Initiative for Europe, una delle fondazioni-ombrello del miliardario Soros: «La democrazia e la libertà sono sempre più lontane dall’orizzonte degli interessi dell’Ungheria», ha dichiarato. Eppure, Soros sembra avere una idea «particolare» di democrazia, soprattutto a giudicare dall'ultimo scandalo che l'ha riguardato: un testo della fondazione stessa ha infatti riferito i nomi di 226 deputati del Parlamento europeo «amici» del potente magnate.

La risposta di Orban
A rispondere per le rime al direttore dell’Open Society ci ha pensato Zoltan Kovacs, Segretario di Stato e portavoce del governo di Viktor Orban, secondo cui le ong di non avere alcuna legittimità democratica: «In una democrazia la rappresentanza dovrebbe essere concessa dopo delle elezioni, non secondo la volontà delle potenze straniere». Le organizzazioni non governative presenti in Ungheria forniscono già una serie di documentazioni sull’origine dei loro fondi, ma, secondo l'esecutivo, nonostante ciò molto spesso l'origine del denaro rimane oscura. La pensa così anche il premier Orban, che di recente ha dichiarato: «Le ong che fanno capo a Soros hanno superato ogni limite: non possono incoraggiare i migranti a entrare nel nostro Paese, perché ciò vìola le nostre leggi». Un atto di accusa formulato senza giri di parole, a cui ora potrebbe seguire un vero e proprio provvedimento legislativo.

Le iniziative in Macedonia e Romania
Ma la mobilitazione contro il magnate non è limitata all'Ungheria. In Macedonia, Nenad Mircevski, ha fondato il movimento «Stop Operation Soros», che indaga da mesi sulle attività di Soros in Macedonia tenendo costantemente informato il Parlamento. In Romania, il leader del Partito Social-Democratico Liviu Dragnea ha attaccato pubblicamente il finanziere durante un’intervista di gennaio su Antena 3, dichiarando: «Sono preoccupato delle azioni di Soros. Le fondazioni di quest’uomo operano sul territorio rumeno dagli anni ’90. E vi assicuro», ha aggiunto, «non hanno fatto nulla di buono per il Paese».