29 marzo 2024
Aggiornato 09:30
Per «coprire'» i giochetti dem a sostegno di Clinton contro Sanders

L'ultima accusa di Washington a Putin: «Cerca di favorire Trump»

L'ultima accusa di Washington a Vladimir Putin è un suo ipotetico tentativo di influenzare le elezioni Usa a favore di Donald Trump. Ma il Cremlino smentisce. La convention democratica avrà, comunque, un argomento in comune con quella repubblicana: le e-mail.

NEW YORK - Il presidente russo, Vladimir Putin, sta cercando di influenzare le prossime elezioni presidenziali statunitensi? La domanda, dallo scorso fine settimana, sta circolando tra esperti, politici e media statunitensi, dopo la pubblicazione di 20.000 e-mail rubate dai server del Comitato nazionale democratico, ovvero l'organo di comando del partito, tra cui molti messaggi che hanno messo in imbarazzo importanti esponenti, a partire dalla presidente Debbie Wassermann Schultz, che ha annunciato le proprie dimissioni alla vigilia della convention del partito, al via oggi a Philadelphia.

I democratici a sostegno di Clinton
Dalle e-mail, pubblicate da WikiLeaks, emerge quanto l'apparato del partito democratico abbia favorito Hillary Clinton nelle primarie contro il senatore Bernie Sanders, dando credito ai sospetti circolati sin dall'inizio della campagna elettorale. Provare la fonte di un attacco informatico è molto difficile, ma per alcuni esperti interpellati da New York Times e Washington Post i server del partito sarebbero stati violati da due agenzie d'intelligence russe, ovvero le stesse che avevano in passato attaccato i server di Casa Bianca, dipartimento di Stato e dei vertici militari.

Hacker russi in azione?
Ieri mattina, la questione è esplosa: il capo della campagna elettorale di Clinton, Robby Mook, ha detto al programma 'This Week' della Abc che le e-mail sono state rubate e pubblicate «dai russi con l'obiettivo di aiutare Donald Trump», citando degli «esperti», ma senza fornire prove. Secondo Mook, i russi avrebbero buone ragioni per sostenere Trump: il candidato repubblicano ha detto, in un'intervista al New York Times, che potrebbe non aiutare nazioni appartenenti alla Nato nel caso fossero attaccate dalla Russia.

Accuse da Guerra fredda (o peggio)
Si è trattato di un momento, per certi versi, straordinario: nemmeno nel periodo peggiore della Guerra Fredda lo staff di un candidato si era spinto fino a tali accuse. Accuse necessarie alla campagna di Clinton per mostrare che Trump non solo è un isolazionista, ma che sposerebbe un approccio morbido verso la Russia, nel caso Mosca minacciasse per esempio le repubbliche baltiche, ovvero le ex sovietiche Lituania, Lettonia ed Estonia, che si sono unite alla Nato. In passato, Trump ha anche elogiato Putin, che sarebbe «più leader» del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. Putin ha, a sua volta, fatto i complimenti al candidato repubblicano.

Il commento di Trump
Il capo della campagna elettorale di Trump, Paul Manafort, ha respinto con forza ieri, durante la stessa trasmissione, qualsiasi connessione tra il candidato e Putin, definendo le accuse «assurde, senza basi». Uno dei figli del candidato, Donald Trump Jr., ha detto alla Cnn di non «poter immaginare una bugia più grande». «Se l'avessero fatto i repubblicani, ora sarebbero lì a invocare la sedia elettrica».

I piani per distruggere Bernie Sanders
Potrebbero volerci anni per conoscere i nomi delle persone che hanno diretto l'attacco e i loro motivi. Si tratta, senza dubbio, di una delle più importanti operazioni di furto informatico ai danni di un'organizzazione statunitense, con implicazioni politiche imprevedibili. Trump, dopo la pubblicazione delle e-mail, ha subito commentato su Twitter che questi messaggi «mostrano i piani per distruggere Bernie Sanders. Il sistema è corrotto».

La ricostruzione dei fatti
Le ricostruzioni fatte sino ad ora, secondo il New York Times, suggeriscono che si siano messe all'opera due agenzie, apparentemente l'una non era al corrente che l'altra stesse violando nello stesso momento i computer del partito democratico. Le due avrebbero riversato i dati rubati direttamente, o tramite un intermediario, a WikiLeaks, che avrebbe scelto il momento per renderli pubblici: tra la fine della convention repubblicana e l'inizio di quella democratica. Dietro 'la consegna' pare ci sia l'hacker Guccifer 2.0, che a The Inteceptor ha ammesso direttamente il suo coinvolgimento. Tra gli esperti di cybersicurezza citati dal capo campagna di Clinton figura l'azienda CrowdStrike, già consultata il mese scorso dal Comitato nazionale democratico per un presunto attacco hacker; questa aveva detto allora che due gruppi di hacker erano entrati nei sistemi del partito democratico, uno, in particolare tale AT28, sarebbe operato dalla GRU, l'intelligence militare russa.

Nodo e-mail
La convention democratica avrà, quindi, un argomento in comune con quella repubblicana: le e-mail. Quelle di Clinton sono state al centro della riunione dei repubblicani, quelle del partito democratico contro Sanders, invece, peseranno sulla convention che si apre oggi; il rischio, per Clinton, è di perdere i voti degli elettori del senatore del Vermont, già poco convinti di votare per lei alle presidenziali.

Il Cremlino nega
Nega per interposta persona il Cremlino, le accuse che stanno montando dagli Stati Uniti contro Vladimir Putin, in base alle quali hacker legati alla Russia avrebbero trafugato le email-scandalo che hanno messo in serio imbarazzo la campagna presidenziale di Hillary Clinton negli Usa. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha dichiarato: «In queste accuse è stato detto che gli hacker hanno rapporti con la Russia, ma ha già risposto, se non sbaglio, Donald Trump Jr., che ha negato risoluto» ha detto Peskov.

Simpatie Trump-Putin?
Dal graffito gigante apparso a Vilnius, capitale della Lituania (Ue) dove Trump bacia sulla bocca Putin, le voci di una «bromance» tra i sono solo cresciute, compresi rumors non dimostrati di affari che avrebbero in comune. Ma al di là delle dichiarazioni di simpatia di Trump, i fatti che dimostrano contatti reali tra lui e il leader russo sono esigui. C'è qualche dettaglio però. A inizio luglio il consigliere per gli affari internazionali del candidato alla presidenza degli Stati Uniti Donald Trump Paige Carter è stato a Mosca, dove ha tenuto una conferenza. Secondo un altro consigliere di Trump, il tenente generale in pensione Michael Flynn, Washington ha bisogno di incoraggiare «legami personali» e dialogo per assicurare il successo della sua politica nei confronti di Mosca. «Io parlo con molte persone che non mi piacciono. E non voglio smettere di parlare con loro semplicemente perché non mi piacciono», ha detto.

Fattore Nato
Tornando all'immagine - ispirata al famoso murales dove Leonid Breznev baciava Erich Honecker già segretario generale del Comitato Centrale del Partito di Unità Socialista di Germania della Germania Est, sul muro di Berlino - il fatto che sia apparsa proprio in Lituania riflette la preoccupazione dei baltici relativa alla simpatia mostrata dal candidato repubblicano alla presidenza degli Stati Uniti verso il capo dello stato russo. I lituani, come altre popoli baltici confinanti, già alfieri di una politica europea molto intransigente nei confronti di Mosca, sono preoccupati per le osservazioni critiche di Trump sulla Nato («un optional») e i complimenti invece rivolti a Putin.

(Fonte Askanews)