27 aprile 2024
Aggiornato 00:30
Ipotesi terroristica ventilata da autorità egiziane

Volo EgyptAir, è terrorismo? Se sì, sarebbe un pessimo presagio per l'Europa

Non si sa ancora se il disastro dell'EgyptAir sia riconducibile al terrorismo. Ma, se così fosse, sarebbe una pessima notizia, ancora più tragica di quanto non lo sia già. E non solo per l'Egitto

Il CAIRO - Non è ancora certo che la tragedia dell'EgyptAir in volo da Parigi al Cairo sia stata causata da un attentato terroristico, ma l'ipotesi bomba rimane a tener banco sui media. Intanto dell'Airbus 320, dopo le diverse false notizie circolate sulla stampa internazionale e smentite da Le Monde, sono stati stati ritrovati rottami e anche resti umani. Il satellite dell'Agenzia spaziale europea (Esa) ha anche individuato una macchia di carburante nel mar Mediterraneo proprio nel punto in cui sembra essere caduto l'aereo. Ma sulle cause e sulla dinamica del disastro, si sa ancora poco.

La strana trasparenza del governo egiziano
Alcuni elementi, però, sono in ogni caso significativi. Il primo è che l'ipotesi terroristica è stata ventilata proprio dal governo egiziano, in particolare dal ministro dell'Aviazione Sherif Fathi. Il che, spiega il New York Times, non è affatto scontato. Perché quell'immediata chiarezza sulle circostanze tragiche che potrebbero aver causato il disastro è in netto contrasto con l'atteggiamento tenuto dal governo egiziano in simili circostanze del passato: un atteggiamento di sostanziale dissimulazione. Si pensi ad esempio all'episodio dell'aereo russo precipitato sul Sinai 7 mesi fa: in quel caso l'esecutivo di al Sisi negò per mesi che si fosse trattato di un attentato terroristico, e cercò anzi di dimostrare agli occhi del mondo che l'Egitto è un Paese sicuro e affidabile.

La dissimulazione egiziana in casi simili
Non solo: l'Egitto è stato più volte criticato in casi simili per la sua mancanza di trasparenza. Già quando nel 1999 un volo EgyptAir si inabissò nell'Oceano Atlantico poco dopo essere partito da New York. Senza contare, poi, l'atteggiamento a dir poco ambiguo e poco collaborativo mostrato dal governo di al Sisi nel caso Regeni. In questo caso, invece, Il Cairo si è mostrato più disponibile alla trasparenza. Forse anche per lo shock subito, proprio mentre il Paese stava dando piccoli segnali di ripresa soprattutto nel settore turistico, dopo la tragedia dell'aereo russo di sette mesi fa. E proprio quando la Russia aveva deciso di riprendere i voli di collegamento verso le destinazioni turistiche egiziane.

L'Europa non è sicura
L'altro aspetto importante è che, se fosse confermata la pista dell'attentato, questa sarebbe una pessima notizia non solo per l'Egitto, ma anche per l'Europa intera. Il Cairo subirebbe certamente pesanti contraccolpi economici a livello di turismo, ma non dimentichiamoci che quell'aereo è partito dall'aeroporto parigino di Charles De Gaulle: e se davvero fosse stato un attentato, la tragedia sarebbe la dimostrazione che neppure in Europa, e per di più nei luoghi più controllati in assoluto - gli aeroporti - siamo al sicuro. Il tutto, a circa 6 mesi dagli attentati di Parigi, e a un mese dagli Europei di calcio. 

La Francia nel mirino dell'Isis
Del resto, che la Francia sia un target privilegiato per gli attentati terroristici dello Stato islamico lo ha puntualizzato senza giri di parole lo stesso capo dell'intelligence francese Patrick Calvar davanti al parlamento. Come riporta il quotidiano Le Figaro, Calvar ha spiegato che l'Isis starebbe pianificando nuovi attacchi in Europa, e in particolar modo in Francia, a maggior ragione ora che risulta indebolito in Iraq e in Siria. Una sorta di «ritorsione» sarebbe in atto nei confronti, in particolare, dei Paesi occidentali più attivi sul fronte dei bombardamenti, come la Francia. Non solo: a un mese dagli Europei, l'Isis potrebbe mettere in atto una nuova strategia di attacco: non più kamikaze o militanti armati di kalashnikov, ma una vera e propria campagna terroristica perpetrata seminando esplosivi nei luoghi più affollati. La minaccia proverrebbe anche da circa 400 bambini jihadisti originari di Siria e Iraq, addestrati direttamente da Daesh, che sono stati oggetto di un recente video dello Stato islamico. A tutto ciò, si aggiunga la minaccia proveniente dalla polveriera libica, dove lo Stato islamico starebbe ultimamente spostando uomini e mezzi dalla Siria e dall'Iraq. Una minaccia, insomma, concreta, di cui la tragedia dell'EgyptAir - se sarà confermata la pista terroristica - potrebbe costituire un infausto e terribile presagio.