20 aprile 2024
Aggiornato 02:30
Ma serve la richiesta del governo

Libia, la Nato pronta per la seconda «invasione»?

Il segretario generale dell'Alleanza atlantica, Jens Stoltenberg, ha dichiarato che la Nato è pronta ad aiutare la Libia a disarmare le milizie, ma che l'intervento militare dovrà essere preceduto dalla richiesta del governo libico

TRIPOLI - La Nato non sta preparando alcuna missione da combattimento in Libia, ma «è pronta ad aiutare» il Paese del Nord Africa a disarmare le milizie. E' quanto ha detto a Sky News il segretario generale dell'Alleanza atlantica, Jens Stoltenberg.

Pronti ad aiutare
«La situazione in Libia è molto difficile e pericolosa - ha detto Stoltenberg - ci sono combattimenti, disordini, c'è una crescente presenza dell'Isis». Il numero uno dell'Alleanza ha riferito di contatti con il governo di unità nazionale, esprimendo quindi la disponibilità a intervenire per disarmare le milizie e anche, in futuro, garantire addestramento militare. «Siamo pronti ad aiutare - ha sottolineato - ma devono chiedercelo, perchè non manderemo truppe e non faremo alcuna attività in Libia senza una richiesta del governo libico».

Ambasciatori arrivati a Tripoli
Gli ambasciatori di Francia, Spagna e Regno Unito sono arrivati a Tripoli per garantire il sostegno dei rispettivi Paesi al nuovo governo di unità nazionale, due giorni dopo la visita del ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni. Si tratta della prima visita di diplomatici europei a Tripoli dalla decisione dei Paesi dell'Unione Europea di chiudere le ambasciate a Tripoli durante l'estate 2014, a causa dei combattimenti. L'ambasciatore francese Antoine Sivan, quello britannico Peter Millet e quello spagnolo José Antonio Bordallo sono arrivati all'aeroporto di Metiga prima di dirigersi verso la base navale di Tripoli, dove si trova il capo del governo di unità nazionale, Fayez al Sarraj. Quest'ultimo aveva auspicato due giorni fa, ricevendo Gentiloni, il «ritorno delle missioni diplomatiche a Tripoli il più presto possibile e la ripresa dei collegamenti aerei diretti» con l'Italia. I tre diplomatici ritorneranno al termine di questa visita, prima di un possibile rientro permanente.

Le polemiche dopo la visita di Gentiloni
Peraltro, la visita di Gentiloni nel Paese ha scatenato alcune polemiche. "Quello compiuto dal ministro degli Esteri italiano» Paolo Gentiloni «è un atto di illegalità che viola la sovranità libica garantita dall'unico esecutivo legittimo. Il nostro». E' quanto ha detto, in un'intervista al quotidiano La Stampa, il premier del governo islamico di Tripoli, non riconosicuto dalla comunità internazionale, Khalifa Ghwell. «Non è stato affatto piacevole quello che ha fatto ieri (martedì, ndr) il governo italiano, soprattutto alla luce dei buoni rapporti che l'Italia e la Libia hanno avuto per molti anni. Non è tollerabile», ha spiegato Ghwell. «A comandare è il popolo libico, la cui espressione è il Parlamento di Tripoli che ci ha conferito il mandato di governo. Noi abbiamo il controllo dell'80% del territorio. Se poi arriva uno qualsiasi e pretende di comandare perché sponsorizzato da Europa o Onu non ci interessa, noi facciamo gli interessi del popolo libico, a loro rispondiamo», ha insistito il premier del governo islamico. Insomma, la condanna di Ghwell per il viaggio lampo di Gentiloni a Tripoli, allo scopo di consegnare aiuti umanitari e confermare il sostegno all'esecutivo di fayaz al Sarraj, è totale: «Quello compiuto dal vostro ministro degli Esteri è un atto di illegalità, il governo italiano ha violato le nostre leggi». E se anche altre nazioni dovessero seguire l'esempio dell'Italia, la valutazione non cambierebbe: «Non sarebbe tollerabile, faremmo una denuncia all'Onu perché si tratterebbe di una violazione allo stato di diritto libico e siamo pronti a opporci con tutta la nostra forza», ha commentato Ghwell.

(Con fonte Askanews)