Clinton vs Sanders: tutti i punti che li dividono
Entrambi in blu. Ma nel primo scontro a due, i candidati alla nomination democratica non potevano apparire più diversi
NEW YORK - Entrambi in blu: Hillary Clinton con una collana di perle bianche e una penna con la quale a più riprese si è appuntata frasi. Bernie Sanders con il suo taccuino in vista. I due candidati alle primarie democratiche ieri sera si sono affrontati nel loro primo faccia faccia televisivo, quando mancano cinque giorni alle primarie del New Hampshire, che si svolgeranno martedì prossimo. Uno scontro molto sentito, nel quale sono emerse due idee di partito, due visioni di come i democratici dovrebbero essere. Sin dall'inizio si sapeva che la battaglia sul network progressista Msnbc sarebbe stato un confronto feroce, su distanze impossibili da colmare.
Scontro tra liberal e progressista
Chi è più liberal e chi incarna al meglio il concetto di progressismo? Come fare per tenere sotto controllo Wall Street? Si sapeva inoltre che Sanders avrebbe attaccato Clinton per i suoi trascorsi da «moderata» e per il denaro incassato da Wall Street per i suoi discorsi. E così è stato. Si sapeva che l'ex first lady avrebbe spinto il suo programma a sinistra e avrebbe dipinto Sanders come un idealista, lei come la politica in grado di portare a termine le cose. E lo ha fatto: «La sua è una agenda impossibile da attuare, vuole la sanità gratuita per tutti, le università gratuite per tutti e altre cose che rappresentano un programma liberal inattuabile», ha detto Clinton, aggiungendo: «Lotto per le persone che non possono aspettare questi cambiamenti. Non faccio promesse che non posso mantenere».
La battaglia sul concetto di «progressista»
Un argomento sul quale entrambi si sono subito scontrati è chi tra i due sia il miglior candidato progressista per gli Stati Uniti. Gioco facile per Sanders, che ha subito ricordato come "Hillary qualche anno fa andava in giro e si definiva una moderata». Lei ha subito detto di aver «sbagliato» a usare quella definizione. Di fatto i due hanno combattuto per un'ora abbondante sul significato di politica progressista. «Io sono una progressista che vuole che le cose siano portate a termine", ha detto Clinton. Sanders, che si è definito un democratico socialista, aveva già ricordato ieri che un vero progressista "non prende denaro da Wall Street», come Clinton ha fatto. Clinton a questo punto ha ricordato come Sanders si autoproclami progressista e che secondo i "suoi standard neppure Barack Obama può essere definito un progressista, visto che ha accettato denaro da Wall Street" nel corso delle sue campagne elettorali. "Un progressista è un politico che fa progressi e questo è quello che intendo fare", ha concluso la ex first lady.
Wall Street e i finanziamenti alla politica
Un altro tema centrale è stato il rapporto tra i due candidati e il mondo della finanza. Clinton partiva certo in svantaggio per i suoi trascorsi. Il problema del denaro preso per i suoi discorsi in particolare quello arrivato da Wall Street, ma anche alcuni finanziamenti alla sua campagna elettorale. Glielo ha chiesto Sanders (con cui lei si è lamentata sostenendo che ha costruito una campagna sulle insinuazioni), glielo ha chiesto il moderatore del dibattito. Lei ha ammesso: «Posso non aver fatto il lavoro che serviva per spiegare al meglio i miei trascorsi», ma ha aggiunto che diversi miliardari l'hanno attaccata, ricordando di avere un piano per evitare che Wall Street mantenga il suo potere. Poi, all'ennesimo attacco di Sanders, ha risposto: «Il troppo è troppo. Se hai qualcosa da dire, dillo in maniera diretta», ha affermato. «Ma tu non troverai che ho cambiato la mia posizione o il mio voto a causa di una donazione che ho ricevuto». Sanders ha risposto parlando delle donazioni delle case farmaceutiche e della lobby del petrolio che si sono fatte spazio al Congresso proprio grazie al loro denaro. «C'è una ragione per la quale queste persone hanno messo una grande quantità di denaro nel nostro sistema politico. Danneggiare la nostra democrazia», ha detto il senatore del Vermont.
Politica estera e Stato islamico
Anche la politica estera, e in particolare la lotta contro il gruppo dello Stato islamico, sono stati al centro del dibattito. Entrambi i candidati si sono detti concordi sul piano di Obama che prevede di armare le popolazioni locali e dare loro formazione in Siria. Tuttavia Sanders ha riportato a galla il voto pro-guerra in Iraq di Hillary nel 2002, quando era senatrice. «Un voto nel 2002 non è un piano per sconfiggere l'Isis. Dobbiamo guardare alle minacce di oggi», ha risposto l'ex first lady. Clinton ha ricordato come la Russia sia una minaccia alla stabilità, Sanders invece ha detto di essere preoccupato per l'isolazionismo della Corea del Nord.
Un occhio sulla South Carolina
Poi Clinton, pur essendo totalmente concentrata sulle primarie di martedì prossimo, ha introdotto alcuni temi che le potrebbero tornare utili nel prossimo appuntamento in South Carolina, dove a differenza di Iowa e New Hampshire, la comunità afroamericana è molto forte. «C'è il problema del razzismo, del sessismo, delle discriminazioni contro la comunità Lgbt», ha detto. E lo ha fatto sapendo di attaccare Sanders che è stato criticato per aver poco a favore delle minoranze afroamericane e ispaniche nel suo programma.
La conclusione e l'attacco ai repubblicani
In un raro momento con toni di amicizia, Sanders ha detto: «Rispetto molto il segretario (Clinton, ndr). Nel nostro giorno peggiore, è giusto dirlo, siamo 100 volte meglio di ogni candidato repubblicano». Clinton ha accennato un sorriso e ha allungato la mano verso il suo sfidante che l'ha stretta. Infine la conclusione. Per Clinton gli elettori dovranno andare a votare portando sia il loro «cuore che la loro testa», in contrasto con Sanders che secondo la candidata fa riferimento solo al cuore ma non è in grado di portare le cose a termine. Sanders ha invece promesso «una rivoluzione politica».
(Con fonte Askanews)
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