18 agosto 2025
Aggiornato 21:30
Lo ha detto oggi premier dell'Olanda, presidente di turno

Ue, il nuovo obiettivo: ridurre in 2 mesi il flusso di migranti

La presidenza dell'Unione europea si è data due mesi di tempo, fino alla fine dell'inverno, per arginare il flusso di migranti in arrivo in Europa

STRASBURGO - La presidenza dell'Unione europea si è data due mesi di tempo, fino alla fine dell'inverno, per arginare il flusso di migranti in arrivo in Europa. Lo ha detto oggi il premier olandese Mark Rutte davanti agli eurodeputati riuniti a Strasburgo, nel discorso di presentazione della presidenza di turno olandese.

Cifre «non sostenibili»
«Voglio essere chiaro: le attuali cifre non sono sostenibili. Non abbiamo tempo. Abbiamo bisogno di una forte riduzione (del numero di arrivi di migranti nell'Unione europea, ndr) nelle prossime sei-otto settimane», ha detto Rutte. In primavera, con condizioni climatiche più favorevoli, le autorità europee temono un nuovo «picco», dopo che lo scorso anno sono stati più di un milione i migranti arrivati nel vecchio continente. Già ieri, sempre a Strasburgo, il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, aveva detto che «non abbiamo che due mesi di tempo per riportare le cose sotto controllo» a fronte di dati «non incoraggianti per il periodo natalizio, con oltre 2.000 arrivi al giorno nell'Ue»«Il Consiglio europeo di marzo sarà l'ultimo momento utile per verificare se la nostra strategia funziona - ha detto ieri Tusk - in caso contrario dovremo affrontare gravi conseguenze, tra cui il collasso di Schengen».

Negoziati
Oggi Rutte ha sottolineato la necessità di applicare i diversi negoziati condotti nell'ultimo trimestre del 2015 sulla crisi dei migranti: «E' cruciale che gli accordi raggiunti con la Turchia siano applicati in tempi rapidi, per allentare la pressione sulle nostre frontiere». L'Ue deve anche collaborare con Paesi come Libano e Giordania perchè i profughi abbiamo accesso a scuola, servizi sanitari e lavoro, ha aggiunto in conferenza stampa; gli «hotspot», centri di registrazione e ripartizione dei migranti giunti in Grecia e Italia, devono diventare operativi, ha continuato, e la proposta della Commissione di creare una guardia costiera europea deve essere messa ai voti.

Frontiere macedoni chiuse
La Macedonia ha chiuso le sue frontiere con la Grecia ai migranti: lo ha annunciato la polizia da Skopje, capitale macedone. «La frontiera è chiusa», ha dichiarato un alto funzionario della polizia macedone, mentre un agente della polizia nel Nord della Grecia ha detto che il confine è chiuso da ieri e circa 600 migranti sono bloccati alla frontiera.

Numeri record
Hanno raggiunto quota 995.000. In Italia pari a 77.970 Il numero di persone che, arrivate ai confini con l'Europa, hanno fatto richiesta di asilo «è senza precedenti nell'epoca recente» e il trend è destinato a continuare. Lo sostiene il Fondo monetario internazionale in un rapporto pubblicato oggi e intitolato «The Refugee Surge in Europe: Economic Challenges» (L'aumento dei rifugiati in Europa: le sfide economiche). Nel documento si legge che dal gennaio all'ottobre del 2015 sono stati 995.000 gli individui che hanno chiesto asilo in un Paese Ue per la prima volta, oltre il doppio di quanto registrato nello stesso periodo nel 2014. In una tabella l'Fmi calcola che in Italia le domande di asilo siano state 77.970 (dato calcolato includendo novembre), più delle 32.090 del Regno Unito (dato calcolato fino allo scorso ottobre) ma meno delle 476.649 della Germania e delle 162.877 della Svezia. «L'incremento è stato più rapido in Germania, Ungheria e Svezia, in parte per ragioni geografiche (Ungheria) e in parte per il desiderio dei rifugiati di raggiungere Stati membri dell'Ue più prosperi e propensi ad accettare» migranti (Germania a Svezia). Anche la presenza consolidata di reti etniche ha giocato un ruolo nella scelta della destinazione, fa notare l'Fmi stimando che «il forte flusso di persone in cerca di asilo potrà persistere per un po'». Si stima che ci siano 8 milioni di persone che hanno dovuto abbandonare le loro case in Siria. Ad esse si aggiungono altri 4 milioni di siriani finiti in Paesi vicini. La Turchia, dice il Fondo, «gioca un ruolo chiave come primo Paese di transizione. Nell'Europa, Grecia e Italia spesso fungono da primo punto di arrivo per i rifugiati in arrivo via mare». Nei primi 10 mesi dello scorso anno, siriani e persone dai Balcani hanno rappresentato rispettivamente un quarto e il 15% dei richiedenti asilo. Il 13% delle richieste è arrivato da afgani, il 9% da iracheni e il 4% da pachistani. L'Fmi sottolinea che la gran parte delle domande di asilo giunte da abitanti dei Balcani - calate vistosamente in autunno - è stato bocciato mentre oltre l'85% delle richieste da parte di iracheni e siriani è stato accettato. Il numero di richieste di asilo nel 2015, continua l'Fmi, ha superato il picco precedente raggiunto dopo la caduta del muro di Berlino e durante il conflitto nella ex Jugoslavia. Il massimo fu raggiunto nell'Ue nel 1992, quando le domande furono 670.000 e rimasero su quei livelli tra il 1990 e il 1993. Il numero di rifugiati dalla ex Jugoslavia raggiunse quota 1,4 milioni nel 1996 e calò successivamente con il ritorno di molti nelle loro nazioni di origine. Durante la crisi nel Kosovo nel 1999 le domande di asilo superarono le 400.000 annue. Prima della crisi attuale, il numero di rifugiati che vivevano in Europa era ben al di sotto dei livelli degli anni '90 ed era pari «soltanto all'11% dei rifugiati nel mondo».

(Con fonte Askanews)