20 agosto 2025
Aggiornato 14:00
Per la cancelliera un 2016 iniziato sotto i peggiori auspici

Sarà Colonia a rovesciare il trono di Angela Merkel?

Da «donna dell'anno» del Time per le sue politiche di accoglienza, a colpevole dell'islamizzazione della Germania per il New York Times. I fatti di Colonia sembrano accelerare la trasformazione della Merkel agli occhi dell'opinione pubblica. E l'epilogo potrebbe essere disastroso

BERLINO - E' stata incoronata «donna dell'anno» per il 2015 dal Time e dal Financial Times, e si è posizionata al secondo posto, dopo Vladimir Putin, nella tradizionale classifica dei personaggi più potenti del mondo realizzata da Forbes: e in tutti e tre i casi, la motivazione per cui Angela Merkel ha ottenuto l'ambito titolo era legata soprattutto alle sue posizioni (giudicate «coraggiose») nell'ambito della crisi migratoria. Da quando ha spalancato le porte a più di 1 milioni di profughi, cioè, la cancelliera di Germania ha letteralmente polarizzato il dibattito: parte dell'opinione pubblica l'ha incoronata campionessa dell'accoglienza e della solidarietà, in Europa e nel mondo; altra parte, invece, ha giudicato in modo tutt'altro che generoso le sue politiche, in Germania e fuori. Ma dopo i fatti di Colonia della notte di San Silvestro, l'ago della bilancia potrebbe pericolosamente tendere per quest'ultima tendenza.

Tra accoglienza e critiche
In effetti, non è un mistero che la decisione di Angela di aprire le porte ai rifugiati abbia provocato fin da subito diverse tensioni politiche e sociali nel Paese. Un'ampia fronda dei cristiano-democratici (l'alleanza Cdu-Csu da lei guidata) l'ha subito accusata di aver compiuto un salto nel buio, mettendo pesantemente a rischio la tenuta della coalizione: perché il «gemello» bavarese del partito della Merkel, la Csu, ha opposto strenue resistenze all'impostazione solidaristica della cancelliera. Non solo: tale politica migratoria ha finito per rafforzare le formazioni di estrema destra: oltre ad Alternativa per la Germania (Apf), da sempre sostenitrice dell'uscita dall'euro e di una disciplina ben più severa sull'immigrazione, a proliferare sono stati anche i movimenti islamofobici, come Pegida. Del resto, lo stesso congresso della Cdu tenutosi lo scorso dicembre ha definito «troppo buonista» la posizione della Merkel, spingendo per una sensibile riduzione degli ingressi di profughi in Germania: e proprio in quella occasione si è consumato il braccio di ferro tra il partito e la cancelliera, decisa a non permettere che si stabilisse un tetto massimo di rifugiati da accogliere per il 2016.

L'attacco del New York Times
La Merkel, però, è stata «assediata» anche dall'esterno, in particolare dai Paesi dell'Europa dell'Est e del Nord: notizia di pochi giorni fa, la sospensione temporanea di Schengen da parte di Danimarca e Svezia. Ma ora, dopo i fatti di Colonia, a fare le pulci alla «paladina del mondo libero» (come l'ha definita il Time) non sono più soltanto i tedeschi più conservatori e le destre europee: l'attacco è giunto nientemeno che dal New York Times, che ha giudicato un grosso errore la sua politica dell'accoglienza. Il quotidiano della Grande Mela ha messo in luce, in particolare, i pericoli di una mancata e difficoltosa integrazione, e non solo visto i numeri inediti: soprattutto, perché la Germania sta aprendo le porte a molti teenager o ventenni stranieri, tutta popolazione in età fertile che, in qualche modo, potrà «arabizzare» il Paese. Un pericolo - secondo il New York Times - per la stabilità interna e la tenuta dell'Europa stessa, al punto che la testata si augura che la Merkel lasci presto il suo «trono», in modo da evitare che gli scenari tratteggiati finiscano per realizzarsi. 

Venti di opinione pubblica sempre più negativi
L'editoriale del New York Times può essere indicativo di come, dopo Colonia, i venti dell'opinione pubblica siano sempre più critici. Del resto, l'apparato di sicurezza tedesco, la notte del 31 dicembre scorso, ha mostrato gravissime lacune dopo i tagli perpetrati negli ultimi anni, e la sensazione diffusa è che, proprio come preconizzato dai movimenti di destra estrema e dalla fronda interna di Cdu-Csu, la situazione sia sfuggita di mano al governo. E la cancelliera ne è ben consapevole: non è un caso che si sia affrettata a garantire, all'indomani delle violenze, una linea più dura in materia di rimpatri ed espulsioni, promettendo di adottare una politica adatta a salvaguardare la popolazione tedesca. Contemporaneamente, però, ha voluto ribadire che nulla può giustificare atti di intolleranza e chiusura contro i rifugiati, che devono essere accolti. Un «oscillamento»  ben esplicativo della «crisi» attraversata dalla Merkel, attesa all'impietoso varco dei sondaggi. Intanto, secondo la Bild il 49% della popolazione teme che gli avvenimenti di Colonia possano ripetersi in altre città. Ad alzare la tensione, episodi di violenza contro gli stranieri - pare organizzati via social network -, e l'imponente manifestazione di Lipsia, dove migliaia di hooligan hanno protestato contro l'accoglienza al grido di «Noi siamo il popolo»«Resistenza!», «Deportateli!».

Un trono instabile
Pare proprio che il 2016, insomma, non sia iniziato sotto i migliori auspici per Angela. Il tremendo scenario della notte di San Silvestro - il peggiore possibile per un leader impegnato a far accettare flussi di immigrazione senza precedenti, nonché facilmente strumentalizzabile - rischia davvero di abbassare ulteriormente i consensi in patria, e di vanificare gli sforzi della cancelliera di dettare l'agenda in sede europea nella direzione dell'accoglienza. Dopo quanto accaduto, cioè, è probabile che le resistenze provenienti da varie parti d'Europa finiscano per vanificare i pochi passi avanti compiuti per stabilire una politica d'asilo comune. Ma soprattutto, quella notte terribile potrebbe rivelarsi il «colpo di grazia» per la longeva cancelliera di Germania, il cui trono, ormai, appare da tempo traballante.