18 aprile 2024
Aggiornato 12:30
In vista delle regionali di domenica

Il «capolavoro» di Marine. Come il Front National sta conquistando la Francia

Dopo gli attentati di Parigi, è stato il partito che è cresciuto di più. Ma il gradimento ottenuto, questa volta, non è figlio di facili slogan e semplificazioni troppo superficiali. Piuttosto, trae origine da un consenso costruito passo passo e sempre più trasversale

PARIGI – Manca ancora qualche giorno alle elezioni regionali francesi di domenica, ma già si parla di «effetto Marine Le Pen». Perché la coraggiosa leader del Front National potrebbe colorare di «bleu-Marine» ben quattro regioni d’oltralpe. Il Front sarebbe infatti in vantaggio non solo nel Nord-Pas de Calais-Picardie e in Provenza, con le candidature rispettivamente di Marine Le Pen e della giovanissima nipote Marion, ma è seriamente candidato a contendere altre due regioni (la Borgogna e Alsazia-Champagne-Ardenne) agli avversari gollisti e socialisti. E ciò che stupisce, tra le altre cose, è che, una volta che il partito si è definitivamente liberato di Le Pen «padre», a emergere è stata un’altra componente della famiglia: la 25enne Marion, data favorita di ben sei punti. Insomma: il Front National vive l’ennesimo momento di grazia.

L'onda inarrestabile
A confermarlo sono i sondaggi: alcune rilevazioni sfiorano il 40%, percentuale che incoronerebbe il partito di estrema destra francese il primo nel Paese. Una crescita avvenuta giorno dopo giorno, anno dopo anno, e che sarebbe sbagliato liquidare come il mero effetto degli attentati del 13 novembre. A dimostrarlo, il fatto che, dopo i terribili attacchi di Parigi, anche il gradimento del presidente francese Francois Hollande – prima quasi a pezzi – ha subito un rialzo di ben 7 punti: segno che i francesi hanno apprezzato la risposta del presidente in patria e in Siria, e i suoi discorsi intrisi di orgoglio nazionale. Eppure, né Hollande né tantomeno il ritorno in grande stile di Nicolas Sarkozy hanno potuto arrestare l’«onda Le Pen»: segnale di come Marine abbia saputo già da tempo costruirsi una base solida, che negli ultimi giorni di caos non ha deluso.

Dopo il 13 novembre: la scelta della responsabilità
In effetti, l’atteggiamento tenuto dalla Le Pen dopo le stragi ha sorpreso non pochi osservatori. Perché dalla leader di un partito di estrema destra ci si sarebbe aspettati voce grossa e attacchi al governo, facile bersaglio in tema di sicurezza. Diversamente dal passato, invece, Marine ha scelto di tenere un profilo molto basso: nessuna facile speculazione sull’emotività, nessun avventato riferimento alle enormi responsabilità del governo e di Hollande. Non che il Front abbia improvvisamente perso la sua connotazione «populista», ma la campagna elettorale è stata sospesa per giorni in nome di una necessaria unità nazionale. Un atteggiamento che ha «costretto» Hollande a invitare, per la prima volta, la leader del Front National all’Eliseo per un incontro straordinario sul tema della sicurezza. Un riconoscimento implicito, destinato a colpire molti simpatizzanti del Front National ancora indecisi, e soprattutto ad allontanare lo spettro della tanto temuta «destra estrema lepenista». Perché questa destra «lepenista» ha dimostrato di saper mettere al primo posto, quando necessario, un saldo senso di responsabilità.

«Chi confonde terroristi e musulmani è uno stronzo»
Una delle ultime più grandi intuizioni di Marine Le Pen è stata quella di non lasciarsi sedurre da slogan troppo facili. Così, anziché dare adito a reazioni anti-islamiche che noi, in Italia, conosciamo molto bene, forse memore degli errori del passato, la leader del Front non ha voluto generalizzare. Non è un caso che il capolista del partito alle prossime elezioni per la regione parigina abbia dichiarato con forza: «Chi confonde i terroristi con la maggior parte dei musulmani è uno stronzo. E mai il Front National avrebbe potuto usare l’espressione ‘bastardi islamici’: abbiamo una responsabilità politica». Stoccata, insomma, diretta addirittura al tanto discusso titolo del quotidiano italiano Libero, con cui in teoria il Front dovrebbe condividere, a grandi linee, l’orientamento politico. Ciò non significa che Marine, sull’immigrazione e sul contrasto all’islamismo, abbia cambiato idea. Le sue idee rimangono chiare: controllo e limitazione dei flussi e contrasto alla radicalizzazione, con la proposta di chiudere le moschee a rischio e addirittura di togliere la cittadinanza ai francesi con doppia nazionalità sodali degli islamisti.

Parola d'ordine: sovranità
Insomma, dopo quel maledetto 13 novembre, Marine Le Pen sembra aver imboccato la strada meno scontata, quella della responsabilità. Scelta che, a giudicare dai sondaggi, ha pagato. Ma l’ultimo exploit è solo il coronamento di un processo di costruzione del consenso sempre più trasversale, che ha conquistato anche diversi elettori di sinistra delusi dai socialisti. Un consenso fondato principalmente su una parola d’ordine: «sovranità». Non solo una sovranità da difendere contro i terroristi, ma anche rispetto all'odiatissima Bruxelles, a cui Marine rivolgerebbe ben volentieri un definitivo addio. Sovranità, anche, dalle politiche della Nato, che la leader del Front National abbandonerebbe di buon grado a favore di una più stretta collaborazione con la Russia di Putin. Una sovranità attraverso cui difendere gli interessi dei francesi prima di qualunque altra cosa: soprattutto di quelli che vivono nelle periferie, abbandonati da una sinistra ormai radicalmente cosmopolita, ma anche dei piccoli proprietari e degli operai disoccupati, ai quali Marine ha promesso «che la Francia resterà un paese agricolo» e che di fronte alla de-industrializzazione non saranno i francesi a dover cedere il posto agli immigrati arrivati in massa.

Colpo da maestra
Ma a conquistare non è stato soltanto il programma: anche la figura di Marine, donna forte e indipendente, brillante avvocato sopravvissuto, da bambina, a un attentato dinamitardo diretto al padre, succeduta poi a Jean-Marie nella guida del Front National e capace, addirittura, di allontanarlo definitivamente dal partito. La guerra dei Le Pen è stato il «colpo da maestra» di Marine: dissociatasi da affermazioni e comportamenti evidentemente censurabili del padre, non ha esitato a «sacrificarlo» per difendere quella che, a suo avviso, sarebbe dovuta essere l’identità del partito. Un partito che doveva necessariamente tagliare i ponti con il passato (e con certe posizioni «distruttive»), per avere la possibilità di conquistare la fiducia di una fetta sempre maggiore di elettori. Non è un caso che Marine abbia lucidamente osservato: «Il Front National ha un programma realistico e serio, ormai fonte di ispirazione persino per François Hollande». Un’affermazione che dimostra la consapevolezza, da parte della leader, del suo «capolavoro»: la trasformazione di un movimento che rischiava di rimanere confinato a limitatissime nicchie «estremiste» in un partito capace di far paura a sinistra e destra tradizionali. Un partito che pare destinato, domenica, a ottenere un ulteriore «storico» riconoscimento da parte dei francesi.