16 aprile 2024
Aggiornato 07:30
Il voto del 25 ottobre è anche un referendum su kirchnerismo

Presidenziali Argentina, tra Scioli e Macri caccia agli indecisi

Due gli scenari possibili: la prosecuzione dell'era della presidente Cristina Fernandez Kirchner o il ballottaggio in cui Macri punta a raccogliere anche i voti dei peronisti.

BUENOS AIRES - L'Argentina si prepara al primo turno delle elezioni presidenziali che si svolgeranno il 25 ottobre e i due principali sfidanti, il kirchnerista Daniel Scioli (Frente para la Victoria) e il conservatore Mauricio Macri (Cambiemos), puntano a convincere il 10% degli indecisi che potrebbe essere l'ago della bilancia del voto. Due gli scenari possibili: la prosecuzione dell'era della presidente Cristina Fernandez Kirchner o il ballottaggio in cui Macri punta a raccogliere anche i voti dei peronisti.

Il voto di domenica è, però, soprattutto un referendum sul «kirchnerismo», la particolare forma di populismo praticato dai Kirchner, Nestor prima e Cristina poi, un mix di generosi programmi di welfare, autoritarismo e nazionalismo argentino che ha creato una vasta base di consenso in Argentina. I detrattori della presidente, però, sostengono che proprio i sussidi per le madri single, per le utenze di gas e luce e i periodici aumenti delle pensioni abbiano contribuito pesantemente all'aumento dell'inflazione che secondo gli analisti indipendenti potrebbe superare il 30%.

Secondo gli ultimi sondaggi la distanza tra Scioli e Macri dovrebbe essere rimasta la stessa delle primarie di agosto quando ciascun partito ha scelto il suo candidato alla Casa Rosada. Il governatore della regione di Buenos Aires si aggira intorno al 38% delle preferenze, mentre il sindaco della capitale argentina intorno al 30%.

Stando così le cose, conquistare il 10% degli indecisi resta cruciale per Scioli che punta ad ottenere il 45% dei voti o il 40% ma con oltre 10 punti di distacco dal secondo arrivato, come dice la Costituzione argentina. Altrettanto fondamentale è per Macri che se riuscisse a tenere Scioli sotto il 40% potrebbe giocare le sue carte al secondo turno il 22 novembre grazie ai sostenitori del terzo candidato, il peronista Sergio Massa.

Secondo il sondaggio di Management & Fit, un argentino su 10 è ancora indeciso sul candidato da votare, mentre il 17% ha dichiarato che potrebbe cambiare idea in questi ultimi giorni di campagna elettorale. Gli ultimi comizi si svolgeranno giovedì. Scioli, scrive El mundo, si concentrerà nella provincia di Santa Fe e nell'hinterland di Buenos Aires, La Matanza, tradizionale bastione peronista nel quale ha fatto recentemente breccia Macri. Il candidato della presidente ha basato la maggior parte dei suoi consensi proprio sulla popolarità della Kirchner e sui suoi programmi di welfare e di prepensionamento particolarmente generosi.

Macri, invece, si è presentato agli elettori come l'unica vera alternativa alla prosecuzione dell'era Kirchner. Ha promesso di mettere subito mano ad alcune delle riforme della presidente e di ridare indipendenza alla magistratura e alla Banca Centrale, entrambe sotto diretto controllo del governo. Il candidato conservatore, ex presidente della quadra di calcio del Boca Junior, ha però dovuto garantire che non toccherà le voci di spesa relative ai sussidi statali.

La presidente Kirchner, che ha definito Scioli il suo successore anche se non rappresenta la linea più purista del kirchnerismo, teme principalmente i risultati della provincia di Santa Cruz, dove la famiglia presidenziale si gioca il suo futuro politico con la candidatura del primogenito Maximo Kirchner.

Sulle elezioni presidenziali argentine resta, comunque, un'eredità da non trascurare: quella di Evita Peron. La persona che evoca di più lo spirito di Evita è sua nipote Cristina Alvarez Rodriguez, che sembra destinata a una brillante carriera politica. Quarantasette anni, divorziata, madre di una ragazza di 12 anni, Alvarez Rodriguez è entrata in politica dopo la crisi economica del 2001. E se Scioli vincerà la presidenza, la discendente dei Peron avrà sicuramente un posto di rilievo nel nuovo governo.