28 marzo 2024
Aggiornato 22:30
Secondo dibattito repubblicano

Trump sempre più protagonista ma Fiorina sorprende

Il magnate newyorchese del real estate si è contenuto più del solito permettendo l'ascesa a sorpresa di Carly Fiorina, l'unica donna presente tra gli 11 aspiranti alla Casa Bianca che ieri si sono sfidati nella biblioteca presidenziale dedicata al quarantesimo presidente Usa Ronald Reagan.

NEW YORK - E' Donald Trump il protagonista del secondo dibattito repubblicano, se non altro per la quantità di tempo con cui ha dominato la scena. Ma il magnate newyorchese del real estate si è contenuto più del solito permettendo l'ascesa a sorpresa di Carly Fiorina, l'unica donna presente tra gli 11 aspiranti alla Casa Bianca che ieri si sono sfidati nella biblioteca presidenziale dedicata al quarantesimo presidente Usa Ronald Reagan. Jeb Bush ha strappato risate e applausi con un'ammissione: ha fumato marijuana (ma ben 40 anni fa). «Sono sicuro che altri lo abbiano fatto», ha detto guardando i suoi avversari, «ma magari non lo vogliono dire di fronte a 25 milioni di persone. Io l'ho fatto e mia madre non ne è felice». Ben Carson, l'ex neochirurgo in ascesa nei sondaggi, non ha invece lasciato il segno forse perché schiacciato dall'ego altrui. E diversamente dal primo dibattito del sei agosto scorso, la sostanza c'è stata: i temi di politica estera hanno forse dominato più di tutti ma non sono mancanti momenti dai contenuti più leggeri come la donna che vorrebbero sulla banconota da 10 dollari (l'icona dei diritti civili Rosa Parks ha vinto).

I candidati conservatori alle elezioni del 2016 hanno usato il dibattito trasmesso su Cnn per attaccare l'uomo che fino ad ora ha guidato i sondaggi: Trump. Fiorina ha detto che «è un grande intrattenitore». Scott Walker, governatore del Wisconsin, ha tuonato che «non abbiamo bisogno di un altro apprendista alla Casa Bianca» riferendosi al reality show «The apprentice» in cui Trump era protagonista. Rand Paul, senatore del Kentucky, ha chiesto retoricamente se «vogliamo davvero qualcuno con quel carattere e con quel modo di parlare senza veli» a guidare un Paese in cui un po' di diplomazia è fondamentale. Della stessa opinione è stato Bush, preoccupato del modo con cui Trump «insulta i leader in giro per il mondo» anche se lui sostiene di «andare d'accordo con tutti», così sarebbe anche con il presidente russo Vladimir Putin se da Commander in Chief fosse chiamato a trovare una soluzione alla guerra civile in Siria.

Anche Bush non è rimasto indietro: dopo una partenza lenta ha sferzato colpi a colui che lo ha preso di mira per tutta l'estate accusandolo di essere un burattino in mano ai donatori. «Non è assolutamente vero», ha risposto sostenendo che Trump usa il suo patrimonio per agire come un «rappresentante di interessi particolari», come quando spinse per favorire il gioco d'azzardo in Florida ai tempi in cui lui era governatore. «Totalmente falso», ha replicato Trump. «Se lo avessi voluto [un casinò], lo avrei ottenuto». Bush ha ribattuto: «Lo volevi e non lo hai ottenuto perché io ero contrario». Solo a quel punto Trump, da sempre convinto che a Bush manchi slancio, ha sferzato una battuta: «Più energia questa sera». Per altro i due si sono scontrati anche sull'invasione in Iraq. Trump si è vantato di essere l'unico candidato del Gop ad essersi opposto alla guerra nel 2003. Bush, il fratello più giovane del 43esimo presidente Usa George W. Bush (dal 2001 al 2009), ha dichiarato: «In merito a mio fratello una cosa è certa: ci ha tenuti al sicuro». Peccato che, come alcuni hanno fatto notare, George W. fosse Commander in Chief quando l'America fu attaccata l'11 settembre del 2001.

Nonostante gli attacchi, Trump non ha mollato: ha più volte detto che quanto Bush stava dicendo fosse «sbagliato, sbagliato»; ha fatto notare a Walker come fosse «precipitato» nei sondaggi in Iowa e ha schernito Paul non solo inizialmente, quando ha detto che «non dovrebbe nemmeno essere in questo dibattito», ma anche quando ha parlato del suo look: «Non l'ho mai attaccato sul suo aspetto ma, credetemi, c'è molto da dire su quest'argomento».

Proprio sull'aspetto il presentatore di Cnn ha sparso un po' di pepe ricordando che Trump aveva recentemente denigrato Fiorina dichiarando: «Guardate la sua faccia. Qualcuno la voterebbe?». E' vero che il businessman newyorchese aveva poi precisato di avere fatto riferimento alla sua immagine pubblica, ma il moderatore ha sfruttato quell'aggiustamento di rotta per chiedere a Fiorina, ex amministratore delegato di HP, un commento sull'immagine pubblica di Trump. Lei ha risposto: «Credo che tutte le donne di questo Paese abbiano udito chiaramente cosa Trump ha detto». A quel punto un forte applauso è esploso. E lui ha replicato: «Credo che lei abbia una faccia bellissima ed è una donna bellissima». E, abituato a farsi circondare da femme fatale, ha continuato: «Io amo tutte le donne e mi prendo cura di loro».

Altri candidati hanno evitato di mettere direttamente i bastoni tra le ruote a Trump. John Kasich, governatore dell'Ohio, ha cercato di interrompere i battibecchi altrui mettendosi nei panni del telespettatore: «Sarei propenso a spegnere la tv...loro vogliono sapere come faremo ad aggiustare» la politica a Washington. Simile scelta è stata fatta da Chris Christie, per gran parte della serata in silenzio. Una delle poche volte in cui ha preso la parola con toni decisi risale al momento in cui ha interrotto un botta e risposta tra l'imprenditore Trump e l'ex Ceo Fiorina: «Non vogliamo sentire questo botta e risposta infantile su chi ha fatto meglio» nella vita, ha tuonato il governatore del New Jersey. «Siete tutte e due persone di successo. Congratulazioni. Quel che conta qui è la classe media», colpita secondo lui dal presidente Usa Barack Obama e dalla candidata democratica Hillary Clinton.

A tratti il dibattito si è fatto personale, ma in modi diversi. Il moderatore ancora una volta ha stuzzicato Trump facendo notare che aveva insinuato che le idee di Bush sull'immigrazione fossero condizionate dalla moglie nata in Messico. Bush ha colto l'occasione dicendo allo sfidante di chiedere scusa alla coniuge Columba seduta tra il pubblico. Trump si è rifiutato: «No, perché non ho detto nulla di sbagliato». Un altro momento personale lo ha messo a segno Fiorina. Non tanto quando ha aperto il dibattito dicendo che il suo percorso professionale - da segretaria ad amministratore delegato di una grande azienda - può verificarsi solo in America. Il tono di voce di Fiorina da pungente e determinato è diventato commovente quando, parlando della legalizzazione della cannabis, ha ricordato che lei e il marito hanno visto morire la loro figlia di overdose per dire che la dipendenza dalle droghe è un'epidemia che strappa la vita a troppe persone: «Stiamo fuorviando i giovani dicendo loro che la marijuana è equivalente al bere una birra. Non lo è».

Ora dopo circa tre ore di dibattito (troppe, non solo per lo spettatore ma anche per i candidati) la parola passa di nuovo ai sondaggi.

(con fonte Askanews)