Russia, linea dura sull'embargo agricolo: la zappa sui piedi dei produttori UE
In Russia, da oggi, le ruspe sono in azione per distruggere i prodotti occidentali sotto embargo che continuano ad arrivare alla frontiera russa
MOSCA (askanews) - In Russia, da oggi, le ruspe sono in azione per distruggere i prodotti occidentali sotto embargo che continuano ad arrivare alla frontiera russa. Almeno 100 tonnellate di ogni ben di Dio - frutta, verdura, formaggi - sono stati schiacciati per timore che possano rientrare nel Paese attraverso qualche triangolazione, magari attraverso Paesi che hanno accordi di liberalizzazione doganale con Mosca.
Embargo reazione alle sanzioni
L'embargo dei prodotti agricoli occidentali, prorogato di un altro anno dal presidente Vladimir Putin a luglio, è stato imposto come reazione delle sanzioni statunitensi ed europee contro la Russia per l'annessione della Crimea e per il ruolo avuto da Mosca nel conflitto in Ucraina orientale. Per funzionare è necessario che il blocco sia vero e, quindi, l'agenzia russa Rosselkhoznadzor, l'ente federale russo per la sicurezza alimentare, ha promesso distruzioni quotidiane «con tutti i mezzi possibili».
Decisione che ha attirato critiche
La decisione, voluta dallo stesso Putin, ha sollevato critiche. Una petizione per revocarla ha raccolto 300mila firme. Segno che, in realtà, esiste ancora un flusso degli apprezzati prodotti alimentari in Russia. La Russia copre, secondo Eurostat, il 10 per cento delle esportazioni agricole e alimentari europee. Prima dell'embargo, la Lituania era il principale esportatore agricolo, la Polonia con le sue mele il secondo, la Germania il terzo. Secondo il ministero dello Sviluppo economico russo, da agosto 2014 a luglio 2015, l'import di prodotti alimentari europei è calato di 2,5 miliardi di dollari.
Conto salatissimo per l'Italia
Per i produttori italiani il conto dell'embargo russo è salato: circa 240 milioni di euro in un anno solo di mancato export dei prodotti agroalimentari Made in Italy direttamente colpiti, ma le perdite sono nettamente maggiori se si considerano gli effetti indiretti che riguardano altri prodotti e altri settori. E' quanto emerge da uno studio della Coldiretti. I prodotti italiani più colpiti sono stati la frutta fresca, i lattiero caseari e i formaggi, la carne e i suoi derivati, ma tra questi a soffrire sono molte specialità alimentari come il Parmigiano reggiano e il Grana Padano che - stima la Coldiretti - contano in media perdite dirette per le mancate esportazioni di 15 milioni di euro nell'arco dell'anno. L'impossibilità di esportare sul mercato russo - ha osservato la Coldiretti - ha peraltro provocato per molti prodotti alimentari una situazione di eccesso di offerta sul mercato europeo con ricadute negative sui prezzi riconosciuti agli agricoltori. E' il caso del latte, che viene oggi pagato agli allevatori italiani il 20 per cento in meno rispetto allo scorso anno, e dell'ortofrutta sulla quale si sono innescate pericolose speculazioni.
Danno a lungo termine
Il danno maggiore che rischia di durare negli anni è determinato però dal fatto che lo stop alle importazioni di frutta, verdura, salumi e formaggi dall'Italia ha provocato in Russia - denuncia la Coldiretti - un vero boom nella produzione locale di prodotti Made in Italy taroccati, dai salumi ai formaggi, con la produzione casearia russa di formaggio che nei primi quattro mesi del 2015 ha registrato infatti un sorprendente aumento del 30 per cento e riguarda anche imitazioni di mozzarella, robiola o parmesan. Ma i falsi scovati dalla Coldiretti arrivano anche da molti Paesi che non sono stati colpiti dall'embargo come la Svizzera, la Bielorussia, l'Argentina o il Brasile. Se la stanno, poi, vedendo male anche i produttori tedeschi che hanno visto un dimezzamento dell'export agroalimentare dal 1,8 miliardi di euro a 900 milioni di euro. Il dato è stato diffuso dalla federazione Dbv.
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