4 ottobre 2024
Aggiornato 22:30
Dall'account «Shariah is Life»

#TexasAttack, i tweet poco prima della sparatoria

Una serie di tweet sarebbe stata pubblicata 15 minuti prima della notizia della sparatoria in Texas, negli Stati Uniti, a una mostra dedicata alle vignette su Maometto. Dall'account "Shariah is Life", poi sospeso, sono partiti tweet con l'hashtag #texasattack, inneggianti ai mujaheddin

NEW YORK (askanews) - Una serie di tweet sarebbe stata pubblicata 15 minuti prima della notizia della sparatoria in Texas, negli Stati Uniti, a una mostra dedicata alle vignette su Maometto. Dall'account «Shariah is Life», 'la Shari'a è vita', poi sospeso, sono partiti tweet con l'hashtag #texasattack, inneggianti ai mujaheddin; in precedenza, erano stati pubblicati messaggi a sostegno dell'estremismo islamico, incluso l'Isis. Lo riferisce The Guardian.

Tweet prima della sparatoria
La foto del profilo includeva l'immagine dell'imam Anwar al-Awlaki, il primo cittadino statunitense, presunto leader di al Qaida, ucciso con un attacco condotto con un drone secondo il programma di lotta contro il terrorismo degli Stati Uniti. L'account invitava inoltre a seguirne un altro, «AbuHussainAlBritani», a sua volta sospeso, dove era apparso, prima della sparatoria, il messaggio: «I coltelli sono stati affilati, presto verremo nelle vostre strade con morte e massacri».

Rassegna sulle caricature
La rassegna sulle caricature organizzata dall'associazione «American Freedom Defense Initiative», conosciuta per le sue posizioni contro l'Islam, era stata presentata come un evento a favore della «libertà di espressione» a cui era stato invitato il politico olandese Geert Wilders, fondatore e leader del Partito per la libertà (Pvv), che si è dichiarato «sconvolto», denunciando "un attentato alla libertà di tutti». Due uomini armati sono stati uccisi dalla polizia, ieri sera, dopo che i due avevano sparato a una guardia di sicurezza privata, rimasta ferita. Dopo la sparatoria, avvenuta al Curtis Culwell Center di Garland, vicino a Dallas, la blogger conservatrice e cofondatrice dell'American Freedom Defense Initiative, Pamela Geller, ha scritto che «questa è una guerra contro la libertà di parola. La guerra è qui».