19 aprile 2024
Aggiornato 03:00
Trovato un velivolo sul tetto dell'ufficio del presidente nipponico

Non solo Giappone. Il mistero dei droni per i cieli di tutto il pianeta

Ha fatto scalpore la notizia del ritrovamento di un piccolo drone sul tetto dell’ufficio del premier nipponico Shinzo Abe a Tokyo. Ma l'allarme non è solo gapponese: episodi di questo genere si sono moltiplicati in tutto il mondo. Dal drone nel giardino della Casa Bianca, ai velivoli misteriosi su Parigi, tali vicende dimostrano quanto i controlli siano ancora difficili.

TOKYO – Ha fatto scalpore la notizia del ritrovamento di un piccolo drone sul tetto dell’ufficio del premier nipponico Shinzo Abe a Tokyo. E ha suscitato allarme, a maggior ragione, la conferma che l’oggetto volante trasportava un piccolo pacco con del liquido che, in base ai primi riscontri, «sembra avere tracce di cesio» in quantità non dannose per la salute. Una squadra di artificieri è stata chiamata sul posto per rimuovere il velivolo. Al di là del fatto che il premier era assente, impegnato a Giacarta al vertice Asia-Africa e a «sgelare» le difficili relazioni con la Cina, la vicenda rimane inquietante. Perché è l’ennesima dimostrazione di come i droni possano arrivare dappertutto, e, potenzialmente, essere utilizzati per qualunque cosa.

Il drone nel giardino della Casa Bianca
In questo caso, si è parlato di gruppi ecologisti, che potrebbero aver inviato il drone in simbolica risposta alla decisione di riavviare due centrali nucleare del Paese, nonostante le proteste di chi non riesce a dimenticare il disastro di Fukushima. Ma quello spuntato sopra il tetto dell’ufficio di Abe non è il solo drone intorno alla cui esistenza, legittimamente, si è parlato di «mistero». Soltanto dall’inzio del 2015, sono stati numerosi gli episodi che hanno suscitato allarme e curiosità insieme. Si ricordi il drone che ha sorvolato niente meno che la Casa Bianca, che poi si è scoperto appartenere ad un pilota amatoriale, di nome Shawn Usman. Era il 26 gennaio scorso, quando un velivolo a pilotaggio remoto era stato ritrovato nel giardino della Casa Bianca, scatenando la discussione sulle possibili minacce dal cielo al Presidente degli Stati Uniti Barack Obama. Secondo quanto sottolineato dal Secret Service che ha condotto le indagini, Shawn Usman non era in controllo del suo drone quando è precipitato proprio all’interno del recinto della residenza presidenziale. Per questo motivo, l’uomo non è stato arrestato, ma si è buscato una multa da parte della FAA. L’agenzia americana ha infatti vietato il volo (anche per gli aeromodellisti) all’interno di un’area di circa 30 miglia intorno alla Capitale.

I misteriosi velivoli su Parigi
L’allarme è scattato, negli ultimi mesi, anche in Francia, dove alcuni droni hanno sorvolato diversi luoghi sensibili, tra cui la Tour Eiffel, la Bastiglia, la sede dell’Assemblea Nazionale, il grattacielo di Montparnasse, Place de la Concorde e l’ambasciata Usa. Velivoli a pilotaggio remoto, però, sono stati avvistati anche in zone meno frequentate, come la porta di Saint-Ouen e Clignancourt, nel nord, e nella parte meridionale, nella zona di Issy-les-Moulineaux. Il ministro degli Interni francese, Bernard Cazeneuve, ha dichiarato che dal 5 ottobre dello scorso anno ci sono stati oltre 60 sorvoli non autorizzati di droni su obiettivi sensibili. Addirittura, nelle notti di lunedì 23 e martedì 25 febbraio sono stati più di 10 i droni avvistati su Ville Lumiere. L’episodio si è concluso con l’arresto di tre giornalisti di Al Jazeera, che pare volessero girare delle immagini per un reportage. Allo scorso ottobre, poi, risalgono una serie di incursioni di Apr sulle no-fly zone nei pressi di una serie di centrali nucleari in tutto il Paese. A dicembre, era stata ancora la capitale ad essere colpita da misteriosi sorvoli di droni; circa una settimana dopo l’attentato a Charlie Hebdo, un Apr era stato avvistato, sempre di notte, nei pressi del Palazzo dell’Eliseo, la residenza ufficiale del Presidente della Repubblica francese.

Tra abusivismo e controlli difficili
Insomma, il drone «giapponese» non è di certo un’eccezione. Ma si inserisce in un quadro complessivo, dove la regolamentazione molto recente lascia ancora numerosi «buchi» da tappare. Solo in Italia, gli operatori abusivi del settore sarebbero almeno cinquemila: un dato che lascia soltanto immaginare quanti produttori e utilizzatori di droni non regolamentati esistano al mondo. E le potenzialità dello strumento, che vanno dalla provocazione, allo spionaggio, all'eventuale attentato terroristico, non lasciano certo dormire sonni tranquilli. In tale panorama, si è inserito il progetto della Nasa, riguardo lo sviluppo di un sistema di controllo del traffico aereo ideato da Exelis, un’azienda aerospaziale che lavora a stretto contatto con l'agenzia spaziale statunitense. Il sistema può essere integrato all’interno del sistema di sorveglianza radar della FAA, utilizzando le torri di controllo e le stazioni di Exelis. I droni, infatti,fino ad oggi  non sono registrabili dai comuni radar, perché non è ancora stato ideato un trasponder tanto compatto e leggero da poter salire a bordo del velivolo. In ogni caso, la circostanza per la quale dei droni, anche amatoriali, possano arrivare a sorvolare l'ufficio del presidente giapponese o addirittura la Casa Bianca fa riflettere. Soprattutto se si pensa che, secondo Deloitte - una delle più importanti società di consulenza a livello internazionale -, entro la fine del 2015 i cieli di tutto il mondo saranno percorsi da un milione di droni. Più, ovviamente, quelli «fatti in casa», «invisibili» alle stime perché non registrati ufficialmente. Proprio per questo, potenzialmente i più pericolosi.