24 marzo 2025
Aggiornato 23:30
Israele esulta per la mancata intesa con Teheran

Netanyahu: «Ora picchiamo duro su Teheran»

«L'accordo che Teheran difendeva era terribile», ha dichiarato il Primo ministro israeliano, dopo il nulla di fatto nell'ultimo round di negoziati. E sottolinea: «Israele si riserva il diritto a difendersi»

GERUSALEMME - Il Primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, non ha nascosto la sua soddisfazione per il mancato accordo fra le grandi potenze e l'Iran sul programma nucleare iraniano nell'ultimo round di negoziati conclusisi oggi a Vienna. "L'accordo che l'Iran difendeva era terribile. Gli avrebbe lasciato la possibilità di arricchire l'uranio per dotarsi di una bomba atomica, revocandogli nel contempo le sanzioni», ha dichiarato Netanyahu. "Tuttavia - ha ribadito il premier dello Stato ebraico - Israele si riserva il diritto a difendersi»Israele si è sempre opposto con forza a questi negoziati, minacciando di attaccare l'Iran in caso di un "cattivo accordo»

ACCORDO RIMANDATO - L'entusiasmo del premier israeliano giunge dopo che l'Iran e le grandi potenze hanno fallito il colossale sforzo diplomatico per un'intesa sul nucleare iraniano entro stasera, dandosi invece altri sette mesi di tempo per trovare un accordo. Teheran e i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu più la Germania cercheranno in'intesa di massima entro il 1 marzo e una di dettaglio entro i 1 luglio. "Abbiamo dovuto concludere che non è stato possibile raggiungere un'intesa entro la scadenza fissata per oggi e quindi rinviamo... al 30 giugno 2015" ha detto il numero uno del Foreign office britannico Philip Hammond. "Ci saranno altri incontri a dicembre, l'obiettivo è di avere un accordo di massima, sulla sostanza, entro i prossimi tre mesi" e di risolvere gli aspetti tecnici entro il 1 luglio, ha aggiunto. Nel tentativo di risolvere in via definitiva un'impasse in corso da 12 anni sul nucleare iraniano, i cosidetti 5+1 cercano da mesi di trasformare l'accordo-ponte in scadenza alla mezzanotte di oggi in un'intesa duratura, mirata a scongiurare i timori che Teheran possa sviluppare armi atomiche sotto la copertura del nucleare civile (ambizione che l'Iran nega) in cambio di della revoca di dolorose sanzioni. Il blitz diplomatico di Vienna degli ultimi giorni, con la partecipazione del segretario di Stato Usa John Kerry e di altri ministri degli Esteri, non è servito però a colmare le differenze. Da martedì Kerry e la controparte iraniana Mohammad Javad Zarif si sono visti sette volte e numerosi sono stati gli incontri tra i vari capi delle diplomazie nella capitale austriaca. "Nonostante le condizioni favorevoli e un'atmosfera negoziale molto costruttiva, non siamo andati lontano quanto volevamo" ha detto il ministro degli esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier.

ANCORA QUESTIONI IRRISOLTE - Nonostante i progressi restano due questioni irrisolte: l'arricchimento dell'uranio e la revoca delle sanzioni. L'arricchimento dell'uranio lo rende disponibile sia a usi pacifici sia, con purezza elevata, a formare il nucleo fissile di una bomba atomica. Teheran vuole aumentare in misura massiccia il numero delle centrifughe per produrre combustibile per una serie di reattori che deve ancora costruire. L'Ovest vuole invece una netta riduzione delle strutture per l'arricchimento insieme a ispezioni Onu più severe e all'esportazione degli stock,che renderebbero impossibile la fabbricazione di una bomba nucleare. L'Iran poi chiede la revoca delle dure sanzioni economiche che hanno strangolato per anni l'export petrolifero, ma le potenze occidentali vogliono un'abolizione graduale delle sanzioni per garantire il rispetto dell'intesa da parte dell'Iran. In attesa di un'intesa definitiva, restano valide le condizioni prevista dell'accordo provvisorio raggiunto a novembre 2013, tra el quali il congelamento delle attività nucleari più controverse in cambio dello sblocco di 700 milioni di dollari al mese di fondi per l'Iran, ha detto Hammond.