Obama manda un falco a parlare con Putin
A Mosca si insedia il nuovo ambasciatore statunitense. E' John Tefft e ieri a presentato le sue credenziali nella sala di Sant'Alessandro nel Gran Palazzo del Cremlino, tra mastodontici lampadari, enormi appliques e grandi sculture murali. E oggi entra ufficialmente in carica, in un momento nei rapporti russo-statunitensi che da molte parti viene indicato come un ritorno alla Guerra Fredda.
MOSCA - Qualcosa è cambiato nello sguardo di Vladimir Putin: il leader russo ha imparato a sorridere, anche quando si trova davanti ai soggetti probabilmente meno graditi. Come un «falco» americano che parla russo. E proprio di gradimento di tratta in merito al nuovo ambasciatore Usa John Tefft, che ha presentato ieri le sue credenziali nella sala di Sant'Alessandro nel Gran Palazzo del Cremlino, tra mastodontici lampadari, enormi appliques e grandi sculture murali. E oggi entra ufficialmente in carica, in un momento nei rapporti russo-statunitensi che da molte parti viene indicato come un ritorno alla Guerra Fredda.
RICHIAMATO DA BARACK PER LA RUSSIA - A differenza del suo predecessore, l'ideologo del «reset» Michael McFaul, noto anche per le sue gaffe, Tefft è conosciuto come il fautore delle «rivoluzioni colorate» in Georgia e in Ucraina, ed è tra i falchi nelle relazioni con la Russia ed è già stato a Mosca nel 1996 come sostituto ambasciatore. Va notato che Tefft, per la verità, «aveva già lasciato il servizio diplomatico nel 2013. Doveva essere in pensione. Ma è stato appositamente chiamato da Barack Obama e inviato a Mosca, senza il consenso del Congresso degli Stati Uniti, strada che viene praticata solo nel caso di piena fiducia alla diplomazia da parte sia dei repubblicani che dei democratici», scrive il Moskovskij Komsomolets, commentando l'arrivo.
ARIA DI COLLABORAZIONE - Putin, sfoderando il suo nuovo sorriso, ha accettato le credenziali di Tefft, parlando degli Usa. Ha detto che la Russia è pronta alla «cooperazione pratica con i partner degli Stati Uniti in diverse direzioni», ma solo in base ai principi di rispetto dei reciproci interessi, l'uguaglianza e la non ingerenza negli affari interni. «Partiamo dal fatto che la Russia e gli Stati Uniti hanno una responsabilità particolare per il mantenimento della sicurezza e della stabilità internazionale, per contrastare le sfide globali e le minacce», ha aggiunto il leader russo. Un'offerta di collaborazione contenuta in un monito.
IL PASSATO ROMANO - Il primo incarico diplomatico di peso per Tefft fu nel 1986, in Italia: consigliere politico-militare dell'Ambasciata statunitense a Roma. La sua nomina avvenne in uno dei periodi più complicati delle relazioni italo-americane, conseguenti alla cattura della nave italiana «Achille Lauro» da parte dei terroristi del Fronte per la Liberazione Palestinese nell'ottobre 1985. Quindi falco, ma anche «problem solver».
IL NUOVO RESET - Il nome di Tefft, classe 1949, in merito alla Russia era emerso a maggio. «Abiterà a Spaso House (sede dell'ambasciata americana a Mosca) a fronte di relazioni congelate tra il Cremlino e Washington, le più fredde dai giorni bui della cortina di ferro» aveva scritto Newsweek. E questo vuol dire che «non ci sarà un nuovo reset», aveva commentato Kommersant un mese dopo. La poltrona era vacante dall'inizio di febbraio 2014, quando Michael McFaul annunciò le sue dimissioni, dopo essere stato l'artefice del «riavvio dei rapporti» tra i due Paesi. L'uscita, come una palla di vetro, sembrava mostrare già bene il futuro. Subito dopo iniziarono forti tensioni tra Mosca e Washinghton, riportando le relazioni ai tempi della Guerra fredda, soprattutto in seguito alla crisi in Ucraina. E quel sorriso di Putin sembrava già spuntato: buon viso a cattivo gioco. Anche perchè la carriera del nuovo capo missione iniziata nel 1972 - l'anno successivo al matrimonio con Mariella Cellitti - è sin troppo eloquente. Dal 1989-1992 Tefft ricopriva la carica di vice direttore dell'Ufficio per gli affari dell'Unione Sovietica (poi della Russia e della CSI) presso il Dipartimento di Stato USA, curando il settore militare.
IL TOTO AMBASCIATORE - Tefft ha servito come ambasciatore degli Stati Uniti in Ucraina, Georgia e Lituania, così come incaricato d'affari dell'ambasciata degli Stati Uniti a Mosca. Ma a parte la drammatica tensione che contraddistingue in questi mesi i rapporti tra Russia e Usa, la sede vacante da febbraio, ha più volte generato il toto ambasciatore. A fare previsioni era arrivata persino la pronipote dell'ex leader sovietico Nikita Krusciov, Nina, che vive negli Stati Uniti: secondo lei Washington avrebbe dovuto mandare in Russia l'attore ed ex governatore della California Arnold Schwarzenegger.
LA LINGUA PRIMA DI TUTTO - La scelta di Tefft è anche una sintomo chiaro di quanto l'America non abbia capito la psicologia dei governanti della Russia, aveva fatto notare Newsweek. E quindi questa è la più grande sfida per il diplomatico, che certo non arriva in un clima ospitale. Ma non è neppure un novellino. E anzi, pare che abbia un russo molto fluente, avendolo imparato dalla più tenera età, su incoraggiamento dei genitori. E difficilmente farà gli errori di grammatica che il suo predecessore commetteva sul suo Twitter in cirillico, talora deriso dai suoi follower. Come dire: arrivare preparati e saper parlare la stessa lingua. E forse il sorriso di Putin, accettandone le credenziali, era di soddisfazione.