24 aprile 2024
Aggiornato 06:30
Politica estera

L'Ucraina verso le elezioni

A Kiev sono in corso grandi manovre politiche, in vista delle consultazioni anticipate per rinnovare il parlamento il 26 ottobre. Lo scontro è fra il presidente Poroshenko, moderato, e l'oltranzista premier Yatseniuk

KIEV - Con gli aspetti internazionali della crisi Ucraina sul piatto del vertice Nato in Galles e l'attesa dell'incontro del gruppo di contatto che domani dovrebbe fruttare un cessate-il-fuoco bilaterale, a Kiev sono in corso anche grandi manovre politiche in vista delle elezioni parlamentari anticipate del 26 ottobre.

I NAZIONALISTI ANTI-RUSSI - Protagoniste della battaglia interna sono le forze uscite vincenti dopo la rivoluzione di febbraio e le nuove compagini nazionaliste e antirusse che hanno preso il volo con l'annessione della Crimea da parte di Mosca.

PREMIER CONTRO PRESIDENTE - La campagna elettorale già iniziata si gioca di riflesso proprio sugli sviluppi nel Sud-Est del Paese e sul futuro delle relazioni con la Russia, questioni che incidono in maniera differente sul posizionamento di tutti i partiti. Emblematica in tal senso la divisione emersa proprio in questi giorni anche nelle strutture di potere, tra presidente e governo, in relazione alle trattative con il Cremlino. Da un lato infatti il capo di stato Petro Poroshenko è sembrato intenzionato ad accettare la proposta di soluzione negoziale lanciata da Vladimir Putin e a discutere i passi per l'uscita dalla crisi a un tavolo dove sono arrivati anche i separatisti: una disponibilità che appare essenzialmente frutto di mancanza di alternative reali. Dall'altro, però, il premier Arseni Yatseniuk ha rifiutato per principio ogni idea di compromesso.

FALCHI FILO-USA - I diversi atteggiamenti rispecchiano due linee ben distinte, non certo nuove. Quella di Poroshenko è sempre stata una figura moderata e di mediazione, sia a livello interno che internazionale. Yatseniuk ha rappresentato invece l'ala governativa filoccidentale, soprattutto filoamericana.

LA QUESTIONE LEGITTIMITA' - Le sparate del premier sull'ingresso nella Nato o la costruzione del muro al confine con la Russia sono state silenziosamente tollerate più che condivise dalla Bankova. La differenza sostanziale, anche in vista dell'appuntamento elettorale, è che il presidente ha avuto una forte legittimazione popolare, mentre il primo ministro è stato catapultato al vertice del governo dopo il bagno di sangue di Maidan.

PARTITO DELLA GUERRA - Insomma, Yatseniuk, la cui base politica ed elettorale è sempre stata molto ristretta, è al momento un timoniere senza maggioranza sul barcone parlamentare che non naviga più. La frattura con Yulia Tymoshenko e l'uscita da Patria per avviarsi alle elezioni con gli hardliners governativi, ossia il «partito della guerra» che comprende tra gli altri il ministro dell'interno Arseni Avakov e l'ex presidente ad interim Olexandr Turchynov, è alla base della volontà di Yatseniuk di coagulare in qualche modo la destra nazionalista, mentre il grande centro è già stato fagocitato da Poroshenko. Il compito appare però difficile, anche perché la concorrenza sul versante dell'estremismo antirusso è molto agguerrita e ha già trovato il suo alfiere in Oleg Lyashko.

I BATTAGLIONI VOLONTARI - Oggi manifestanti legati ai battaglioni di volontari che combattono nel Donbass hanno protestato per l'ennesima volta davanti all'amministrazione presidenziale a Kiev, chiedendo a Poroshenko, capo delle forze armate, più armi e rinforzi per il Donbass.

I SONDAGGI - I primi sondaggi usciti in vista delle elezioni sono molto chiari sulle intenzioni di voto degli ucraini, mettendo in evidenza la larga forbice all'interno del blocco di potere tra moderati e oltranzisti tra i quali si è incuneata la destra radicale extraparlamentare di Lyashko, già terzo alle presidenziali di maggio.

POROSHENKO FAVORITO -  Secondo i dati dell'Istituto di sociologia di Kiev, la barriera del 5% verrebbe superata da sei partiti, tenendo conto degli elettori che hanno già deciso per chi votare (poco più della metà, il 58%). In testa ci sarebbe il Blocco Poroshenko, costituito dal partito del presidente Solidarietà e da Udar di Vitaly Klitschko, con il 37,1% delle preferenze, seguito a grande distanza dal Partito radicale di Lyashko (13,1%), Posizione civica di Anatoly Gritsenko, ex ministro della Difesa che aveva chiamato alle armi gli ucraini già a Maidan, con il 9,7%, Ucraina forte di Sergei Tigipko (7,8%), i Patrioti ucraini (Yatseniuk-Turchynov) al 6,4% e Patria della sola Tymoshenko al 6,1%.

POCHE SPERANZE PER ESTREMISTI - Sotto la soglia e dunque fuori dal parlamento rimarrebbero tutti gli altri, dai comunisti (4,6%) ai nazionalisti di Svoboda (4,4%), dal Partito delle regioni dell'ex presidente Viktor Yanukovich (3,2%) ai paramilitari del Settore di destra (1,8%).

TANTI INDECISI - A poco meno di otto settimane dal voto, gli spostamenti sono ovviamente possibili, decisivi soprattutto per quei partiti a ridosso del 5%, sopra e sotto. Molto dipenderà da quanti ucraini andranno a votare e come decideranno di farlo gli indecisi di oggi. I numeri su tutto il campione elettorale, cioè non solo su chi sa già dove apporre la croce, indicano che i partiti in grado di entrare alla Rada sarebbero adesso tre: Blocco Poroshenko (21,5%), Partito radicale (7,6%) e Posizione civica (5,6%).