12 ottobre 2025
Aggiornato 07:30
Ungheria

Orban sfida l'Unione Europea

Jonathan Todd, uno dei portavoce della Commissione europea, ha detto di non ritenere che il discusso discorso del premier ungherese nel quale s'è detto a favore di uno «stato illiberale» sul modello di Russia, Turchia e Cina come una minaccia all'adesione magiara ai principi UE.

BUDAPEST - Viktor Orban ha sfidato di nuovo l'Unione europea e da Bruxelles, per il momento, è arrivata un reazione «soft». Jonathan Todd, uno dei portavoce della Commissione europea, ha detto di non ritenere che il discusso discorso del premier ungherese nel quale s'è detto a favore di uno «stato illiberale» sul modello di Russia, Turchia e Cina come una minaccia all'adesione magiara ai principi UE.

Tutto nasce da un discorso fatto da Orban sabato scorso a Baile Tusnad, una città rumena abitata per lo più da cittadini di cultura ungherese. Il ragionamento del capo del governo di destra magiaro è che la crisi economica iniziata nel 2008 ha dimostrato che «gli stati liberal-democratici non possono rimanere competitivi». Per questo motivo bisogna prendere esempio da paesi come la Turchia, la Russia e la Cina, che non hanno abbracciato valori liberali e, talvolta, neanche democratici, ma che si stanno dimostrando modelli di successo.

«Io non penso che la nostra adesione all'UE ci precluda la possibilità di costituire un nuovo stato illiberale su fondamenta nazionali», ha affermato Orban. E questa frase ha messo in allarme opposizione e osservatori internazionali. Per due motivi: la maggioranza di Orban controlla in Parlamento più dei due terzi dei seggi, quindi è in grado da sola di modificare la Costituzione, e il premier ha dimostrato già in passato di essere in grado di modellare l'assetto istituzionale del paese secondo le sue idee.

Negli ultimi anni, Orban ha modificato già profondamente la Costituzione, ha cambiato lo statuto della Banca centrale, suscitando le critiche Ue, ha emanato una legge sui media che è incorsa nella riprovazione delle organizzazioni non governative impegnate sul fronte delle libertà dell'informazione.

Per un leader come lui, che ha avuto il suo battesimo politico negli anno '80 come oppositore del comunismo e sostenitore dei valori liberali e democratici, è qualcosa che somiglia molto a un'abiura. E, per quanto Orban abbia assicurato che la sua «democrazia illiberale» non comprimerà la «libertà», le cose dette sabato a molti sono suonate sinistre.

«Oggi il mondo sta cercando di capire quei sistemi che non sono occidentali, non sono liberaldemocrazie e forse neanche democrazie, che però sono di successo. E le star dell'analisi sono Singapore, Cina, India, Russia e Turchia», ha affermato. «Separandoci e rendendoci indipendenti dai dogmi e dalle ideologie accettato in Europa occidentale, tenteremo di trovare il metodo per organizzare la comunità, un nuovo stato ungherese che possa rendere la nostra comunità nella grande gara mondiale», ha continuato il capo del governo magiaro.

Quella che Orban auspica è «una società basata sul lavoro che, per le sue caratteristiche, non è liberale in natura». Questo vuol dire «rompere con i principi dell'organizzazione liberale della società». Una società nella quale non ci dovrebbe essere spazio, tra l'altro, per le organizzazioni non governative - già nel mirino del presidente russo Vladimir Putin - che, secondo Orban, sono formate non da «membri della società civili, ma da attivisti politici retribuiti che cercano di aiutare gli interessi stranieri». Il premier ha auspicato una commissione d'inchiesta parlamentare per monitorarle.

In passato dichiarazioni così pesanti, da parte di Orban, avrebbero provocato una reazione secca in sede Ue. Tuttavia, un'Unione europea impegnata in una macchinosa transizione, finora ha avuto un approccio «soft» al discorso. «Non abbiamo commenti sulla base di quello che abbiamo visto del discorso», ha affermato Todd rispondendo a una domanda durante il briefing di oggi. «L'Ungheria - ha continuato il portavoce - è uno stato membro dell'Unione europea, firmatario dei Trattati Ue, i quali richiedono a tutti gli stati membri di adottare i valori democratici. Non abbiamo ragione, sulla base di questo discorso, di ritenere che l'Ungheria abbia intenzione di desistere dagli obblighi previsti in quei trattati».