29 marzo 2024
Aggiornato 11:30
La crisi ucraina

Sanzioni alla Russia: chi perde

L’UE ha confermato nuove sanzioni alla Russia. Ciò è detto nel comunicato rilasciato dai ministri degli Esteri degli Stati membri. Alla lista già esistente, che comprendeva 61 nomi, sono stati aggiunti altri 13 cittadini della Russia. In più sono stati congelati gli asset di due imprese di Crimea e di Sebastopoli.

L’UE ha confermato nuove sanzioni alla Russia. Ciò è detto nel comunicato rilasciato dai ministri degli Esteri degli Stati membri. Alla lista già esistente, che comprendeva 61 nomi, sono stati aggiunti altri 13 cittadini della Russia. In più sono stati congelati gli asset di due imprese di Crimea e di Sebastopoli.

Che ci fosse il piano per ampliare le sanzioni lo si sapeva anche prima. Lunedì le sanzioni sono state confermate ufficialmente. Il ministero degli Esteri della Russia ha più volte rilevato che usare nei confronti di Mosca il linguaggio delle sanzioni è insensato e controproducente, mentre gli esperti, compresi quelli occidentali, dicono che le nuove sanzioni avranno conseguenze negative per l’economia europea e americana. Lo pensa anche il titolare della cattedra di economia e politica mondiale presso la Scuola superiore di economia, Maxim Braterskij.

Negli ultimi 15-20 anni nel mondo si è consolidata la comprensione che il più delle volte le sanzioni non permettono di raggiungere risultati voluti. Cioè, arrecano dei danni economici, ma non producono effetti politici. C’è anche un’altra cosa. Chi insiste sulle sanzioni è Washington, ma i suoi legami economici con la Russia sono abbastanza limitati e perderebbe ben poco. Pertanto ad applicare le sanzioni dovrebbero essere gli europei che economicamente sono molto più legati alla Russia e dovranno assumersi gli eventuali danni. Questi sono i due motivi che spiegano perché l’Occidente non riesce a raggiungere una posizione comune sul problema delle sanzioni.

Giorni fa l’ex cancelliere tedesco Gerhard Schröder ha detto che l’Occidente dovrebbe pensare di meno alle sanzioni contro la Russia. Secondo Schröder, in questo momento sarebbe meglio parlare degli interessi della Russia nel campo della sicurezza. Contro la pressione su Mosca si è pronunciato anche il ministro degli Esteri dei Paesi Bassi, Frans Timmermans, rilevando che non c’è nessuna necessità di varare il terzo pacchetto delle sanzioni. Intanto il Tesoro americano ha già cominciato a contabilizzare i danni. Il vice segretario al Tesoro David Cohen ha osservato che di rimbalzo le sanzioni economiche contro la Russia già hanno colpito l’Europa. Per ora gli analisti non dispongono di numeri esatti, ma potrebe trattarsi di miliardi di dollari, dice Maxim Braterskij.

Teoricamente parlando, se verranno congelati gli investimenti occidentali in Russia, la Russia, da una parte, non potrà raggiungere gli effetti di questi investimenti: aumento del gettito fiscale, nuovi posti di lavoro, ecc. D’altra parte però gli investitori occidentali non potranno conseguire l’utile nel quale speravano. È molto difficile dire chi perderebbe di più.

Non a caso l’UE teme i danni che potrebbero essere causati dalle sanzioni contro Mosca. Riferendosi a un rapporto riservato dell’Unione Europea, il britannico Daily Telegraph scrive che in seguito alle sanzioni la locomotiva d’Europa, la Germania, potrebbe perdere quasi l’1% del suo PIL. Ciò avvicenerebbe la Germania alla recessione, peggiorando la situazione in tutta l’eurozona. Secondo Daily Telegraph, questo scenario è possibile, ipotizzando che vengano messe al bando le importazioni di gas e petrolio dalla Russia. In prospettiva di lungo termine le conseguenze negative per l’economia tedesca sarebbero ancora più gravi. Per questo motivo, come rilevano gli analisti, la dinamica delle sanzioni sta rallentando sempre di più. La posta è alta: si tratta del benessere dei 28 Stati membri. Quanto più grave diventerà la situazione economica degli Stati membri, tanto più vicino sarà il tramonto della stessa Unione Europea, pertanto, nonostante la retorica politica, si prenderanno in considerazione anche gli interessi economici, crede il ricercatore dell’Istituto di economia mondiale e di relazioni internazionali, Aleksandr Kokeev.

La politica non può basarsi solamente sugli interessi economici, ma anche gli interessi politici o geopolitici non possono determinare tutto ignorando l’economia. O ignorando che quello che diranno in Germania la Siemens, l’Adidas, la BMW... L’economi conta. Ci pensano sia la Germania, sia molti altri paesi d’Europa. Per esempio, la Spagna, ma anche l’Italia e la Bulgaria, stanno pensando al turismo.

Le sanzioni contro la Russia non daranno all’Europa alcun vantaggio, ciò è ovvio. In prospettiva, tra alcuni anni, l’Europa potrebbe rinunciare al gas russo che oggi paga, in media, 380 dollari per mille metri cubi. Ma allora dovrà allinearsi col mercato asiatico dove il gas costa 1,5-2 volte di più. Oltre all’aumento dei costi ciò comporterebbe per le società europee anche la perdita del mercato russo che per molte di esse è il mercato più importante. Ne potrebbero giovare gli USA aggiudicandosi una parte del mercato europeo dell’energia. Ed è quanto Washington vorrebbe fare, aizzando Bruxelles contro Mosca. Tuttavia questo gioco contro la Russia potrebbe portare all’intensificazione dei legami economici, e di conseguenza anche di quelli politici, tra Mosca e Pechino. Per gli USA ciò potrebbe significare la fine della loro egemonia mondiale.