In corso vaccinazioni contro la polio a Yarmuk
Il Campo profughi palestinese che sorge nei pressi di Damasco. Save the Children: «La Siria è tra i posti più pericolosi per i bambini»
BEIRUT - Una campagna di vaccinazioni contro la polio ha preso il via oggi nel campo profughi palestinese di Yarmuk, alle porte di Damasco, da mesi assediato dalle truppe fedeli al presidente Bashar al Assad. Lo ha annunciato l'agenzia dell'Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa). «Abbiamo il piacere di annunciare che l'Unrwa ha potuto trasferire 10.000 vaccini anti-polio a Yarmuk», ha dichiarato il portavoce dell'organizzazione, Chris Gunness. «Il trasferimento è avvenuto senza incidenti e la vaccinazione di migliaia di bambini nel campo è in corso», ha aggiunto.
BLOCCO TOTALE DEL CAMPO - L'esercito siriano ha imposto dal giugno 2013 un blocco totale del campo - controllato dai ribelli - dove almeno 88 persone sono morte a causa della scarsità di viveri e medicinali. Secondo l'Onu, circa 18.000 persone risiedono ancora nel campo che, prima dell'inizio del conflitto, nel marzo 2011, contava 150.000 abitanti palestinesi, ma anche siriani.
Il campo di Yarmuk fu allestito dall'Onu nel 1948 per accogliere i palestinesi fuggiti dalla primna guerra arabo-israeliana. Negli anni si è trasformato in un quartiere residenziale e commerciale ma porta sempre il nome di «campo» Yarmuk. Durante il conflitto ha subito enormi distruzioni a causa dei combattimenti fra ribelli ed esercito, sostenuti da diverse fazioni palestinesi.
SIRIA TRA I POSTI PIÙ PERICOLOSI PER BAMBINI - Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children Italia, ha dichiarato: «Il rapporto delle Nazioni Unite conferma le nostre peggiori preoccupazioni e cioè che la Siria è uno dei posti più pericolosi al mondo dove essere bambini. Il report conferma molte cose terribili che sapevamo già: che almeno 10.000 bambini sono stati uccisi e che gravi violazioni contro i bambini sono state commesse da tutte le parti in conflitto sin dall'inizio della guerra, nel marzo 2011. Il rapporto sottolinea l'urgenza che entrambe le parti smettano di colpire i bambini. Ciò significa non colpire scuole o ospedali, non usare armi esplosive in zone popolate, non reclutare bambini-soldato e assicurare che ogni bambino in condizione di bisogno, ovunque si trovi, possa accedere all'aiuto e all'assistenza umanitaria».
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