29 marzo 2024
Aggiornato 10:00
Era scomparso misteriosamente dalla scena

Xi ricompare, ma nel partito c'è chi lo attacca

Il vice-presidente cinese Xi Jinping, designato a succedere al presidente Hu Jintao, è riapparso in pubblico. Lo hanno riferito oggi i media ufficiali cinesi, dopo oltre dieci giorni di silenzio assoluto da parte delle autorità sulle sorti di Xi, che era scomparso da due settimane senza spiegazioni dalla scena pubblica

PECHINO - Il vicepresidente cinese, Xi Jinping, è ricomparso in pubblico ieri dopo oltre 10 giorni di assenza che hanno scatenato le ipotesi più disparate: e mentre restano ancora oscuri i motivi della temporanea scomparsa del leader designato, cominciano a emergere retroscena non solo sulla sua salute, ma anche sulle tensioni politiche interne al Partito Comunista.

Secondo una ricostruzione del Daily Telegraph, che cita un ben informato «ex direttore di un media di Stato», Xi sarebbe sotto attacco da parte di membri del partito legati al presidente uscente Hu Jintao. La tensione sarebbe esplosa a inizio agosto in una riunione informale per pianificare l'imminente Congresso del partito che eleggerà il Politburo per i prossimi 10 anni e in cui il vice-presidente dovrebbe essere formalmente 'incoronato' numero uno del partito e del paese.

La riunione si sarebbe svolta nella località marittima di Beidaihe, con sull'agenda due punti caldi: chi guiderà, nel nuovo organigramma del potere a Pechino, il potente comitato permanente del Politburo; e cosa fare con Bo Xilai, il membro del Politburo di ala 'neo-maoista' caduto in disgrazia a seguito di una serie di torbidi scandali. Entrambe le discussioni, ha riferito la fonte del Telegraph, si sarebbero concluse senza accordi, e Quiao Shi e Song Ping, due membri anziani del partito sostenitori di Hu, avrebbero lanciato pesanti accuse a Xi.

In particolare, il vicepresidente avrebbe violato le regole incontrandosi ben due volte all'inizio di luglio con membri del Comitato militare centrale che controlla l'esercito, mentre Hu era in visita a Hong Kong. L'esercito, percorso da crescenti inquietudini e sempre più presente nella vita politica del paese, è al centro delle preoccupazioni del partito per garantire la continuità politica nella successione: la necessità del partito di mantenere il controllo sulle forze armate è uno dei motivi per cui il Presidente uscente, Hu Jintao, dovrebbe conservare la carica di presidente della Commissione militare centrale per altri due anni, dopo aver ceduto gli incarichi civili a Xi Jinping. Già i suoi due predecessori fecero altrettanto, ma alcune fonti del partito hanno evidenziato come un passaggio di consegne a più tappe potrebbe portare alla creazione di diversi centri di potere.

I membri vicini a Hu nella riunione avrebbero definito Xi «inaffidabile» e avrebbero sollevato l'ipotesi di ritardare significativamente il congresso del partito. Lo scontro sarebbe stato così duro che l'ex presidente Jiang Zemin sarebbe dovuto intervenire come mediatore. La spaccatura, in parte, è anche generazionale, perché la 'vecchia guardia' legata a tecnocrati come Hu è sospettosa dei 'giovani' - Xi ha 59 anni - discendenti di eroi del partito come Xi, considerati troppo ambiziosi e meno rispettosi delle forme.

La scomparsa per quasi due settimane del vicepresidente sarebbe stata causata - secondo diverse fonti - da un microinfarto, da cui però Xi si sarebbe pienamente ripreso. Altre fonti indicano invece che il presidente designato sarebbe sparito dalla scena pubblica perché intento a consolidare freneticamente la sua posizione mentre si prepara alla successione.

Secondo Zhang Ming, professore di scienze politiche all'Università Renmin, per duri che possano essere gli scontri interni al partito, la successione non dovrebbe essere in discussione a questo punto, perché «nessuno rischierebbe di rovinare la stabilità del partito così tardi» nel delicato processo di passaggio del potere. Quanto alla salute, l'esperto ha minimizzato anche questo problema: «Chi, nel Politburo, non cura qualche forma di malattia cronica?»