29 marzo 2024
Aggiornato 06:30
Terrorismo | Missione ISAF

Il Comandante Haqqani ucciso in attacco USA

Uno dei leader della rete Haqqani, considerata responsabile degli attentati più sanguinosi compiuti in Afghanistan, è rimasto ucciso nell'attacco con droni Usa lanciato martedì scorso nella regione pachistana del Nord Waziristan

ISLAMABAD - Uno dei leader della rete Haqqani, considerata responsabile degli attentati più sanguinosi compiuti in Afghanistan, è rimasto ucciso nell'attacco con droni Usa lanciato martedì scorso nella regione pachistana del Nord Waziristan.
Stando a quanto riferito alla BBC da un familiare, si tratta di Badruddin Haqqani, ritenuto uno dei principali comandanti della rete di ribelli creata da Jalaluddin Haqqani, ritenuto il principale alleato di Al Qaida nell'area. La sua morte non è stata confermata in via ufficiale da Stati uniti o Pakistan, ha precisato la BBC.
Sempre oggi la Nato ha annunciato di aver ucciso in un attacco aereo nell'est dell'Afghanistan un comandante regionale dei talebani pachistani, il mullah Dadullah, e una decina di suoi miliziani.

GIA' SOSTITUITO - Badruddin Haqqani, ritenuto il comandante in seconda della rete Haqqani, alleata ad al Qaida e considerata responsabile degli attentati più sanguinosi compiuti in Afghanistan, sarebbe stato già sepolto e sostituito. E' quanto hanno riferito alla Bbc fonti locali della regione pachistana del Nord Waziristan.
Figlio del signore della guerra afgano Jalaluddin Haqqani, Badruddin era ritenuto il braccio destro del fratello maggiore e leader della rete Haqqani, Sirajuddin. Stando a un recente rapporto del Combating Terrorism Center, centro di ricerca indipendente di West Point, Badruddin era responsabile delle operazioni quotidiane dei miliziani, gestiva i sequestri di alto profilo e le operazioni di contrabbando. Nell'agosto dello scorso anno, ricorda oggi il New York Times, l'intelligence afgana diffuse delle intercettazioni da cui emergeva che era stato Badruddin Haqqani a guidare l'attacco all'Intercontinental Hotel di Kabul, costato la vita a quasi 20 persone; tre anni prima, era stato lui a sequestrare il giornalista del New York Times, David Rohde.