Settimana cruciale per la Grecia
Il Premier Samaras operato a un occhio non sarà al vertice UE. La Grecia chiede un'estensione di due anni dei termini temporali per attuare il piano di austerità concordato dal precedente governo con Ue e Fmi e propone la revisione di alcune clausole
ATENE - La Grecia affronta da domani una settimana cruciale per le sue sorti e anche per quelle dell'intera eurozona, e dovrà farlo senza il primo ministro Antonis Samaras e senza il ministro delle Finanze Vassilis Rapanos, entrambi fuori gioco per motivi di salute.
Il nuovo premier, 61 anni, è stato appena sottoposto a un intervento alla retina di un occhio e con ogni probabilità non potrà essere al vertice europeo del 28 e 29 giugno prossimo, appuntamento importantissimo alla ricerca di soluzioni per la crisi finanziaria della zona. Il portavoce del capo dell'esecutivo greco, Simos Kedikoglou, ha spiegato che il chirurgo che ha operato il primo ministro ha «espressamente vietato» a Samaras di viaggiare.
RUOLO SCOMODO PER ATENE - Atene - che vorrebbe rinegoziare i termini del memorandum da 130 miliardi di euro firmato con i creditori internazionali e che si ritrova nel sempre più scomodo ruolo del Paese da cui dipende molto dello sviluppo del quadro europeo - sarà rappresentata dal capo della diplomazia, Dimitris Avramopoulos, assistito dal ministro delle Finanze ad interim George Zannias. Il nuovo titolare delle Finanze, il 65enne Rapanos, che si è sentito male prima del giuramento del nuovo governo, resta infatti a sua volta in ospedale, nel momento in cui ad Atene arriva la 'troika' Ue-Bce-Fmi, il primo, imprescindibile interlocutore proprio nell'ottica della rinegoziazione degli accordi.
RINEGOZIAZIONE DEL PIANO - La Grecia chiede un'estensione di due anni dei termini temporali per attuare il piano di austerità concordato dal precedente governo con Ue e Fmi e propone la revisione di alcune clausole. Le prime reazioni da Bruxelles sono state alquanto caute e tiepide al riguardo: si preferisce parlare di «attualizzazione» del piano piuttosto che di rinegoziazione.
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