28 marzo 2024
Aggiornato 23:30
Le elezioni politiche in Egitto

Egitto: Fratelli musulmani, abbiamo oltre il 40% dei voti

Risultati migliori al Cairo e nel governatorato del mar Rosso. Clinton: Dopo le elezioni transizione verso una Democrazia equa. Intanto si susseguono gli appelli a manifestare pro e contro la Giunta militare

IL CAIRO - Il Partito islamico della libertà e della giustizia (Plj), braccio politico dei Fratelli musulmani, la forza politica più organizzata dell'Egitto, ha annunciato di essere in testa nella prima fase delle prime elezioni dell'era post Mubarak.
«I primi risultati ottenuti dall'inizio dello spoglio danno in testa il Partito della libertà e della giustizia (Plj), seguito dal partito Al Nour (salafista) e dal Blocco egiziano (coalizione liberale)», afferma il Plj in un comunicato. Il Plj sostiene inoltre di avere conseguito i migliori risultati rispettivamente a Fayyoum (130 chilometri a sud del Cairo), nel governatorato del mar Rosso (sud), al Cairo e a Assiout (sud). «Il risultato è più serrato fra il Plj e il partito Al Nour nei governatorati di Alessandria (nord ovest) e Kafr al Sheikh (delta del Nilo)», ha aggiunto il partito islamico.

Il primo turno delle legislative si è svolto lunedì e martedì in un terzo dei governatorati del Paese più popoloso del mondo arabo (più di 80 milioni di abitanti), fra cui la capitale Il Cairo e la seconda città dell'Egitto, Alessandria. Lo scrutinio, organizzato in tre fasi, si svolgerà nelle altre regioni fino all'11 gennaio per l'Assemblea del popolo (deputati) e fino all'11 marzo per la Shura (camera alta a carattere consultivo).
Anche le prime stime riportate questa mattina dai media egiziani davano in testa i Fratelli musulmani, che presentano per la prima volta un loro partito alle elezioni: il movimento è stato messo ufficialmente fuori legge da Mubarak.

Clinton: Dopo le elezioni transizione verso una Democrazia equa - Il segretario di Stato americano Hillary Clinton ha chiesto «la prosecuzione di una transizione verso una democrazia equa, trasparente e aperta» in Egitto dopo la prima fase delle elezioni politiche.
«Mi congratulo con il popolo egiziano per l'inizio pacifico e riuscito del suo processo elettorale», ha scritto in un comunicato, sottolineando che «gli egiziani hanno motivo per essere orgogliosi» dello svolgimento del voto. Gli islamisti sembrano incanalati verso una vittoria, secondo i risultati preliminari del conteggio dei voti in Egitto.
La consultazione, che segnava la rottura con l'era Mubarak, si è svolta nella calma malgrado un contesto di tensione. Gli Stati Uniti, ha scritto ancora Clinton, «continueranno a schierarsi al fianco degli egiziani nella loro proiezione verso un governo civile democraticamente eletto, che rispetterà i diritti umani e che risponderà alle loro aspirazioni di dignità, di libertà e di vita migliore».
L'amministrazione Obama aveva preso posizione la settimana scorsa nel confronto teso tra il potere provvisorio dell'esercito e i manifestanti che chiedendo il ritiro dei soldati. Aveva invitato alla calma e chiesto che la transizione a un potere civile avvenisse il più rapidamente possibile. L'Egitto era considerato dagli Stati Uniti il più vicino alleato arabo durante i tre decenni al potere di Hosni Mubarak in particolare a causa della pace accettata dal Paese con Israele e dei legami militari importanti tra Il Cairo e Washington.

Appelli a manifestare pro e contro la Giunta militare - Appelli a manifestare venerdì 2 dicembre in Egitto sono stati lanciati da sostenitori e oppositori della giunta militare che guida il Paese dalla caduta del presidente Hosni Mubarak. Gli appelli arrivano all'indomani del primo turno delle elezioni legislative svolte senza incidenti.
«Invitiamo tutti gli egiziani a partecipare il 2 dicembre a piazza Tahrir all'omaggio che sarà reso ai martiri di rue Mohamed Mahmod e a tutti i martiri uccisi dai militari durante il periodo di transizione», hanno affermato «i comitati popolari per la difesa della rivoluzione egiziana» sulla loro pagina di Facebook.
Rue Mohamed Mahmoud, nei pressi di piazza Tahrir, è stato teatro di scontri tra manifestanti e forze dell'ordine durante la settimana prima delle elezioni. Gli incidenti e le violenze nel resto del Paese hanno provocato 42 morti.
Da parte sua, «l'Unione dei movimenti della maggioranza silenziosa», favorevole alla giunta militare, ha lanciato un appello a manifestare con lo slogan «il venerdì di sostegno alla legittimità» su piazza d'Abbassiyah, nei pressi di Tahrir.
«Piazza Tahrir non è la sola fonte di legittimità», ha sottolineata l'Unione in un comunicato citato dall'agenzia ufficiale Mena.
I manifestanti di Tahrir chiedono il ritiro immediato della giunta militare, accusata di violenze e repressioni nei confronti dei civili.