Obama vede Wen Jiabao in Indonesia
In una fase di tensione crescente fra Washington e Pechino che non apprezza il nuovo protagonismo americano nella regione. La Cina vi sta investendo somme colossali, soprattutto in Australia, forte alleata di Washington, con l'obiettivo di sfruttare le sue risorse minerarie
NUSA DUA - Barack Obama e il primo ministro cinese Wen Jiabao si sono incontrati oggi in Indonesia in una fase di tensione crescente fra Washington e Pechino, che d'altronde domina l'agenda del Vertice dell'Asia Centrale (Eas).
Il colloquio bilaterale, di circa un'ora, si è tenuto in un resort di lusso di Nusa Dua, stazione balneare dell'isola di Bali che ospita il summit a cui prendono parte 18 capi di Stato, fra membri dell'Associazione delle nazioni del Sud-est asiatico (Asean) e potenze locali (presenti, oltre a Stati Uniti e Cina, anche la Russia e il Giappone).
Nulla è filtrato sul colloquio, che però si tiene in un momento di particolare freddezza fra Stati Uniti e Cina. Pechino non ha infatti accolto positivamente questa fase di ritrovato protagonismo degli Usa nella regione dell'Asia-Pacifico, e in particolare l'annuncio di un rafforzamento militare statunitense in Australia. Gli americani intendono rispondere in questo modo a quella che considerano un'espansione egemonica cinese nell'area.
Mentre Wen, soltanto ieri ha assicurato che «la Cina non cercherà mai l'egemonia» ma, anzi, intende opporsi a qualsiasi «comportamento egemonico» di altre potenze.
La Repubblica popolare cinese non apprezza d'altronde quelle che definisce «ingerenze» da parte degli States nei contenziosi territoriali che oppongono Pechino ai suoi vicini nel sud del Mar della Cina. Motivo della diatriba, una gigantesca riserva naturale di petrolio e di gas. Contro il gigante cinese, le Filippine hanno lanciato un appello agli altri «piccoli» coinvolti (Vietnam, Taiwan, Malaysia e Brunei) perché si schierino in un unico fronte, forti del sostegno di Washington - che sul dossier dice di difendere un approccio «multilaterale».
Wen ha gridato all'«ingerenza» da parte degli americani, facendo sapere in anticipo che non si sarebbe lasciato imporre alcun tema in agenda durante gli incontri panasiatici di Bali. Obama ha espresso, dal canto suo, l'intenzione di fare dell'Eas «lo spazio privilegiato dove lavorare insieme su un ampio ventaglio di temi, come la sicurezza marittima o la non proliferazione». Uno scambio, quest'ultimo, che illustra perfettamente la competizione fra le due capitali per la leadership nella regione Asia-Pacifico, regione che si sta distinguendo per il suo formidabile dinamismo in un momento in cui le economie mondiali mature sprofondano nella crisi.
La Cina vi sta investendo somme colossali, soprattutto in Australia, forte alleata di Washington, con l'obiettivo di sfruttare le sue risorse minerarie. Da parte sua, Obama è riuscito a strappare negli ultimi giorni un accordo commerciale tra le decisive nazioni del Pacifico tramite l'Apec, Alleanza per la cooperazione economica dell'Asia e del Pacifico, una zona di libero scambio nella regione. Firmatari, oltre agli Usa, all'Australia e alla Nuova Zelanda, paesi significativi come Brunei, Malaysia, Singapore, Cile e Perù.
Il Giappone attende di aderire, stretto ancora dalla morsa della lobby protezionista dei produttori di riso. Mentre il Canada e il Messico hanno annunciato il loro prossimo ingresso. Ma l'adesione più significativa è sicuramente quella del Vietnam, avversario storico della Cina per il dominio dei mari e delle nazioni che si snodano nel territorio ancora industrialmente inesplorato dei grandi fiumi che sfociano nell'Oceano Indiano e nel Mar della Cina. Obama ha d'altronde fatto sapere in settimana del dispiegamento di 2mila 500 soldati nel nordovest dell'Australia, alle porte del sudest asiatico.
L'antagonismo sino-americano mette i paesi della regione in una posizione difficile. La Cina, primo partner commerciale dei paesi Asean, ha brandito la minaccia economica per dissuaderli dallo schierarsi con gli Usa. Un altro piano non trascurabile del conflitto fra i cosiddetti «G2» è la tradizionale contesa sullo yuan, la valuta cinese, che Washington considera sottovalutato.
Il tema sarà sicuramente affrontato durante gli importanti negoziati commerciali bilaterali che si apriranno domani in Cina.
Quanto all'Eas che chiuderà i battenti oggi insieme all'Asean, è stato anche l'occasione per Wen Jiabao di partecipare a un trilaterale con Corea del Sud e Giappone sul delicato dossier nordcoreano.
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