16 aprile 2024
Aggiornato 15:30
Il giornale è uscito ieri con Maometto in prima pagina

Su Facebook i commenti degli islamici su Charlie Hebdo

Secondo il direttore del settimanale, il disegnatore Charb, l'incendio divampato nella notte tra martedì e mercoledì nella sede del giornale è direttamente «legato» alla pubblicazione del numero speciale

PARIGI - La pagina Facebook del settimanale satirico francese Charlie Hebdo, la cui sede parigina è andata distrutta ieri in un incendio doloso, è stata invasa dai commenti, spesso violenti, di musulmani indignati per la scelta del giornale di mettere Maometto in prima pagina. «Affermo che non c'è altro Dio che Allah e che Maometto è il suo profeta», si legge in uno dei commenti più ricorrenti, spesso scritto in arabo con la traduzione in francese.

Il giornale è uscito in edicola ieri con il titolo Charia Hebdo (giocando con la parola sharia, ndr), dopo aver deciso di trasformare il profeta Maometto nel direttore del numero speciale, volto a «celebrare la vittoria» del partito islamico Ennahda in Tunisia e l'annuncio che «la sharia sarà la principale fonte di diritto in Libia». In prima pagina, un disegno raffigura Maometto che afferma: «100 frustate se non siete già morti dal ridere!». Secondo il direttore del settimanale, il disegnatore Charb, l'incendio divampato nella notte tra martedì e mercoledì nella sede del giornale è direttamente «legato» alla pubblicazione del numero speciale: «Su Twitter, su Facebook, abbiamo ricevuto molte lettere di protesta, di minacce, di insulti», dopo l'annuncio, lunedì scorso, dell'edizione speciale.

«Hai toccato il nostro profeta», «Andate al diavolo, Charlie Hebdo», «Vergogna a Charlie Hebdo, avete ottenuto una buona tiratura ma ne pagherete le conseguenze», si legge su altri messaggi. «I musulmani chiedono una sola cosa, delle scuse pubbliche», ha aggiunto uno dei commentatori, mentre un altro ha scritto: «Se parlate di libertà, allora pensate se qualcuno facesse la caricatura di Gesù». O ancora: «La vostra libertà è limitata dalla libertà degli altri».