20 aprile 2024
Aggiornato 03:00
La crisi libica

I ribelli ad Al-Assaba, Rasmussen critica l'Europa

Il bilancio delle vittime dei combattimenti tra le milizie è di almeno 8 morti e 30 feriti. Russia: «Gheddafi ha piano suicida per Tripoli»

TRIPOLI - Dopo aver respinto la controffensiva delle truppe governative, le forze ribelli libiche dispiegate sul fronte del Dejbel Nefusa si sono avvicinate ad al-Assaba, sottoposta ieri a un violento bombardamento di artiglieria: il bilancio delle vittime dei combattimenti tra le milizie è di almeno 8 morti e 30 feriti.

Al Assaba, sita un'ottantina di chilometri a sud di Tripoli, è l'ultima posizione fortificata prima di Garyan, obiettivo strategico dell'offensiva ribelle: la conquista della città, infatti, permetterebbe alle milizie di prendere il controllo delle strade di accesso alla capitale. Se l'offensiva avesse successo, il leader libico Muammar Gheddafi sarebbe pronto a distruggere Tripoli con missili terra-terra: lo sostiene l'inviato speciale russo in Libia, Mikhail Margelov, che in un'intervista al quotidiano Izvestija parla di «piano suicida», convinto che il rais possa riuscire a concretizzarlo.

«Sino ad oggi Gheddafi non ha usato neppure un missile terra-terra, e di questi ne ha in abbondanza - racconta l'emissario del presidente Medvedev per la Libia - il premier libico mi ha detto: se gli insorti prenderanno la città, allora la copriremo di missili e la faremo saltare in aria». Margelov dichiara di ritenere che «il regime di Gheddafi abbia davvero tale piano suicida» in serbo. L'inviato del Cremlino conferma poi a Izvestia che nella parte della Libia controllata ancora dal Colonnello scarseggiano seriamente benzina e carburanti vari. Dal confine con la Tunisia alla capitale libica è tutta una coda, chilometri e chilometri di automobili in fila per la benzina. Ci sono stati casi di macchine fermate sulla strada da gente armata, che apre i serbatoi e prende la benzina da chi capita, racconta: «Ho capito perchè mi hanno dato la scorta».

Infine, sul fronte diplomatico - alla vigilia del vertice del Gruppo di Contatto in programma ad Istanbul - il Segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen ha criticato l'accresciuta dipendenza militare degli alleati europei nei confronti degli Stati Uniti, sottolineando anche l'assenza di una volontà politica europea per rimediare a questa mancanza. «Per la prima volta nella storia della Nato, una delle sue operazioni non è condotta dagli statunitensi ma dagli europei», ha spiegato Rasmussen sottolineando tuttavia che «senza i mezzi unici e cruciali forniti dagli Stati Uniti», in particolare nel settore della sorveglianza e del riconoscimento aereo, l'intervento sarebbe impossibile.
«Nella situazione attuale l'ostacolo principale che si frappone all'ipotesi di un pilastro europeo rafforzato in seno alla Nato è la mancanza di volontà politica in Europa nell'investire soldi sufficienti nella difesa», ha aggiunto Rasmussen, che entrando nel dettaglio ha criticato «il livello di spese militari in Europa», il cui contributo globale, in termini di bilancio, non supera il 20% del totale dei paesi della Nato, contro un terzo alla fine della Guerra fredda, mentre gli Usa contribuiscono con il restante 80%. «Se questa tendenza dovesse essere confermata, avremo un'Europa senza le capacità indispensabili per gestire una crisi come quella in Libia» e anche se «in periodi di crisi» è «comprensibile» che i bilanci della difesa vengano tagliati, «tutto ciò condurrà inevitabilmente a un declino europeo sulla scena internazionale», ha concluso il Segretario generale.