18 marzo 2025
Aggiornato 07:30
Simbolo di grande umanità e solidarietà

«Arrigoni ucciso per colpire la causa palestinese»

L'analista Qariouty: «Vogliono isolare il popolo che spera nella primavera araba»

LONDRA - Chi ha ucciso Vittorio Arrigoni voleva colpire la causa palestinese: «E' stato scelto un simbolo di grande umanità e solidarietà, eliminarlo rispondeva a parecchie esigenze dei nemici di una futura Palestina», ha spiegato a TM News Samir Al Qariouty, commentatore per BBC e Al Jazeera. «Con le rivoluzioni arabe ci troviamo di fronte a un cambiamento epocale che ha riportato a galla la questione palestinese, con prospettive positive», ha aggiunto l'analista.

«Negli ultimi tempi - ha proseguito Al Qariouty - c'è stata un'escalation del governo israeliano, come dimostrano le pressioni esercitate da Netanyahu per eliminare definitivamente il rapporto Goldstone (sull'operazione israeliana Piombo Fuso del 2008-2009 nella Striscia di Gaza, ndr) e i tentativi di bloccare una nuova flotilla (prevista per il mese prossimo, ndr) con aiuti destinati alla Striscia di Gaza assediata» dopo quanto accaduto con la nave Mavi Marmara che venne abbordata da commando israeliani che uccisero diversi attivisti, il 31 maggio scorso.

«Israele continua a comportarsi come fosse l'unica potenza della regione - ha sostenuto il commentatore palestinese - e in questo contesto i movimenti salafiti hanno rialzato la testa, incendiano chiese, profanano i cimiteri». In Egitto «tutti gli archivi di polizia al Cairo e nelle altre città sono stati misteriosamente incendiati: dai documenti recuperati dai leader della rivoluzione emerge una connivenza fra le ex forze di sicurezza e diversi gruppi salafiti», così come «per l'attentato di Capodanno ad Alessandria, per cui era stato inizialmente accusato un salafita che lavora nella Striscia di Gaza, sarà alla fine processato l'ex-ministro degli interni egiziano Habib al Adli» ha fatto notare Al Qariouty.
«Guardando le immagini del video di ieri, vedendo come Vittorio era conciato, si capiva che si trattava di un rapimento per uccidere e non per negoziare. La maggior parte dei gruppuscoli fondamentalisti di Gaza sta prendendo le distanze da questo crimine. Non voglio accusare nessuno in particolare - ha concluso l'analista - ma con l'omicidio di questo pacifista si è contribuito ad alimentare nel mondo la tesi che i palestinesi sono estremisti, terroristi, assassini. Si vuole isolare la causa palestinese proprio nel momento in cui si era aperta una finestra di speranza».