28 agosto 2025
Aggiornato 01:30
Crisi libica

Ribelli: Tregua solo se Gheddafi lascerà il potere

Respinta proposta dell'Unione Africana. Anche Washington e Nato sono per l'addio del rais

TRIPOLI - Un cessate il fuoco in Libia sarà possibile solo se Muammar Gheddafi e i suoi figli accetteranno di farsi da parte: il Consiglio Nazionale Ribelle libico ha dato la sua risposta alla delegazione dell'Unione Africana, posizione che riflette sostanzialmente anche quella dell'Amministrazione Obama e implicitamente della Nato.

La proposta presentata dall'Ua «è in linea con le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'0nu, compresi il cessate il fuoco, la protezione dei civili e la libertà per il popolo libico di decidere del proprio futuro: risoluzioni che Gheddafi non ha mai rispettato, continuando a bombardare i civili dal cielo e con l'artiglieria», ha spiegato il leader del Cnt Mustafa Abdul Jalil, chiedendo la «partenza immediata» di Gheddafi e dei suoi figli.
Jalil - che venerdì dovrebbe trovarsi in visita a Roma, secondo quanto annunciato dal ministro degli Esteri Franco Frattini - ha poi ringraziato le forze della coalizione per «avere salvato le vite della popolazione civile»: «Senza le incursioni che hanno distrutto le forze di Gheddafi, saremmo stati annientati: chiediamo uno sforzo ulteriore, in accordo con la risoluzione che autorizza ogni misura necessaria per la protezione dei civili», ha concluso.

Il sì espresso ieri sera da Gheddafi alla road-map africana non ha dunque convinto Bengasi, né l'opera stessa di mediazione sembra avere molte possibilità di sbocco concreto: il Segretario di Stato americano, Hillary Clinton, ha sottolineato la necessità di un cessate il fuoco ma in attesa di analizzare l'esito della missione dell'Ua ha anche messo in chiaro che l'obbiettivo strategico statunitense - nonostante i dubbi sulla composizione e l'orientamento del Cnt - è di vedere il rais allontanato dal potere.

Il Segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, da parte sua, ha ricordato che «per essere accettabile, una tregua dovrà rispettare tre condizioni»: «Deve essere innanzitutto credibile, comprendendo una protezione efficace per la popolazione civile; poi dovrà essere supervisionata e controllata efficacemente; infine, dovrà favorire un processo politico cha abbia come obiettivo l'applicazione di quelle riforme necessarie a soddisfare i desideri legittimi della popolazione libica», condizione quest'ultima ben difficilmente compatibile con la permanenza al potere di Gheddafi.
Il Segretario generale ha sottolineato come dall'inizio della crisi libica ad oggi «numerosi cessate il fuoco» annunciato dal regime di Gheddafi non siano poi stati «effettivamente applicati»: al momento le truppe del rais «si rifugiano nei pressi di scuole e moschee», comportamento secondo Rasmussen «altamente irresponsabile». Per questo la riunione in programma mercoledì a Doha del Gruppo di contatto sulla Libia - alla quale parteciperà lo stesso Rasmussen - dovrà discutere «l'applicazione di una soluzione durevole, dato che la crisi non può avere unicamente una soluzione militare», ha concluso il Segretario generale dell'Alleanza.

Sul terreno, almeno 35 militari delle forze governative sono stati uccisi nelle ultime 48 ore nei combattimenti in corso ad Adjabiya: lo hanno reso noto fonti della ribellione libica, che hanno ripreso il controllo della località. La controffensiva ribelle è stata resa possibile dalle numerose incursioni effettuate dagli apparecchi della Nato e che hanno distrutto - secondo fonti dell'Alleanza - dodici carri armati e altri tre veicoli militari. Le fonti non hanno assicurato che tutte le vittime siano libiche: secondo i ribelli sarebbero infatti stati catturati almeno 15 mercenari algerini.

Infine, almeno 250 persone, per la maggior parte civili, sono morte a Misurata nel corso dei combattimenti dell'ultimo mese fra le truppe governative e le forze ribelli, che controllano ancora la terza città del Paese dopo settimane di assedio: lo hanno affermato fonti dell'ong Human Rights Watch, riportate dalla rete satellitare araba Al Jazeera. «Abbiamo notizie preoccupanti in merito al bombardamento di un ospedale e di aree residenziali che hanno causato perdite fra la popolazione civile in zone dove non era in corso alcun combattimento», si legge in un comunicato diffuso da Hrw, in cui si ricorda come il diritto internazionale proibisca di colpire i civili o di condurre operazioni che non discriminino fra combattenti e civili.