Bahrein, il Re libera prigionieri sciiti
Il regno rinuncia al gran Premio di Formula 1. Un manifestante sciita era morto ieri, portando a sette il numero delle vittime della repressione
MANAMA - Il re del Bahrain Hamad Ben Issa Al-Khalifa ha ordinato nella serata di ieri la liberazione dei prigionieri sciiti, una delle richieste chiave dell'opposizione che ha indetto per oggi una nuova grande manifestazione nella capitale Manama.
Un deputato del Wefaq, il principale gruppo sciita di opposizione, ha commentato la scelta del re positivamente. «é una delle misure chieste per riprendre il dialogo» ha detto.
Sempre ieri in serata il regno del Bahrein aveva ufficializzato la rinuncia al Gran premio di Formula 1, che il 13 marzo avrebbe dovuto aprire la stagione automobilistica.
Un manifestante sciita era morto ieri, portando a sette il numero delle vittime della repressione. I dimostranti in sit-in in Piazza della Perla, nella capitale, hanno radicalizzato le loro richieste, chiedendo la fine della dinastia dei Al Khalifa, mentre il leader dell'opposizione Hassan Machaimaa ha annunciato da Londra l'intenzione di tornare domani nel Paese.
L'opposizione ripone molte speranze nella manifestazione di oggi. «Ci aspettiamo fino a 100.000 partecipanti alla marcia» che convergerà su Piazza della Perla, ha detto alla France presse Ibrahim. «Siamo pronti al dialogo, che non è ancora iniziato, ma serve una piattaforma perché questo dialogo dia frutti», ha aggiunto il responsabile di al Wefaq, chiedendo tra l'altro «le dimissioni del governo che non ha protetto il suo popolo». L'opposizione assicura di non volere un cambiamento del regime, ma l'instaurazione di una monarchia costituzionale, ma i dimostranti in sit-in a Piazza della Perla chiedono invece che la famiglia reale lasci il potere.
Intanto, da Londra l'oppositore sciita in esilio Hassan Mashaimaa, attualmente sotto processo in contumacia per terrorismo, ha annunciato che rientrerà domani nel Paese. Segretario generale di Haq, o movimento delle libertà e della democrazia (MLD), è uno dei due imputati giudicati in contumacia nel processo a un gruppo di 25 persone sospettate di atti di terrorismo. «Nelle circostanze attuali, non potrei restare fuori dal mio Paese», ha dichiarato, affermando di non avere «alcuna garanzia» di non essere arrestato al suo arrivo nella capitale del Bahrein. «Se decidono di arrestarmi al mio arrivo, che lo facciano», ha detto in tono di sfida.