5 maggio 2024
Aggiornato 21:30
Giappone

Le autorità a caccia di... centenari scomparsi a Tokyo

Il giallo di Kato, morto da 30 anni: voleva automummificarsi

TOKYO - Con l'avvicinarsi della Giornata dell'Anziano, nel prossimo settembre, le autorità giapponesi hanno pensato bene di verificare le condizioni di salute dei numerosi centenari (ufficialmente oltre 40mila) di cui va fiera l'anagrafe del Sol levante: ma è risultato che non pochi di loro mancano all'appello. Complici forse anche le famiglie, a volte con episodi criminali motivati dal lucro.

I due casi più eclatanti si sono registrati a Tokyo: alcuni giorni fa i servizi sociali hanno voluto controllare di persona le condizioni dell'uomo più anziano registrato nella capitale, Sogen Kato. Dopo aver cercato di contattarlo invano per mesi, hanno deciso di far intervenire la polizia scoprendo che Kato era in realtà morto da più di trent'anni e il suo corpo, mummificato, era steso su un letto, coperto da un lenzuolo.

La famiglia di Kato - nato nel 1899 - aveva sempre rifiutato qualsiasi incontro affermando che l'uomo stava benissimo (palesemente falso) ma non aveva voglia di incontrare nessuno (incontestabilmente vero), da quando si era ritirato nella sua stanza affermando di volersi trasformare in un Budda vivente, seguendo un'antica e rarissima tradizione del buddhismo esoterico. La polizia ha denunciato i familiari per abbandono e truffa, poiché avevano intascato regolarmente la pensione.

Ma il giallo si è allargato questa settimana anche alla donna più anziana di Tokyo, la 113enne Fusa Furuya, apparentemente scomparsa senza lasciare traccia: l'anziana non risulta vivere nell'indirizzo alla quale risulta residente. La figlia 79enne ha spiegato di non avere idea che la mamma vivesse a quell'indirizzo, dato che a lei risultava che stesse presso il fratello minore, con il quale ha però perso i contatti.

Secondo la stampa, altri quattro centenari risultano spariti a Nagoya e nella capitale. Le autorità sono solite omaggiare i cittadini ultrasecolari con un regalo e un certificato, limitandosi però normalmente a inviare il tutto per posta; a rendere complicati i controlli sono la riluttanza delle famiglie a ricevere visite di pubblici ufficiali e la pratica di trasferire gli anziani nelle case di riposo senza rispettare i necessari iter burocratici.