19 aprile 2024
Aggiornato 07:30

Tortura, anche ditte italiane in rapporto Amnesty

Si tratta di prodotti simili a cinture «elettriche» la cui esportazione e importazione sono proibite in tutta l'Unione europea

ROMA - Aziende italiane e spagnole hanno messo in vendita manette o bracciali elettrici da applicare ai detenuti grazie a una scappatoia legale che lo consente, malgrado si tratti di prodotti simili alle «cinture elettriche», la cui esportazione e importazione sono proibite in tutta l'Unione europea. Lo denuncia un nuovo rapporto diffuso oggi da Amnesty International e dalla Omega Research Foundation, che presenta prove della partecipazione di aziende europee al commercio globale in 'strumenti di tortura', tra cui congegni fissati alle pareti delle celle per immobilizzare i detenuti, serrapollici in metallo e manette e bracciali che producono scariche elettriche da 50mila volt.

Il rapporto, intitolato «Dalle parole ai fatti», denuncia che queste attività sono proseguite nonostante l'introduzione, nel 2006, di una serie di controlli per proibire il commercio internazionale di materiale di polizia e di sicurezza atto a causare maltrattamenti e torture e per regolamentare il commercio di altro materiale ampiamente usato su scala mondiale per torturare.

Gli stati membri dell'Ue sembrano, spiega Amnesty, ancora poco informati sulle attività commerciali in corso al loro interno. Dopo che l'Italia e altri quattro stati membri (Belgio, Cipro, Finlandia e Malta) avevano dichiarato di non essere a conoscenza di aziende che commercializzassero materiali inclusi nei controlli, Amnesty International e Omega Research Foundation hanno individuato aziende operanti in tre di questi cinque Paesi (Italia, Belgio, Finlandia) in cui prodotti del genere vengono apertamente commercializzati su internet.

Il rapporto sarà formalmente preso in esame domani a Bruxelles, nel corso della riunione del Sottocomitato sui diritti umani del Parlamento europeo.