6 maggio 2024
Aggiornato 03:01
Medio Oriente

Offensiva Usa su insediamenti, Mitchell da Netanyahu

Obama vuole un blocco totale degli insediamenti

GERUSALEMME - Dopo Siria, Egitto e Cisgiordania, l'inviato speciale Usa per il Medio Oriente torna oggi in Israele per un incontro con il premier Benjamin Netanyahu, incontro che sarà interamente dedicato all'annosa questione degli insediamenti israeliani sui territori palestinesi. Ad accoglierlo non troverà un clima favorevole: fin da ieri sera alcune centinaia di ebrei ultraconservatori manifestano davanti alla casa del premier a Gerusalemme, scandendo slogan contro l'amministrazione americana.

«SVILUPPO NATURALE» - George Mitchell ha affermato che dovranno essere compiute delle scelte difficili per giungere ad un accordo globale di pace in Medioriente. Finora il premier conservatore israeliano ha sempre escluso di congelare completamente la costruzione di nuovi insediamenti, sostenendo - come riporta la Bbc online - che deve essere garantita uno «sviluppo naturale» degli stessi.

NODO CRUCIALE - La questione degli insediamenti sta diventando il nodo cruciale del processo di pace e anche il pomo della discordia nelle relazioni con gli Usa, da quando il presidente Barack Obama ha chiesto il blocco totale di qualsiasi costruzione israeliana nei territori palestinesi.

Alla questione si sono dedicati anche il ministro della Difesa Usa, Robert Gates, in Israele prima di recarsi nella capitale irachena, e se ne occuperanno ancora in questi giorni altri due inviati di Obama: James Jones, Consigliere per la sicurezza nazionale del Presidente e Dennis Ross, uno dei diplomatici americani con maggiore esperienza.

Sono oltre 450mila gli israeliani che vivono nei territori palestinesi occupati in Cisgiordania e a Gerusalemme est.

CAPITOLO IRAN - L’altro fronte diplomatico si chiama Iran. E per scongiurare un intervento israeliano contro Teheran si è mosso il segretario alla difesa Robert Gates. Gli Usa sono contro l’opzione d’attacco ma devono prepararsi all’evenienza. Dopo l’incontro di ieri con Netanyahu, il segretario alla Difesa americano ha spiegato che con Israele c’è «identità di vedute» e che la mano tesa verso l’Iran potrebbe scadere presto (si dice il prossimo settembre).

Il ministro della Difesa israeliano Barak ha comunque fatto capire che Gerusalemme «non esclude alcuna opzione». Anche se «Non siamo ciechi – ha aggiunto – comprendiamo che qualsiasi cosa facciamo può avere ripercussioni sui nostri vicini e altri ancora e cerchiamo di tenerlo in conto». L'arrivo del consigliere per la sicurezza nazionale, James Jones, e del consigliere di Obama sull’Iran, Dennis Ross, serviranno a fare il punto con Barak e con lo stato maggiore israeliano. Gates sarà anche in Giordania per chiedere al Re Abdallah di sostenere il processo di democratizzazione iracheno quando il ritiro americano sarà finito.