UE su Netanyahu: «Un passo nella giusta direzione»
Ieri premier israeliano ha menzionato termine Stato palestinese
LUSSEMBURGO - Il discorso del premier israeliano è «un passo nella giusta direzione», secondo la presidenza ceca dell'Unione europea. «Oggi analizzeremo il discorso del premier Netanyahu», ha dichiarato il ministro ceco degli Affari esteri, Jan Kohout, al suo arrivo alla riunione con gli altri capi della diplomazia europea a Lussemburgo: «A mio parere è un passo nella giusta direzione». «Certo - ha continuato Kohout - ci sono altri elementi che devono essere analizzati, ma l'accettazione di uno stato palestinese esiste», ha insistito il ministro.
Anche il capo della diplomazia svedese, Carl Bildt, il cui Paese assumerà la presidenza semestrale dell'Ue a partire da luglio, ha accolto con favore le parole di Netanyahu, ma con termini più cauti: «Il fatto che abbia pronunciato il termine 'Stato' è un piccolo passo nella giusta direzione», ha detto Bildt «sapere se quello che lui ha menzionato possa essere definito come Stato è da vedere».
Benjamin Netanyahu ha dichiarato ieri di aver accettato la nascita di uno stato palestinese, ma ha posto delle condizioni sulla smilitarizzazione, sul rientro dei profughi e su Gerusalemme. Nel suo primo discorso di politica estera dalle elezioni di febbraio all'università Bar Ilan, nei pressi di Tel Aviv, Netanyahu chiarisce la sua posizione sul conflitto palestinese. «Se ricevessimo garanzie sulla smilitarizzazione e se i palestinesi riconoscessero Israele come lo Stato del popolo ebraico, allora saremmo in grado di raggiungere una soluzione basata su uno Stato palestinese smilitarizzato accanto a Israele», ha detto ieri il premier.
Tuttavia Netanyahu ha escluso il congelamento delle colonie nei territori palestinesi occupati come richiesto dalla Comunità internazionale e ha chiesto ai palestinesi la ripresa immediata dei colloqui di pace senza condizioni preliminari.
E' la prima volta che Netanyahu accetta di parlare della prospettiva di uno Stato palestinese, come richiesto dal presidente americano, Barack Obama, anche in occasione del suo discorso di riconciliazione con il mondo musulmano pronunciato il 4 giugno al Cairo. Fino ad ora Netanyahu si era rifiutato di evocare la creazione di uno Stato palestinese, e si era limitato a parlare solo di una «pace economica» con i palestinesi.
Netanyahu ha anche escluso un ritorno dei profughi palestinese in Israele, affermando che il loro problema deve essere regolato «al di fuori delle frontiere» di Israele. «Il loro ritorno andrebbe contro l'esistenza di Israele come Stato ebraico».
I palestinesi, tanto Fatah che Hamas, hanno bocciato il discorso di Netanyahu e accusato il premier israeliano di «minare» il processo di pace.